di Paolo Cerno
Ci sia consentito iniziare quest’anno, nel cercar di descrivere il tradizionale concerto di Carnevale, porgere innanzitutto un doveroso grato cenno di saluto a ricordo di un prestigioso vecchio amico del Montanaru, il maestro Renato della Torre. Il Maestro, che ci ha lasciati nel 2005, la sera del concerto era presente nelle note che, come uno spirito, aleggiavano carezzevoli e garbate dal suo personale “virginale “; clavicembalo che per anni è stato lo strumento della sua meditazione, più che suonato, lievemente accarezzato e che durante la serata è stato magistralmente “animato” dalla bravura indiscussa di Giuliano Fabbro che ci ha anche gentilmente spiegato che l’appellativo “virginale” deriva dal fatto che veniva suonato dalle giovanissime ragazze inglesi dell’epoca Barocca. Il clavicembalo è l’antenato del pianoforte che “pizzica” le corde, quello che abbiamo visto ed apprezzato, grazie alla generosa disponibilità del nipote di Renato della Torre, il dr. Quercic, è una copia fedele, minuziosa fin nei minimi dettagli, costruita dall’artigiano friulano Zerbinati di Mereto di Tomba, di un raro strumento del 1600. Dopo le rituali parole di benvenuto e le doverose raccomandazioni ai Soci dell’infaticabile Domenico Mannoni per usufruire dei servizi di bigliettazione messi a disposizione degli iscritti, inizia il concerto del Complesso d’Archi del Friuli e del Veneto, diretto dall’altrettanto “vecchio” amico, il Maestro e violino solista, Guido Freschi.
Ricco e variegato il programma presentato dalla graziosa, preparatissima Selene Menon. Il Concerto inizia con una elaborazione del Mio Giuliano Fabbro dell’antico Inno del Regno de “Sardigna”, su musica di Gonella, che era divenuto l’Inno Naz.le Sardo. Dalle 4 Stagioni di Vivaldi si sceglie, vista la temperatura, giustamente il 3 ° movimento dell’Inverno che il 2° violino Marco Zanettovich, conduce da par suo puntualmente assecondato, nello sdrucciolare allegro delle note, dagli altri componenti il Complesso: i violinisti Francesco Fabris e Massimo Malaroda, dalla viola Lara Di Marino e dai violoncelli di Francesco Malaroda e Maria Moreale. Il Trillo del Diavolo di Giuseppe Tartini è un cavallo di battaglia che non tradisce mai il Direttore e 1 ° violino Guido Freschi. Tutto il complesso dà il meglio di se nell’accompagnare alla grande il brano infuocato ed estremamente impegnativo.
Per scacciare il Diavolo e le malie dei suoi Trilli, nulla di meglio che rilassarsi al suono carezzevole del virginale sfiorato dalle mani sapienti di Giuliano Fabbro che ci acquieta lo’ spirito con la Toccata in La maggiore proprio di Domenico Paradisi: divino! Un Mozart sedicenne al suo terzo viaggio in Italia nel 1772 ci regala la musica che ti apre il cuore con le sue note vive e fresche, è un adolescente innamorato del nostro cielo; la Sonata K 136in Re minore, che l’impegno di tutto il complesso ti fa ritrovare intere le cose buone della vita. L’ampia e solenne Sonata A 4 in Sol di Giuseppe Tartini, ricca di rimandi spaziali è solo una delle oltre 200 composizioni e trattati di musica di uno dei massimi compositori del 18° secolo e il nostro complesso d’archi, all’unisono la dispiegano magistralmente. Il Paganini melodico del concerto in Si minore op.7 n.8 ” La campanella” il cui 2° mov.nto, è uno dei brani copiato dal Viozzi, il 3 ° mov.nto da altri compositori ma, come dicevano gli antichi, il primo pastorello dell’età omerica che ha soffiato in uno zufolo di canna, ha cercato di “copiare” il canto spiegato di un fringuello. Tutti i compositori del mondo, se non “copiato”, hanno sicuramente orecchiato, rielaborato o fatto tesoro dei suoni, ritmi, modalità dei predecessori, ben vengano emuli come il Nicolò Paganini che il maestro Freschi e i suoi collaboratori ci hanno fatto apprezzare in ogni più lieve sfumatura ritmico/tonale.
Gli eroici” Dimonios” il cui Inno è il vero Inno Sardo, è stato musicato dal capitano Luciano Sechi di Macomer ai tempi della grande guerra, oggi ci viene presentato in una occasionale rielaborazione del maestro Fabbro per otto strumenti. Preferiamo l’originale. Fuori programma ascoltiamo di Charpentier un inaspettato brano nato come un Te Deum che invece non è mai suonato come tale ma è diventato la notissima sigla TV dell’Eurovisione, imitato, a riprova di quanto accennato, anche dal noto complesso dei “Nomadi” e da altri in fantasiose rielaborazioni.
Pezzo gradevole, come i dolcetti sardi che ci attendono, con altre leccornie, al piano superiore, preannunciati dal presidente del ns. Circolo, Paolo Sanna che, in chiusura della bella serata, ringrazia brevemente tutti i componenti del maestro Freschi per la maestria delle esecuzioni, il maestro Fabbro per averci fatto ascoltare, col prezioso virginale, dei suoni desueti, le socie del Montanaru, splendenti nei coloratissimi costumi isolani, che fin dalla mattina hanno lavorato per prepararli (i dolci),ribadisce, che il Circolo funziona se tutti danno una mano. Risaliamo a toccar con mano quanto promesso! E’ tutto vero. Mandi e Forza paris.