IL FANTE DEL 151° REGGIMENTO: PAOLO MASCIA DA CENT’ANNI RIPOSA IN UN MINUSCOLO CIMITERO NELLA PIANA DI MARCESINA


di Dario Dessì

Tra le località più incantevoli dell’Altopiano d’Asiago, una delle più suggestive è la piana di Marcesina. E’ una vasta distesa di pascoli circondata da boschi d’abeti e di larici in un ambiente naturale ancora incontaminato. Quella pianura situata in parte nel comune di Enego (VI) ed in parte nel comune di Grigno (TN) è considerata il sito più freddo del Veneto, se non addirittura dell’Italia, pur non essendo più alta di 1.400 m sul livello del mare. Il famoso scrittore Mario Rigoni Stern volle   immortalare la piana di Marcesina con queste parole: «Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno si faranno trasportare su una slitta trainata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero, come sarebbe triste il mondo… ». Percorrendo la strada asfaltata che sale  da Enego,  subito dopo l’albergo  Marcesina, sulla sinistra s’intravedono un cumulo di sassi sormontato da una croce in legno e poco più avanti una  chiesetta. Là esisteva l’ospedale da campo N. 89, uno dei 35 ospedaletti che accoglievano i feriti e i caduti delle numerose e tremende battaglie combattute sull’Altopiano d’Asiago nel corso della Grande Guerra.   Non lontano dall’ospedaletto c’è un piccolo cimitero di guerra con dei sassi sormontati da una croce e una lapide che racconta: Dei prodi discesi / dai monti tra  bende /  vermiglie di  sangue / sorridendo  alla morte / la  Patria riconoscente / qui  custodisce le  spoglie / i  nomi e  la gloria.

Mentre  un  piccolo masso con la seguente incisione: PAOLO MASCIA Sold. 151° FANT. indica il luogo dove fu sepolto il fante della Brigata Sassari Paolo Mascia di Antonio, nato a  Villamassargia (CA), distretto Militare di Cagliari, il 4 giugno 1883 e deceduto il 16 luglio 1916 a causa di ferite riportate in combattimento  Era stato ferito il 16 giugno 1916, quando il suo reggimento stava attaccando le truppe austro-ungariche,  nei pressi di Monte Spill,  con l’intenzione di  riconquistare il Monte Fior, che era caduto in mani nemiche durante l’offensiva austroungarica di primavera denominata  “Strafexpedition”.

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