“LUNA ROSSA” E QUEL TROFEO CON 170 ANNI DI STORIA: PARTE DA CAGLIARI LA SFIDA ITALIANA DELLA XXXVI AMERICA’S CUP DI VELA CHE SI SVOLGERA’ IN NUOVA ZELANDA

di FEDERICA SABIU

Il prossimo anno, in primavera, Luna Rossa sfiderà in Nuova Zelanda gli altri tre competitor per cercare di portare in Italia il trofeo più amato. Ne abbiamo parlato con Pietro Sibello: “In questi anni sono cambiate tante cose a partire dalla tipologia di barca, prima erano catamarani oggi si è tornati al mono scafo… E’ un lavoro che mi piace, è il top, quello a cui ambisce qualunque velista. Ci sono solo 4 team al mondo, l’Italia ne fa parte e per me questa mia partecipazione è motivo di grande orgoglio e soddisfazione”

Sono barche eccezionali, sono barche volanti, sono il risultato di un lavoro immane di tante persone che hanno dedicato tutto il loro tempo in questi anni alla preparazione di questa sfida, solo guardando la base di Luna Rossa si può capire la portata e l’importanza dell’evento.

L’appuntamento è per il 2021 a Aukland in Nuova Zelanda. A sfidare i detentori della coppa, il team New Zealand, ci saranno:

Il team New York yacht club, quello che ha difeso con successo la coppa per 131 anni rendendola di fatto una leggenda (detentore di 25 titoli mondiali)

 Il Royal Yacht Squadron, il circolo della regina d’Inghilterra che ha originato il trofeo nel 1851.

Poi ci siamo noi, Luna Rossa con base a Cagliari, la barca più amata dagli italiani.

Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia che sfidano la Nuova Zelanda, forse il livello più alto di sempre in una America’s Cup tutta da vedere.

Quando arrivo al quartier generale di Luna Rossa viene ad accogliermi un’elegante hostess che mi fa accomodare nella sala meeting, di lì a poco Pietro Sibello mi racconterà la sua vita all’interno del team, ma non prima di farmi visitare l’intero capannone che ospita la Ferrari del mare.

Sembra di essere davanti ad un’astronave di ultima generazione invece sono davanti a Luna Rossa la barca del team Prada Pirelli che nel 2021 farà il suo ingresso ad Aukland in Nuova Zelanda.

Entro nell’hangar in compagnia di Pietro, ci sono dei pittori\ che ritoccano parti ad occhio nudo già perfette, poco più in là noto dei velisti che montano vele, un gruppo di meccanici e ingegneri sta supervisionavano il tutto e  si sta confrontando sul da farsi con il resto del team.

Il tutto in un silenzio palpabile quasi a non voler svegliare il gigante del mare stanco dopo l’allenamento della mattina.

Vista da sotto sembra ancora più grande di come è quando la vedi sfrecciare nel mare. La sua imponenza e la sua eleganza non passano di certo inosservate, i colori dominanti il nero e il rosso sovrastato dal bianco della scritta Luna Rossa di poco preceduta dal tricolore italiano che aleggia orgoglioso sulla prua della barca più importante al mondo.

In un’altra sala c’è un enorme simulatore che utilizzano tutte le volte che vogliono fare prove o quando le condizioni climatiche non permettono un’uscita in mare. Con Pietro ci siamo già incontrati un anno e mezzo fa quando ancora era probabile ma non sicura la sua partecipazione alla competizione.

Oggi incontro un ragazzo che ha una motivazione diversa e un obiettivo in più perché è in gara per portare a casa la coppa più antica al mondo, l’America’s Cup.

ph: Pietro Sibello

Ciao Pietro, è bello rivederti a distanza due anni da quella prima intervista in cui i “forse“ ed i “non so“ erano d’obbligo. Oggi sei parte del team, che ruolo hai? “Sono sia a bordo che a terra. A terra nello sviluppo delle vele, a bordo nella regolazione delle vele. Nello specifico come velista trasmetto le sensazioni che ho ai designer, poi insieme di comune accordo scegliamo una soluzione. Tecnicamente sono un randista un main trimmer”.

Parlami di una tua giornata tipo all’interno del team Luna Rossa. “La giornata tipo non esiste, nel senso che dipende tutto molto dalle condizioni climatiche, dalla durata del vento ecc. Posso dirti che la sveglia si aggira intorno alle cinque del mattino, appena arriviamo alla base tutti siamo coinvolti nel roll out (mettere la barca in mare), poi indossiamo l’equipaggiamento e si parte. Facciamo tanti test ogni giorno quindi l’allenamento è in continua evoluzione, la barca è molto complicata di conseguenza c’è chi si occupa delle vele, come me, chi dei foile ecc. Ogni giorno usciamo con una lista di punti da smarcare, dopodiché se tutto procede per il verso giusto si rientra”.

Immagino la giornata non sia ancora finita… “Esatto…  Infatti si fanno dei meeting fra i vari gruppi di lavoro e si fa il punto della situazione, ci si organizza già per l’allenamento successivo cosa che richiede molto tempo e impegno sia a livello mentale che fisico. Se non si rientra molto tardi in genere facciamo delle sessioni in palestra, in base al ruolo che hai ed alla forza che ci devi mettere gli allenamenti sono diversi in durata ed intensità”.

A che velocità volate sull’acqua? “Sopra i 40 nodi, non posso essere più preciso questi sono gli ordini”.

La forza di un gruppo è la somma di un insieme di fattori; primo fra tutti l’andar d’accordo. Che rapporto c’è con il resto del team? “C’è un bellissimo rapporto di fiducia e stima reciproca. Il nucleo è formato da italiani e questo aiuta, ma siamo comunque riusciti ad integrare e ad essere integrati da tutto il resto della compagnia”.

Questa non è la tua prima partecipazione alla gara, c’eri già stato nella precedente edizione. E’ passato qualche anno, cosa è cambiato in te? Di certo ho una maturazione diversa, non tanto dal punto di vista emotivo ma per quanto riguarda quello lavorativo sicuramente. Quando hai già fatto un certo tipo di esperienza sai come muoverti. In questi anni sono cambiate tante cose a partire dalla tipologia di barca, prima erano catamarani oggi si è tornati al mono scafo. Ho fatto tesoro dell’esperienza passata per dare il meglio oggi e nel futuro e spero di non deludere nessuno. E’ un lavoro che mi piace, è il top, quello a cui ambisce qualunque velista. Ci sono solo 4 team al mondo, l’Italia ne fa parte e per me questa mia partecipazione è motivo di grande orgoglio e soddisfazione”.

Le barche sono rivoluzionarie, voleranno letteralmente sull’acqua a 50 nodi, sono talmente innovative da aver scatenato una guerra di spionaggio fra i team per carpire i segreti.

Alcuni dati:

-Scafo 23 mt

-Altezza albero 26,5

-Peso totale 6500 kg

-Superficie velica 400 mq

-Lunghezza foile 5 mt

Un capolavoro dell’ingegneria unito a forza, passione e amore per la vela e il mare.

In coppa America c’è un detto che mi piace ricordare:  “there is no second”, non c’è secondo …e questo vale un po’ in tutte le situazioni della vita…. o vinci o perdi.

Forza ragazzi !

per gentile concessione de https://www.lavocedinewyork.com/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *