Il pugilato italiano piange Fernando Atzori, scomparso a 78 anni: fu campione europeo tra i professionisti, ma l’impresa che lo ha fissato nella memoria collettiva è stata la conquista della medaglia d’oro tra i pesi mosca all’Olimpiade di Tokyo nel 1964. Viveva a Firenze sin da quando era bambino ed è lì che si era formato come pugile, superando anche il disagio della perdita di un dito in un incidente mentre lavorava in una falegnameria. Era perà nato ad Ales, in provincia di Oristano, e la Sardegna è terra che ha dato tanto al pugilato italiano. Restando ai pesi mosca, basta citare la notte romana in cui Tore Burruni conquistò la corona mondiale battendo dopo una battaglia estenuante il thailandese Pone Kingpetch.
Un titolo del mondo a cui Atzori non arrivò mai, sconfitto nelle due circostanze che potevano consegnargli una chance: da Octavio Gomez a Città del Messico e da Bernabe Villacampo a Manila, in trasferte oggettivamente proibitive per il livello della categoria dell’epoca. Atzori però seppe arrivare dove né Burruni, né altri sardi, erano riusciti: conquistare il titolo olimpico. A Tokyo nel 1964 le aspettative sulla squadra italiana erano molto alte dopo i trionfi di Roma quattro anni prima. Bertini nei welter, Valle nei medi e Bepi Ros nei massimi conquistarono il bronzo. Il più bravo però fu lui, Atzori, che veniva dalla conquista del titolo italiano e dall’oro nei Giochi del Mediterraneo. Il sardo fiorentino fu protagonista di una cavalcata trionfale, vincendo i suoi 5 incontri, il più importante in finale contro un professionista di stato come il polacco Olach.
Passato prof, si rivelò troppo forte per il livello nazionale, tanto che non disputò mai il titolo italiano, passando direttamente a quello europeo. L’occasione gli si presentò al quindicesimo incontro, che ai tempi di oggi -soprattutto a livello mondiale con il proliferare di sigle- non è certo una rarità, ma che negli anni sessanta non era cosa così scontata. E fu una impresa, in Francia contro l’idolo di casa Rene Libeer, sconfitto di un punticino dopo 15 round tiratissimi.
Fu l’inizio di un dominio della categoria, che di fatto durò un quinquennio e fu caratterizzato soprattutto dalla trilogia di match con uno dei più grandi svizzeri di sempre, Fritz Chervet: Atzori vinse per ko il primo match, ma perse, prima del limite gli altri due. Chiuse nel 1975 con 44 vittorie (di cui 13 per ko, non poche per un peso così piccolo), 6 sconfitte e due pari. “Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a nome della Giunta e del Consiglio Nazionale, interpretando i sentimenti dell’intero movimento, si unisce con la Fpi al cordoglio della famiglia per la scomparsa di un grande campione, simbolo dell’eccellenza dello sport italiano nel mondo”. Anche il Coni ricorda un grande d’Europa: l’Italia gli stava stretta, ma per lui il mondo era troppo largo.
Ricordo quando anni fa frequentava la sede dell’Associazione dei Sardi (Acsit) a Firenze. Ci raccontava il rientro trionfale ad Ales, dopo la grande impresa di Tokio. R.I.P.
R.I P . Condoglianze alla famiglia.
Riposa in pace grande campione