Ci voleva l’intervento del ministro Franceschini per capire che i visitatori che vanno al museo di Cagliari per ammirare i Giganti di Mont’e Prama, non andranno poi a Cabras a visitare il resto dello ”spezzatino”, frutto dell’accordo Comune di Cabras – Giunta Cappellacci. Lo abbiamo sottolineato a più riprese sulla stampa locale e l’hanno ribadito gli studiosi. Non è possibile travisare, il legame profondo tra un bene culturale e il paesaggio che lo esprime, e che contribuisce a formare e definire nella sua piena identità. I Guerrieri di Mont’e Prama attestano già nel nome la loro appartenenza al luogo che li ha visti sollevarsi imponenti dai cumuli di terra morbida del Sinis. Sarebbe più giusto ed opportuno che i Comuni che sulla piana del Sinis condividono monumenti naturali e di storia, si unissero sulla falsariga di quanto già fatto da alcuni comuni della Marmilla, vedi Consorzio de sa Corona Arrubia, su iniziativa di Giovanni Lilliu, per una gestione partecipata dei beni culturali. Tutto ciò nella logica che sta alla base dell’elaborazione culturale sottesa alla nascita dei Giganti che non può e non deve essere scissa dal paesaggio che l’ha prodotta: le zone umide circostanti con il loro patrimonio faunistico, il monte Arci per la produzione di ossidiana e il Montiferru da cui scaturiscono le principali sorgenti che alimentano il territorio, l’area marina protetta del Sinis. I vantaggi di appartenenza a una rete di relazioni, come è il caso del Consorzio, sono molteplici: la possibilità di creare progetti più qualificati, anche di carattere internazionale, e l’accesso a finanziamenti nazionali e comunitari, in una parola, un più alto livello di legittimazione istituzionale. Al centro di questa rete dovrebbe trovarsi la “Casa dei Giganti” marchio identitario di un museo territoriale della “civiltà nuragica”. Che farà crescere e sviluppare quel fondamentale filone del “turismo culturale”, volano della debole economia non solo oristanese. C’è un progetto, il Museo del Betile che aspetta ancora di essere accolto e realizzato. Il progetto dell’architetto e designer iracheno Zaha Hadid si inserirebbe egregiamente nel “museo all’aperto” caratterizzato da linee curve e bianche, fatto di luoghi, paesaggi, montagne. Ricordando l’archeologo Quatremere de Quincy, che parla di “antiche vie che testimoniano di intensi rapporti geografici, reciproche relazioni tra i reperti di memorie, di tradizioni locali, usanze ancora in vita, paragoni e rapporti che non possono essere fatti che sul posto.
UNA SOLA CASA PER I GUERRIERI: I GIGANTI E IL POLO MUSEALE UNICO NEL SINIS
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