L’INFERNO IN PARADISO: IL PROCESSO INFINITO A LANUSEI SUI VELENI DI QUIRRA

di DANIELE DE LUCA

A Lanusei, continua il processo per i ‘veleni di Quirra’. E la fine è ancora lontana. Una fitta serie di udienze fino alla pausa di agosto per fare il più in fretta possibile ed evitare prescrizioni. Perché quella di Quirra e delle basi militari in Sardegna è una storia lunga decenni e ancora lontana dal concludersi. Una storia fatta di segreti militari, interessi di industrie private, avvelenamenti, inquinamento dell’ambiente, reticenze. Morti.
Gli ultimi a testimoniare, sono stati due generali: Rolando Mosca Moschini – ex capo di stato maggiore della Difesa e attuale segretario del Consiglio Supremo della Difesa – e il generale Vincenzo Camporini, anche lui ex capo di stato maggiore.

“Non so”, “Non ricordo”: i capi di stato maggiore hanno di fatto scaricato tutte le responsabilità sugli otto imputati, i comandanti dei poligoni: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi, Paolo Ricci, Gianfranco Fois, Fulvio Ragazzon.

Una vicenda, quella di Quirra, troppo spesso ignorata che pone sotto accusa l’intera politica del Ministero della Difesa del dopoguerra, coinvolgendo anche la NATO.

Il poligono di Quirra è il più grande d’Europa. Vederlo, passare a fianco alle montagne intorno a Perdasdefogu e alla zona di Capo San Lorenzo, guardare la spiaggia di 8 km di sabbia finissima affacciata su un mare che val blu intenso al turchese, fa impressione. Un territorio enorme, sterminato, bellissimo, 130km quadrati sottratti non solo alla popolazione sarda ma a chiunque ami quest’isola.

Il Poligono Interforze Salto di Quirra nasce nel 1956. È, appunto, un poligono ‘Interforze’. Quindi a disposizione di tutte le forze NATO, non solo all’Esercito Italiano. La gestione è in carico all’Areonautica ma qui si addestrano e fanno ‘esperimenti’ anche Esercito e Marina. Da subito diventa un punto di riferimento per le prove missilistiche. Nei decenni a Quirra e nella parte ‘a mare’ di Capo San Lorenzo viene brillato di tutto. Cosa, di preciso, non lo sa nessuno. Già nel 2000 l’allora sindaco di Villaputzu, Antonio Pili, denuncia l’insorgenza di tumori e neoplasie nella popolazione in una proporzione fuori dalla norma.

L’inchiesta della Procura di Lanusei inizia nel 2011. Una parte del poligono viene sequestrata.
Nel marzo 2012 il procuratore Domenico Fiordalisi, in seguito alle risultanze delle analisi svolte dal professor Evandro Lodi Rizzini, fisico di Brescia e del CERN di Ginevra, che avevano portato alla luce dati allarmanti sul poligono, indaga 20 persone con l’ipotesi di omicidio plurimo e di omissione di atti d’ufficio per mancati controlli sanitari. Su diciotto salme riesumate, erano stati ritrovati dati superiori alla norma in dodici casi, in particolare era stata riscontrata la presenza di torio radioattivo nei reperti analizzati.

Gli indagati oggi sono 8 e il giudice ha derubricato il reato di disastro ambientale. Oggi l’accusa è per ‘imperizia’, si accusano cioè i comandanti della base di aver lasciato militari e civili a contatto con sostanze pericolose senza prendere precauzioni.

Cosa è successo, in decenni, a Quirra? Cosa è stato fatto esplodere? Quali sostanze hanno contaminato uomini, animali, ambiente?

Biagio Mazzeo, procuratore a Lanusei, dice: “Abbiamo tantissime testimonianze. Abbiamo le prove dei brillamenti di materiali bellici fatti passare per esercitazioni. E sappiamo che le decisioni venivano prese a Roma, qui si eseguivano gli ordini arrivati dall’alto”

Un resoconto preciso e accurato di quanto avvenne a Quirra negli anni. Ma non solo. La base di Capo Teulada, attivissima, per esempio. Porcedda ci racconta di come, incredibilmente, nel sud Sardegna non esista ancora un registro nazionale dei tumori.

Cinquantamila euro al giorno. Questo il valore della zona di Quirra per gli eserciti, o le imprese private che collaborano con la Difesa, per utilizzare quest’area per esperimenti di vario tipo.

Oggi il poligono ha cambiato nome. Dal 2013 è Distretto Aerospaziale.

Il sito web del Distretto spiega bene le sue funzioni http://www.dassardegna.eu

Cosa devono aspettarsi le popolazioni, ancora in attesa di giustizia per quanto accaduto negli ultimi decenni, da questa nuova ‘missione’?

Chi controlla cosa succede a Capo San Lorenzo, dove insiste un’area naturale protetta?
Sì perché tra le tante discrepanze di questa vicenda c’è anche questa. La base militare è incastonata in un’area unica non solo per la sua straordinaria bellezza ma anche per la presenza ‘aree umide’ suggestive, uniche nel continente europeo. Ettari di lagune e stagni rifugio per decine di uccelli migratori, circondati da dune sabbiose e pinete. Un paradiso, immerso nell’inferno di bombe, razzi, propellenti.

Aironi, anatre, cavalieri d’Italia, falchi di palude, garzette, martin pescatori, polli sultani, dalle rare avocette e dagli immancabili, maestosi fenicotteri rosa che qui nidificano senza preoccuparsi troppo di qualche missile di passaggio. Reti di sbarramento, osservatori, filo spinato. Capo San Lorenzo è un territorio vietato a un’unica specie, i bipedi.

Vitrociset, Oto Melara, Avio. Per non parlare di Leonardo, Fincantieri e di tutte le industrie di armi italiane che fanno parte di AIAD, la Federazione di Confindustria di imprese su aereospazio e armamenti guidata dall’ex parlamentare di Fratelli d’Italia Guido Crosetto fin dal lontano 2014. Dopo tre tentativi, solo quest’anno Crosetto è riuscito a dimettersi da parlamentare per ‘meglio seguire’ AIAD. Che ruolo avrà Quirra nei nuovi piani strategici di AIAD? Si parla di contratti con la Thailandia per nuovi satelliti e aerei senza pilota

Di nuovi propellenti di concerto con AVIO, di componistica per aerei, specialmente F-35 (già uno dei core-business di Vitrociset), di ricerche nei voli suborbitali.

Che ruolo gioca la politica dentro AIAD ora che Crosetto non ha più (come ha detto lui stesso) ‘conflitti di interesse’ in Parlamento?

Uno spunto interessante arriva da ‘A Foras’, il comitato che da anni si mobilita contro “l’occupazione militare della Sardegna. In un intervento sulla sua pagina FB, A Foras si chiede se i frequenti interventi pro-basi militari di politici di Fratelli d’Italia non arrivino anche per calcolo e interesse legato alle industrie di armamenti italiane.

50mila euro all’ora, abbiamo detto. Questo il valore di un ‘affitto’ del poligono. 50mila euro moltiplicato per centinaia, migliaia di ore di ‘esercitazioni’, brillamenti e operazioni varie effettuate negli ultimi anni.
Ma le basi non danno lavoro, non creano economia in Sardegna.

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