di PAOLO SALVATORE ORRU’
“Il tribunale della sanità chiedeva, implorava cooperazione, ma otteneva poco o niente. E nel tribunale stesso, la premura era ben lontana da uguagliare l’urgenza: erano, come afferma più volte il Tadino, e come appare ancor meglio da tutto il contesto della sua relazione, i due fisici che, persuasi della gravità e dell’imminenza del pericolo, stimolavan quel corpo, il quale aveva poi a stimolare gli altri”, aveva scritto nel 1827 Alessandro Manzoni nei “I Promessi Sposi“ descrivendo la peste che colpì il capoluogo lombardo. È probabile che, soprattutto i ricchi, siano fuggiti in groppa a un cavallo e che quindi non siano andati troppo lontano. Le cose cambiano, oggi chi scappa dal Coronavirus prende l’aereo o la nave di linea e in poche ore è in un’altra parte del mondo. O in Sardegna, dove almeno 13 mila persone (giunte quasi tutte dal Nord) hanno preso d’assalto le coste per andare rifugiarsi nelle seconde case. Senza porsi il dubbio sul danno che potrebbero aver provocato a chi li ha accolti sempre con amicizia (e qualche volta con braccia sin troppo aperte).
I sardi sono ora preoccupati. Sinora il morbo si era diffuso molto lentamente. Ora invece “bisognerà fare attenzione perché questo inatteso flusso non faccia danno, penso agli spostamenti di questi inattesi ospiti, per le necessità di soddisfare le loro ordinarie necessità, stabilendo contatti che si chiede giustamente di evitare. Sarebbe bene se si facessero riconoscere tutti, assicurando il rispetto delle regole di distanziamento. Anche per contare eventualmente su un aiuto. Si teme che i 13mila che si sono meritoriamente autodenunciati possano essere solo una parte degli arrivati, e questo sarebbe un serio problema” ha detto l’architetto Sandro Roggio, “Non mi sono mai piaciuti i villaggi costieri vuoti dieci mesi all’anno. Lo ripeto da un po’, contro il parere, poco accorto, dei più ostinati fautori di questi insediamenti fuori controllo, gli stessi che stanno pagando le conseguenze di troppa edilizia sommersa, ma visibile dappertutto Sardegna. Il danno al paesaggio e all’economia, era ampiamente prevedibile. Ma nessuno avrebbe mai pensato che questa moltitudine di case per vacanza avrebbe potuto aprire un varco importante alla diffusione nell’isola del virus”, ha commentato.
Tanta gente così in Sardegna arriva solo in estate. “La fuga dal Nord, dalle zone più investite dal virus verso il Sud del Paese, ha riguardato pure l’isola. Dove un numero imprecisato di persone, non di emigrati che ritornano, ha pensato di mettersi al riparo dal contagio. Una decisione, scappo/ non scappo, nella quale avrà contato il possesso o la disponibilità di un appartamento solitamente inutilizzato in questa stagione”. Come ai tempi di Boccaccio: la casa sarda al mare come la villa in campagna attorno a Firenze? “Non escludo che alcuni abbiano pensato di trovare in Sardegna una protezione confortevole, un comportamento che ricorda, appunto, la comitiva del Decamerone in fuga nelle campagne attorno a Firenze colpita dalla peste nera”, ha ironizzato Roggio. Anche se oggi lo scenario è un altro, perché lunghe distanze sono percorribili in un tempo breve. In una dozzina di ore sono sbarcati-atterrati in migliaia. “La realizzazione in un colpo solo di due obiettivi mitizzati. La continuità territoriale e la destagionalizzazione dei flussi turistici. Cerco l’estate tutto anno e all’improvviso eccola qua: ma c’è poco da scherzare a fronte della grave violazione della prescrizione di impedire gli spostamenti, presupposto per non diffondere la malattia”, ha sostenuto l’architetto.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente “pandemia” la diffusione del coronavirus Covid-19. In questo quadro la scelta di fuggire al Sud e nelle isole è stata perlomeno improvvida. “Non sappiamo se gli ospiti nei comprensori turistici siano soddisfatti della scelta. Le migrazioni di chi si trova in difficoltà non sono mai una gita. Ma conta poco rispetto al loro senso di responsabilità già manifestato. Perché è sicuro, la loro presenza potrebbe propagare l’infezione dove era contenuta, come hanno fatto notare autorevoli osservatori. Un duro colpo alla ragionevole speranza che lo svantaggio della distanza della Sardegna dal Continente l’avrebbe favorita, una volta tanto. Un pensiero che ci ha dato un po’ di sollievo. Nonostante la storia non ci rassicuri”, ha detto Roggio.
Che insiste: “Nella densa città metropolitana di Milano risiedono oltre 3milioni di abitanti, il doppio di quelli distribuiti nell’ intera isola lunga 250 km. A Milano c’è un via vai che incrementa le presenze e quindi i contatti. Il cosiddetto distanziamento sociale è implicito in Sardegna nel dato statistico nudo e crudo: tanti vecchi e molti poveri per cui si riducono le occasioni d’incontro e quindi di affollamento”, ha spiegato il tecnico. Insomma, il picco del contagio in Sardegna sarebbe meno probabile se non ci fosse stata l’invasione dei turisti non per caso. Ora, i sardi sono ospitali – è sempre stato detto – se il Covid farà il suo ingresso trionfale nelle coste, gli ospiti cosa faranno? “Sembra, evviva, che a questa migrazione si sia messo uno stop. Altri trasferimenti porterebbero al collasso, nell’emergenza, la insufficiente dotazione assistenziale della Sardegna. Carente pure per i suoi pochi abitanti. D’ altra parte abbiamo un’idea ancora vaga di quanti/dove sono questi forestieri che d’estate chiamiamo turisti, ma temo che sarà difficile accertarne rapidamente identità e distribuzione nello sconfinato insediamento sparso litoraneo (sono 2-300mila le seconde case in Sardegna). Ecco, credo che questa urbanizzazione diffusa non ci aiuti ad assistere i nuovi arrivati nel caso ce ne fosse bisogno”, ha ancora commentato l’architetto.
Il mare all’isola ha portato qualche importante posto di lavoro, ma soprattutto aggressioni ed epidemie. “Ne abbiamo viva memoria e non mancano i segni nell’insediamento umano, come la poca propensione a popolare le coste. Per difendersi dalle infezioni la Sardegna ha affidato a tre lazzaretti (Cagliari, Alghero, Asinara) la tutela delle popolazioni e sulla cui utilizzazione ed efficienza ci sono studi da rileggere. Si scoprirebbe, ad esempio, che nel Settecento c’era una rigorosa attenzione alle condizioni di salute degli equipaggi di ogni nave in arrivo. La quarantena o contumacia era la risposta, pure allora. Una soluzione che chiedeva una organizzazione severa”, ha concluso Roggio. E ora cosa farà la nostra Regione? Ma questo è già un altro tema: lo scopriremo solo vivendo.
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