di ROBERTO ANEDDA
In Germania aDresda – capitale del Land della Sassonia – vive e lavora un giovane medico ogliastrino. Dalle fitte foreste dei Tacchi alla città tedesca fondata dalla “gente del bosco”, dalle acque cristalline del Rio San Girolamo alle sponde del grande fiume Elba: questo è il percorso che ha fatto il dottor Paolo Loi. Originario di Ussassai, classe ’90, lavora presso uno studio privato dove si sta specializzando in dermatologia. Persona estremamente motivata, ha come obiettivo quello di realizzarsi nella propria professione cercando di raggiungere i massimi livelli. Da queste premesse nasce la scelta di lasciare l’Isola nell’aprile del 2018 insieme alla sua fidanzata – farmacista – e trasferirsi a lavorare in Germania. Conosciamo meglio il dottor Paolo Loi, al quale abbiamo posto alcune domande.
Come ha avuto inizio la sua carriera professionale? Ho conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia a Cagliari nell’ottobre del 2016, poi come molti miei colleghi italiani ho iniziato la mia carriera prestando servizio presso le guardie mediche. Inoltre svolgevo attività sanitaria di supporto sul territorio e prestazioni occasionali in manifestazioni sportive. Ora, dai primi mesi del 2018, mi sono trasferito in Germania, prima nella città di Colonia e ora a Dresda, dove attualmente lavoro presso uno studio privato.
Ora lavora all’estero, cosa l’ha portata a intraprendere questa esperienza? Il principale motivo che mi ha spinto a prendere questa importante decisione, è stato il fatto che a inizio carriera dopo la laurea, volevo intraprendere principalmente la specializzazione in dermatologia. In Italia i posti disponibili sono troppo limitati, permettendo a pochi neo laureati di seguire il percorso formativo voluto e più idoneo alle proprie potenzialità. Inoltre, un altro aspetto è stata la voglia di mettermi in gioco e di concedermi un’esperienza lavorativa importante all’estero.
Di cosa si occupa nella struttura privata dove presta la sua professione? Sto conseguendo la specializzazione in dermatologia. In particolare ci occupiamo del controllo, della prevenzione e della terapia dei tumori della pelle con la piccola chirurgia dermatologica annessa. Inoltre in generale, della diagnosi e trattamento di patologie cutanee e veneree.
Come è stato l’impatto con la realtà tedesca? All’inizio abbastanza traumatica, soprattutto dal punto di vista linguistico. Inoltre, non è semplice a livello sociale ripartire da zero costruendo amicizie e contatti in un Paese straniero. Devo dire che tutto sommato, alla fine, sono cose che con un po’ di pazienza e soprattutto entusiasmo sono superabili. In campo professionale mi trovo molto bene, sono rispettato e viene presa in considerazione mia idea o iniziativa. Inoltre, ho autonomia di scelta e mi è permesso di intervenire chirurgicamente sui pazienti. Ogni tanto, incontro altri connazionali: un modo per sentirmi a casa parlando l’italiano e condividere le stesse problematiche. Purtroppo per ora, non ho ancora conosciuto altri sardi.
Differenze tra la Sanità della Germania e quella dell’Italia? Innanzitutto c’è una grossa differenza per quanto riguarda la cura dei pazienti. In Italia le spese sanitarie sono a carico della fiscalità generale, in Germania vige il modello Bismarck. Qui esiste un’assicurazione che è valida per tutti i lavoratori residenti. Per coloro che non hanno un impiego, la tutela sanitaria è data dall’assicurazione di un componente dello stesso nucleo familiare. Mentre se una persona vive da sola, il diritto alla salute viene garantito dallo Stato insieme al sussidio di disoccupazione. Altra grossa differenza fra le due nazioni è il percorso post laurea, l’ingresso per accedere alla specializzazione medica e l’organizzazione. Infatti in Germania si ha la possibilità di specializzarsi sia in un centro universitario, ma anche in ospedali statali/privati e negli studi convenzionati. Questo fatto garantisce molti più posti per gli aspiranti specializzandi e inoltre permette alla maggioranza dei medici neolaureati di scegliere l’indirizzo specialistico più adatto a loro. Grossa differenza rispetto all’Italia dove si parla da anni del cosiddetto “imbuto formativo”. Altra divergenza nel sistema formativo tedesco è la possibilità, dopo aver intrapreso un determinato percorso specialistico, di cambiare o di iniziarne uno nuovo. Così come di continuarlo in una nuova città o Regione, ottenendo la convalida dell’anno già frequentato, evitando di dover iniziare il percorso totalmente da zero. Un sistema quindi molto più agile e flessibile. Un’ultima grossa differenza tra i due sistemi sanitari, sta nella maggiore “libertà d’azione sul campo”. Mi spiego meglio: in Germania lo specializzando non è concepito come uno studente bensì come un lavoratore. Un medico a tutti gli effetti, a cui quindi vengono conferite maggiori responsabilità e autorità decisionale in termini medico-terapeutici.
Emergenza COVID-19, cosa ci può dire da medico. Ha notato delle differenze di metodologie e azioni per contrastare il virus, portate avanti dalla nostra nazione e quella in cui lavora? Riguardo la pandemia Covid-19, preferisco non addentrarmi troppo sul tecnico. Sono solo uno specializzando al secondo anno di dermatologia e confido ci siano colleghi, più anziani ed esperti, che si dedicano nello specifico alla materia, e loro i più qualificati ad esprimersi al riguardo. L’unica cosa che mi sento di dire è che purtroppo si tratta di una situazione nuova, con possibilità terapeutiche al momento limitate. Per quanto riguarda le strategie anti Covid assunte in Germania, sono più o meno le stesse dell’Italia. Anche qui sono state adottate le norme base anti Covid: dispositivo di protezione individuale come la mascherina, il distanziamento sociale e l’igenizzazione continua delle mani. Quando la situazione è precipitata, anche in Germania è stato attuato il lockdown. Forse l’unico motivo per il quale nella nazione tedesca la pandemia è stata “ammortizzata” meglio è dovuto al fatto che si ha una maggior disponibilità di posti letto in terapia intensiva e in generale di risorse. Comunque questa emergenza, penso sia una situazione di difficile gestione per qualunque Stato Europeo.
Un’ultima domanda: un auspicio per il suo futuro? Mi auguro di riuscire a formarmi al meglio, diventando un medico valido e competente nel mio campo. La speranza è di poter avere sempre stimoli quotidiani che mi spingano a migliorarmi, mantenendo alto l’entusiasmo per la professione. Al momento non so se in futuro ritornerò in Sardegna, nel breve periodo vorrei conoscere realtà sanitarie in altri Paesi Europei. Magari in seguito non lo escluderei, se si dovessero creare le condizioni lavorative ottimali per un ritorno nell’Isola. Sono molto legato ad Ussassai, alla mia famiglia e agli amici, quando il lavoro me lo permette rientro sempre in Ogliastra. Passo del tempo anche ad Arbatax, a Porto Frailis, dove posso godermi il mare ogliastrino. Certe cose si danno per scontate, ma sia la qualità della vita e la bellezza della nostra zona si apprezzano ancora di più quando si è lontani.