di ENRICO CAMBEDDA
Non è Heidi e le sue capre non arrivano ancora a “fare ciao!”. Ma nelle montagne di Teulada, Rossella Troga, 26 anni, giovane e molto bella, svolge con grande passione il mestiere di allevatrice di capre e pastora essa stessa. Inutile dire che le 130 capre vivono quasi in simbiosi con lei: le porta al pascolo, le munge e le accudisce ogni giorno. Un lavoro durissimo che però non le impedisce, grazie al sostegno della sua famiglia, di vivere come una ragazza moderna, con i suoi hobby, le passioni ed un amore smisurato per le tradizioni della Sardegna, in particolare il ballo sardo e le sfilate in costume tradizionale. Sino a pochi mesi fa è stata la responsabile del gruppo folk San Isidoro di Teulada che ha guidato in centinaia di manifestazioni in tutta l’isola. Nel gruppo s’è rafforzato anche il suo amore per Tomas, il fidanzato, il quale durante un’esibizione folk, in ginocchio davanti a lei, sfruttando una piacevole coreografia, le ha chiesto di sposarlo regalandole il tradizionale anello-promessa. Rossella è felice con le sue capre. Le colline di Mont’Arrubiu, in un territorio di oltre 40 ettari, rappresentano l’ambiente ideale per un’immagine romantica che ricorda un famoso dipinto di metà del 1800: giovane pastorella di W.A.Bouguereau. Al di là dell’aspetto bucolico, sensazione di un momento, prevale il lavoro duro, l’impegno giornaliero, la lotta contro la burocrazia e le difficoltà economiche. “La mia è una passione di famiglia – spiega – sin dalla più tenera età seguivo mio padre nel suo lavoro in mezzo agli animali. Noi viviamo in paese ma la maggior parte del tempo lo trascorriamo nella piccola azienda di Mont’Arrubiu. Qui c’è la fattoria che qualche anno fa abbiamo ampliato con l’acquisto di terreni confinanti. Ho sempre vissuto con gli animali. Cavalli, conigli, galline, capre sono la mia passione. Sino a qualche anno fa pensavo però ad un mio futuro nel settore alberghiero poi ha prevalso la vera passione. Ho così riscoperto l’allevamento delle capre, un mestiere che nonostante la sua durezza sta avendo un sempre maggiore fascino fra i giovani, soprattutto fra le donne”.
Siamo andati a trovarla in azienda proprio il giorno del suo ventiseiesimo compleanno. Quasi rapiti siamo rimasti ad ascoltare storie di vita quotidiana e del rapporto speciale che si crea fra gli essere umani e gli animali con i tanti insegnamenti che provengono da questi ultimi. Abbiamo però toccato con mano la solitudine del pastore e la sua lotta quotidiana contro la burocrazia: “Il latte di capra è molto pregiato ma viene pagato poco più di 60 centesimi al litro – conferma Rossella – la sua vendita, insieme a quella delle carni ci consente a malapena di provvedere all’acquisto dei mangimi ed alle tante spese di produzione. Ci sentiamo abbandonati dalla politica, quel poco che riusciamo a ricavare dal nostro lavoro è frutto di sacrifici immensi. Niente stipendio mensile accettabile, in altre parole”.
Eppure Rossella ha il coraggio di guardare avanti e progettare uno sviluppo diverso. Ha iniziato con quasi nulla ed ha partecipatori bandi europei. Il primo, cosiddetto “Pacchetto Giovani”, è del 2016, destinato al primo insediamento. Doveva portare 35mila euro a fondo perduto. “Ma la graduatoria non è stata ancora fatta – spiega – non sappiamo se questi soldi arriveranno alla nostra azienda. Nessuna notizia neppure di un secondo bando che avrebbe dovuto concedere il 70% delle spese, sempre a fondo perduto, per un altro contributo europeo destinato, insieme al primo, alla realizzazione di strutture”.
Rossella ha le idee chiare: con quei soldi avrebbe mandato avanti un progetto di turismo alternativo, con fattoria didattica, piccola struttura ricettiva e la possibilità per il turista di condividere l’intera giornata del pastore,consumare ed acquistare i prodotti della campagna. Per ora, tutto questo fa parte del libro dei sogni. Le sue capre le ha sistemate nella piccola azienda del padre, le porta al pascolo nei 40 ettari di Mont’Arrubiu ed intanto vigila anche sugli altri animali, soprattutto i cavalli (un’altra delle sue passioni). La sua giornata: in piedi alle prime luci dell’alba e lavoro sino al tramonto. Mungitura, formaggio, piccoli lavori di manutenzione in azienda, assistenza alle capre durante il parto. C’è però chi le dà una mano d’aiuto. Suo padre, ormai pensionato,quando può, e il suo ragazzo Tomas. “Non mi lamento comunque, sono stanca ma felice. Stare con le capre è rilassante e l’amore per la natura mi ripaga di tutti i sacrifici. Il futuro non mi spaventa e sto studiando nuovi progetti perché credo in questo mestiere e ritengo possa offrire occasioni di lavoro per molti giovani come me”.
E’ una bella storia. Accanto alle linee tenui e dolcissime dell’amore per un lavoro arcaico e per la natura, ci sono quelle fosche della burocrazia e della solitudine della gente di campagna: “Se la politica ci sostenesse davvero, se il prezzo del latte fosse remunerativo, se il commercio e l’esportazione dei nostri prodotti fossero organizzati, se la pastorizia e le sue innumerevoli opportunità fossero portate a conoscenza di tutti, se … Ci sono troppi se – conclude Rossella – il nostro destino sarà ancora a lungo quello di lottare in solitudine nelle nostre campagne”.