CONCERTO E LEZIONI ALL’ACCADEMIA NELLA CITTA’ DI RAFFAELLO: LE PIETRE SONORE DI SCIOLA CONSACRATE A URBINO

Pinuccio Sciola


di Giacomo Mameli

Il più entusiasta è Huang Lidong, cinese ventenne, terzo anno di Scultura all’Accademia delle Belle arti di Urbino, nell’acropoli della Fortezza Albornoz. Assiste alle “lectiones magistrales” del maestro-artista sardo Pinuccio Sciola, nella chiesa dei Servi di Maria. Sente la voce del basalto e del marmo e ripete “no, no, no”. Domanda: “Ma hanno voce, hanno un’anima anche le pietre delle montagne di Huiang e di Yandang nel cuore della provincia di Zhujang, da noi in Cina?”Il professore chiamato da San Sperate nella capitale del Montefeltro, nella patria di Raffaello e del Duca Federico, non ha dubbi: “Il mondo ha un’anima e una voce. Il soundtrack è la prima vera sinfonia della pietra, è una voce imprigionata nella materia, bisogna saperle dare il linguaggio”. Eccolo chi dà la voce alle pietre. Sciola passa le mani da gigante buono sulle sue creazioni, poi usa una corda di violino. E così la lezione magistralis diventa celestialis, è come sentire le note di Panis Angelicus, di un Veni Creator. L’incontro diventa concerto di pietre. I ragazzi in estasi. Turisti giapponesi entrano nella Chiesa-scuola e ci si fermano. “Siamo ai fondamentali della vita del pianeta”, commenta Paolo Soro, originario di Sestu, docente da anni di Tecnica della fonderia. Sono cinquecento gli iscritti a una delle Accademie più apprezzate in Italia. E – da anni – ci trovano molta Sardegna. Qui aveva insegnato – e diretto la Scuola del libro – il pittore di Orani Mario Delitala. Qui doveva tener cattedra per tecniche di incisione Giovanni Dotzo di Isili. Con Soro qui insegnano Pino Mascia (risiede a Reggio Emilia) e la sassarese Giovanna Salis. “Gli studenti di scultura – spiega Soro – partecipano sempre a concorsi internazionali e strappano sempre buoni successi. Anche perché l’Accademia si apre agli esterni. Il Dipartimento di arti visive ha organizzato la manifestazione Forma Spazio Suono mettendo a confronto Sciola – classe 1942 – con Michelangelo Galliani – classe 1975. Tessitore del dialogo il poeta scrittore Roberto Manzoni. I ragazzi apprezzano. Si analizzano i sensi che ci aiutano a capire un’opera, vengono rafforzati quando poggiano su una solida struttura culturale che forma il pensiero poetico, filosofico e sociale di una comunità”. Sciola vuol dire musica e poesia. Le sue creazioni – bianche come il marmo, scure come il basalto che sa essere anche rosso fuoco e violaceo – campeggiano sull’altare centrale, nelle nicchie e nelle cappelle laterali di questo tempio laico urbinate. Pietre sacralizzate come le statue lignee. Pietre-monumento come i quadri e le pale di scuola raffaellesca. Ancora pietre con tante fogge sull’altare centrale, lì davanti c’è un tabernacolo in trachite rosa. Pietre dove si erge la spiritualità cattolica dell’eucarestia. Pietre d’arte, orizzontali e verticali, quadrettate, triangolari, a forma d’arpa e di diapason, alcuni pezzi sono gli stessi esposti all’Istituto italiano di cultura di Madrid, le pietre di Assisi e Bologna, di Parigi e New York, quelle degli Scrovegni di Padova, della Scala di Milano e di Londra, a Luxemburg, Sidney, Tokyo. È la Sardegna che – col genio di Sciola – lancia nel mondo il linguaggio universale dell’arte vera. Dice agli studenti: “Quando verrete in Sardegna osservate un nuraghe. Vedrete che vi parlano anche quelle pietre, vi racconteranno epoche e gesta”. Il maestro parla. Gli alunni non prendono appunti incantati come sono dal suono delle parole dello scultore. Che li invita nell’isola delle pietre e del mare, “nel mio atelier all’aperto, nell’orto degli aranci e deli ulivi”. Col suo tablet mostra immagini di un possibile defilè con le modelle che sfilano fra pietre quasi “impunturate” come i tratti degli abiti griffati da Antonio Marras o da Missoni e Coveri. Con Huang ci sono gli altri cinesi, Li Guoyuan, Deng Wenyu, Zhao Sihan, Zhou Yi. E con loro Valeria Pilotti romana e Sara Druni riminese. Maria Teresa Calligari di Biella: “Chi mai avrebbe detto o si sarebbe sognato che la pietra ha un cuore che batte?”. Sara: “Sentir parlare di amore per una pietra è come volare altissimo in cielo, ridare valore alla natura. Sciola ci ha svelato un mondo sconosciuto, va rispettato in ogni sua manifestazione. Sì: è il trionfo dei fondamentali. La pietra fonte di vita e di messaggio, è poesia come l’acqua, è raggio come la luce. In un mondo dominato dal superficialismo Sciola ci ha trasmesso sentimenti profondi”. Huang chiede di nuovo se possono “parlare” anche le pietre delle montagne di Yandang. “Certo. Naturalmente parlano con tonalità diverse secondo la propria struttura geologica. Anche le voci dell’uomo sono diverse”. L’Accademia seleziona con scrupolo. Soro: “Gli iscritti provengono da tutta l’Italia e una piccola percentuale da Cina, Palestina, America, Iran, Romania, Albania, Croazia. Alle sezioni di scultura e pittura si uniscono scenografia, grafica e nuove tecniche dell’arte”. Con tanta Sardegna. Affiancata – nelle bacheche del centro storico – alle news del sindaco che a New York consegna l’Urbino Press Award alla regina della tv Gwen Ifiil di Pbs davanti a Cnn e Al Jazeera. La Sardegna trova un Award sotto i Torricini. A costo zero. Nel segno delle pietre.

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