I RICORDI CHE FANNO LA STORIA: CASIMIRO FOIS, REDUCE DI GUERRA DI 99 ANNI E UN SORRISO VITALE

 

ph: Casimiro Fois


di Claudio Moica

Cosa sarebbe la vita senza la memoria, senza i ricordi che poi contribuiscono a fare la storia. E la storia l’ha fatto per davvero Casimiro Fois, nato a Giba il 5 ottobre del 1917 e dove tutt’ora risiede, affrontando più volte la morte ma sempre con il sorriso e la forza per non arrendersi mai. Anche oggi all’età di 99 anni, pieno di ferite da guerra (alcune ancora vivide) e di dolori, racconta serenamente il periodo trascorso sulle navi da guerra durante il servizio di leva (15/09/1937 – 15/01/1940) e poi richiamato, dopo soli quaranta giorni di congedo,  in servizio per il secondo conflitto mondiale. Con mente ferma Casimiro ricorda, mentre si trovava di stanza a Tobruk, il discorso di Benito Mussolini con cui dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra e, con dovizia di particolari, discute di quando dal fuoco Italiano fu abbattuto il Generale Italo Balbo “Vedemmo arrivare due aerei, ad altezza non molto elevata e provenienti dalla stessa direzione ovest che avevano preso i bombardieri Inglesi qualche giorno prima. Non avendo visto segni di riconoscimento appena giunti a tiro da tutte le unità partirono le raffiche delle mitraglie. Noi sparammo pochi colpi in quanto un Tenente di Vascello aveva riconosciuto quegli aerei per nostri ma ormai fu troppo tardi ma l’aereo colpito, nel tentativo di atterrare nel campo di aviazione poco distante si schiantò al suolo. In un dispaccio diretto all’Ammiragliato si comunicò dell’avvenuto abbattimento ma l’Ammiraglio rispose “Imbecille, quello era l’aereo di Italo Balbo con lui a bordo”. Il sorriso di Fois non viene meno neppure quando arriva al momento più tragico della sua vita “ Era il 17 settembre del 1940, stavamo uscendo dal porto per rientrare in Italia, mi trovavo seduto sopra le munizioni, le cariche e i proiettili, d’un tratto una fortissima esplosione mi sbalzò in alto, da seduto che ero, mi ritrovai in piedi, vicino alla culatta del cannone e con un forte dolore al costato sinistro. La nave era stata colpita dal fuoco nemico e non ricordo come ma mi ritrovai in acqua e tanto era il dolore che mi lasciai andare. Sentivo comunque come se una forza mi spingesse verso l’alto e dopo vari tentativi riuscii ad aggrapparmi a una zattera. Ancora oggi mi stupisco per essere riuscito a salirci sopra nonostante vari arti del mio corpo fossero feriti e doloranti.”  In quella zattera si rifugiarono anche altri naufraghi che successivamente vennero soccorsi da un rimorchiatore e trasportati in una nave ospedale dove vennero medicati d’urgenza, chiaramente tutto senza anestesia. Rientrato in Italia venne ricoverato all’ospedale Piedigrotta di Napoli e, nonostante non fosse guarito del tutto, trasferito a La Maddalena. Nel ’43 dopo l’armistizio finalmente il rientro a casa chiaramente, come in tutta la vita di Fois, tutto in modo molto rocambolesco e che racconta in un suo libro di memorie intitolato “Ricordi e memorie di Guerra”. Nei suoi ricordi più belli riemergono l’incontro con la moglie Maddalena, la nascita dei cinque figli, il suo amato lavoro nel comune di nascita ma mai, durante l’incontro, è comparso nei suoi occhi un velo di tristezza o di rancore. Commovente anche la dedica verso la moglie riportata nel libro “Dedico queste mie memorie a mia moglie che mi è sempre stata vicina nei momenti di gioia e di dolore della vita, sopportandomi per oltre sessant’anni e della quale, ancora oggi, sono innamorato.”. Un uomo da cui prendere esempio per aver saputo combattere con tutto se stesso sempre e soprattutto nei momenti complicati, quando c’era da salvaguardare la propria vita e quella degli altri. Un alto senso della patria e dell’onestà, sempre in prima fila quando c’è stato bisogno ma non per sfida verso la vita ma per utilità nelle situazioni di difficoltà. Il suo un altruismo spontaneo, sincero mai dettato da smanie di protagonismo o per riconoscimenti da parte dei suoi superiori. Lo Stato Italiano ha, comunque, riconosciuto il valore del suo cittadino migliore premiandolo con varie onorificenze tra cui: la Croce al Merito di Guerra, il Diploma d’Onore al Combattente per la Libertà d’Italia, la Medaglia Commemorativa della Spedizione in Albania e, infine, in tempi più recenti il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.  Alla domanda “Cosa suggerisce ai giovani di oggi?” risponde genuinamente “Essere onesti! Non si sbaglia mai. Se uno fa il disonesto ha tutto da perdere.” Un monito semplice in un mondo reso difficile dagli uomini. Peccato che ci siano troppi sordi a questo richiamo e soprattutto peccato che non l’esempio di uomini come Casimiro vengano dimenticati troppo velocemente! 

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Un commento

  1. Sincero e commovente ! uomini di ieri ormai se ne è perso lo stampo.

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