IL 21 GIUGNO E’ LA GIORNATA DELLE TARTARUGHE MARINE


di Vania Statzu

I cinefili ricorderanno il particolare menù de “Il Pranzo di Babette”: nel film danese del 1987, una signora francese scappata dal suo paese decide, dopo una vincita alla lotteria, di spendere tutto quanto possiede per regalare un vero pranzo francese alle signore danesi che tanti anni prima l’avevano accolta nella loro dimora. Siamo a fine Ottocento e tra le innumerevoli pietanze servite vi è anche la soupe de tortue: ebbene sì, brodo di tartaruga. Nel film, la povera bestiola, un’enorme tartaruga marina, viene filmata ancora viva che respira a fatica fuori dall’acqua: dopo alcune scene la vediamo già a tocchetti.

In realtà, ancora a metà del secolo scorso non era strano sentir parlare di brodo di tartaruga in varie località del Mediterraneo (e a dire il vero le cucine locali, ora molto politically correct, avevano la tendenza a mettere in pentola tutto quanto respirasse), ma è più strano sentir parlare che ancora oggi del fatto che sia abbastanza comune mangiare carne di tartaruga, così come di delfino, manta o squalo.

Eppure è quello che accade spesso quando mangiamo tonno in scatola o in vasetto di vetro. Tuttavia pochi giorni fa sono arrivate buone notizie: Greenpeace, che da anni monitora l’attività dell’industria conserviera nel settore della pesca, ha sottolineato come sia aumentata la sensibilità ambientale nel settore.

I volontari di Greenpeace hanno analizzato 4.095 confezioni di 14 aziende (20 marchi) nei negozi di 21 città italiane. L’indagine ha valutato la presenza/assenza delle informazioni necessarie ai consumatori per effettuare acquisti consapevoli sulla parte esterna delle confezioni sia in vetro che in lattina: nome comune della specie di tonno, nome scientifico, area di pesca (oceano di origine e specifica area FAO), metodo di pesca. Proprio quest’ultimo punto è quello più importante per scoraggiare pratiche di pesca, come i palamiti e le reti a circuizione con “sistemi di aggregazione per pesci” (FAD), che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine. Benché vi sia stato un notevole miglioramento qualitativo nella maggior parte delle etichette adottate dalle imprese italiane, proprio quest’ultimo aspetto rimane il più critico.

Questa notizia giunge a pochi giorni dalla Giornata delle Tartarughe Marine, il 21 giugno: nonostante siano animali protetti a livello internazionale da una serie di Direttive e inseriti nella lista rossa della IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) questi animali stanno scomparendo. E non è solo la cattura accidentale a metterne l’esistenza a repentaglio, ma anche l’inquinamento del mare (chiazze di idrocarburi, sacchetti di plastica e altri rifiuti che le soffocano), il traffico marino (che causa le innumerevoli amputazioni e ferite al carapace curate nei diversi centri di recupero per tartarughe marine presenti nel Mediterraneo) e la scomparsa dei siti di nidificazione.

Quest’anno il WWF festeggerà a Venezia con la liberazione di una tartaruga salvata e che ha terminato la fase di riabilitazione.

E se siete interessati, sappiate che molte associazioni ambientaliste e molti centri di recupero nel periodo estivo offrono la possibilità di aiutare i volontari con la cura delle tartarughe marine e  la protezione dei centri di nidificazione. Se siete interessati, date un’occhiata al sito del Tarta Club Italia e soprattutto fate attenzione a quello che acquistate, a come smaltite i vostri rifiuti e cercate di rispettare le spiagge dove passate le vacanze e dove potrebbero nidificare le tartarughe marine.

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