di PIER FRANCO DEVIAS
In merito a quanto emerso nel corso della puntata di Report andata in onda il 9 novembre 2020, in cui sono venute alla luce dinamiche finora sempre intuite ma mai provate, crediamo che la responsabilità della classe politica che governa la Regione siano di una gravità inaudita.
Una breve ricostruzione dei fatti ci ricorda che al termine della quarantena di questa primavera Solinas compariva sulle pagine dei giornali per la sua polemica contro il governo italiano in merito alle riaperture estive. Le proposte di certificazione avanzate da Solinas però non avevano chiari riferimenti normativi e per di più cambiavano ripetutamente col passare dei giorni.
Ma con l’avvicinarsi della stagione estiva d’improvviso lo stesso Solinas, il primo giugno, ribaltando completamente le sue posizioni precedenti dichiarava alla stampa “Invitiamo tutti i turisti a prenotare, perché la Sardegna vuole accoglierli a braccia aperte”.
Tre giorni prima l’assessore al Turismo, il sardista Gianni Chessa, intervistato a margine della manifestazione dei gestori di discoteche e locali notturni svoltasi a Cagliari in piazza dei Centomila, dichiarava “la Regione è pronta ad accogliere i turisti. Siamo aperti al mondo, garantiamo un’isola sicura. Una vacanza libera senza prescrizioni, senza mascherine, guanti. I loro figli potranno giocare insieme, senza distanziamento sociale. Questo è il vantaggio della Sardegna.”
Dopo queste rassicurazioni, come sappiamo, l’ondata turistica principalmente proveniente dall’Italia ha gettato alle ortiche due durissimi mesi di confinamento e messo in ginocchio l’intera economia sarda per i mesi a venire.
Il 7 agosto, con la risalita dilagante della pandemia di Covid, il DPCM disponeva la chiusura delle discoteche, ma lasciava alle regioni la libertà di decidere diversamente.
La sera dell’11 agosto, mentre la preoccupazione e i casi di contagio aumentavano, Solinas adottava un’ordinanza che teneva aperte le discoteche fino al 31 agosto, revocandola solo dopo le feste di ferragosto, il 16.
In questo lasso di tempo da più parti si è sospettato che a muovere le decisioni e gli improvvisi ribaltoni di Solinas e della sua Giunta siano state non le preoccupazioni per la salute pubblica dei cittadini sardi, ma la tutela degli interessi dei grandi gruppi turistici, specialmente stranieri, presenti in Sardegna.
A mettere una pietra sopra qualsiasi contestazione interveniva sempre la stessa motivazione: “abbiamo agito su disposizioni del comitato scientifico”.
Ma queste disposizioni finora non le ha mai viste nessuno. Report le ha chieste esplicitamente al capogruppo della Lega Giagoni e al consigliere sardista Satta ed entrambi hanno assicurato che le avrebbero fornite, ma nessuno le ha mai mostrate. A questo punto i giornalisti, e noi con loro, si chiedono se esista davvero questo documento che nessuno può vedere e, qualora esistesse, se veramente autorizzi la riapertura o piuttosto la vieti, ragion per cui potrebbe essere “imbarazzante” mostrarlo.
In un intervento in Aula dell’11 agosto il capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu, poche ore prima che Solinas prorogasse la riapertura fino al 31, faceva presente a tutti che ci sono locali notturni e attività “che hanno investito molto”.
Nel corso dell’intervista di Report, nella quale viene richiesto il perché di quelle scelte pericolosissime per la salute pubblica, lo stesso Cocciu dichiara candidamente che “Non si trattava di arrivare fino al 31 agosto, sapevamo che al 31 avremmo ammazzato la Sardegna, era giusto un’idea, due o tre giorni. Abbiamo rischiato un pò”
E’ del tutto evidente che in cima alle preoccupazioni non c’era la salute dei Sardi (era chiaro che si correva il rischio di “ammazzare tutta la Sardegna”), ma l’interesse delle attività turistiche che avevano “investito molto” e dunque dovevano avere i loro incassi.
Cocciu tenta di difendersi dicendo che le attività avrebbero pagato le penali per le serate saltate, ma tutti sanno che le serate saltate per disposizioni sanitarie non possono essere soggette a penali. Perciò l’interesse primario era con tutta quella evidenza la tutela delle grosse aziende turistiche italiane, a scapito della salute dei Sardi.
Non crediamo ci possa essere nient’altro da aggiungere a questa ignobile evidenza, se non la dimostrazione che questa classe politica non ha diritto di stare ancora in Regione, in quanto si è dimostrata non solo in differente ma addirittura NEMICA degli interessi del popolo sardo.
Le dimissioni immediate potrebbero essere l’unico gesto dignitoso a questo punto, ma purtroppo sappiamo che in quell’area politica la dignità è un concetto che, come la salute dei Sardi, viene sempre dopo la tutela degli affari coloniali.
vergognatevi
Complimenti