Pina Garau, medico chirurgo volontaria da quindici anni nei campi profughi e per due settimane a bordo di una delle navi che soccorrono i migrantes nel Mar Mediterraneo.
Sono rientrata da una missione breve ma intensa sulla Nave SPICA ,e desidero ringraziare la Fondazione Rava per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza così umana e coinvolgente.
Sono un chirurgo con lunga esperienza di Cooperazione in numerosi Paesi Africani, proprio quelli da cui proviene la maggior parte dei migranti che ogni giorno rischiano la vita in mare, vittime prima della povertà e della guerra e poi di immorali trafficanti di esseri umani.
Ho pensato di prestare la mia opera come volontaria nella Fondazione Rava, che collabora con la Marina Militare inviando personale sanitario, spinta dal desiderio di impegnarmi personalmente in questa che io ritengo essere al momento l’emergenza umanitaria più importante e quella che maggiormente ci interroga sulla nostra capacità di “ restare Umani”.
Non volevo solo rendermi utile ma anche vivere dal di dentro una realtà che i media ci propinano ogni giorno nello stesso modo ,quasi come sequenze dello stesso film , come se fosse un videogioco, e non la terribile realtà quotidiana di disperati in fuga, che i politici usano per scopi poco nobili , volevo capire e toccare l’impegno quotidiano di chi lavora in mare ed ogni giorno fa i conti con queste tragedie ,
quale fosse l’impegno dei nostri militari, quali le loro reazioni , vedere anche l’aspetto di cui si parla poco o niente .io che non sono mai stata una “militarista” ho sentito il bisogno di “esserci dentro” prima di giudicare ed esprimere opinioni .
Si ,volevo soprattutto Capire e Vivere questa esperienza e non soltanto…guardarla.
Durante la missione abbiamo avuto due “ contatti” ed abbiamo prestato assistenza sanitaria a 1153 migranti tra cui donne e bambini.
Per fortuna erano tutti in relativo buono stato di salute, stremati dal caldo e dalla fatica.
Abbiamo diagnosticato 85 casi di scabbia, alcuni ascessi glutei ,2 fratture di gamba ed 1 frattura di omero (già trattate in Libia con POP.) un sospetto risentimento appendicolare. parecchi casi di disidratazione di medio grado.
L’impegno ,la professionalità ,l’umanità di tutto l’equipaggio è stata superlativa e si palpava con mano la partecipazione al dramma umano che i migranti avevano vissuto e nelle ore notturne di guardia diventavano racconti di lunghi viaggi nel deserto, mesi di prigionia ,lavoro da schiavi, sogno di vita normale ,nostalgia di famiglie lontane.
L’altro aspetto che mi preme sottolineare, delle mie ore passate a parlare con gli uomini dell’equipaggio e del Battaglione San Marco è stato scoprire in tutti loro un tenerissimo affetto per le mogli ,le compagne i figli con la consapevolezza che la loro professionalità e la loro difficile e faticosa vita in mare fosse resa possibile dalla presenza al loro fianco di Donne che pagavano il prezzo più grande della responsabilità e della solitudine.
Ringrazio l’Infermiere di bordo C° 2ª Cl. SS Giuseppe Stasi, prezioso collaboratore ed amico che mi ha pazientemente introdotto a scoprire la Nave e i suoi Colleghi.
Ringrazio il Sottocapo Giuseppe Guarini ,mitico cuoco di bordo che mi ha dato lezioni d’amore parlandomi dei cibi e della bellezza di creare cose buone per rinfrancare il corpo e lo spirito dei suoi colleghi come di una missione.
Ringrazio il Sottocapo Carlo Farinola ,per le belle foto che mi ha regalato e, per il suo amore per la Storia e l’Arte, per la sua dolcezza nel farsi raccontare le vite dei migranti e nel suo…scrutare il cielo.
Un grazie al Capo Team del battaglione S.Marco, Francesco Millarte ed ai suoi ragazzi per la sicurezza e la tranquillità sorridente che sono riusciti a far vivere a noi ed ai migranti, davvero mitici.
Un grazie di cuore al Comandante T. V. Francesco Maiorana ,al comandante in seconda T. V. Roberto Galuppo, che hanno fatto dell’equipaggio una bella famiglia.
Un grazie a tutti gli altri che porto con me e che non nomino per brevità.
Voglio finire ringraziando per le affettuose parole che l’Ammiraglio Culcasi di CONFOPART ha avuto nel confronti della Fondazione Rava, il cui contributo in risorse umane è di grandissimo aiuto nelle navi della Marina Militare ,perché si possa continuare a vivere quello che le legge del mare insegna ,aiutare chi è in difficoltà, salvare PERSONE ,
Restare UMANI