di Salvatorica Oppes
Si è svolta la XX edizione della Festa del Popolo sardo, Sa Die de sa Sardigna, organizzata dal Circolo Culturale Sardo, in collaborazione con la Città di Biella e con la F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), patrocinata dalla Regione Autonoma della Sardegna. Inaugurata con le parole di saluto del neoletto sindaco di Biella, avv. Marco Cavicchioli e del presidente di Su Nuraghe, Battista Saiu, la manifestazione è stata interrotta dal temporale che i Sardi hanno voluto sfidare, permettendo al pubblico presente di apprezzare le launeddas di Tore Agus, Matteo Muscas, Nicola Diana e Maurizio Caria, le belle voci del Coro polifonico di Terralba (Oristano) e parte delle esibizioni del Gruppo folk “Ichnos” di Concorezzo (Monza-Brianza). Sotto la pioggia divenuta battente, la serata si è trasferita e conclusa nei locali del Circolo, in via Galilei. La mattina di Domenica, le salve beneaugurali dei Fucilieri di Su Nuraghe si sono unite al suono delle campane per annunciare la festa, l’inizio di “sa Missa Majore”, la Santa Messa nella Basilica di San Sebastiano, presidieduta da don Ferdinando Gallu, concelebrata da padre Angelo Manzini e padre Antony, giovane sacerdote del Congo che vive a Roma, adottato negli studi da una famiglia biellese; cerimonia resa ancora più solenne dai canti in Limba del Coro di Terralba, con l’entrata solenne in basilica, preceduti dal suono delle launeddas. Al saluto del padre guardiano, è seguita l’omelia del cappellano di Su Nuraghe che, in sardo, si è rivolto a “Frades et sorres de Sardigna et de Continente”, ai fratelli e sorelle di Sardegna e del Continente. La predica, incentrata sulla ricorrenza liturgica, ha rivolto lo sguardo alla realtà sociale della Sardegna martoriata dalla natura offesa e dall’assenza di lavoro. “Come potremmo oggi non andare con il ricordo, un ricordo sentito, partecipe, sim-patico (cioè che patisce insieme) alla nostra terra, a quella Sardegna che sta soffrendo la crisi del lavoro e le conseguenze degli sconvolgimenti naturali che l’hanno colpita nei mesi e negli anni scorsi? – ha affermato don Gallu – Come potremmo oggi non essere consapevoli della grande povertà che colpisce un numero sempre più grande di persone e famiglie. Allora che cosa ci dice la solenne festa del nostro Dio, della SS.ma Trinità, in questo giorno di festa per la nostra amata terra di Sardegna, in questo tempo di grande difficoltà?” Preceduto dal suono delle launeddas il breve corteo offertoriale, con il testa i bambini di Su Nuraghe in abiti tradizionali, ha portato all’altare dolci, pane artisticamente lavorato e vino di Sardegna. La preghiera dei fedeli è stata formulata in lingua materna, sarda e piemontese; in lingua sarda i canti che hanno accompagnato il rito divino, concluso con i “Gosos”, le Lodi di Oropa, seguiti dalla benedizione e distribuzione del pane di sant’Eusebio da Cagliari, Patrono del Piemonte. Annullata la cerimonia nell’area monumentale alle porte della Città per la persistente sottile pioggia, una ridotta delegazione si è, comunque, reacata a Nuraghe Chervu per portare l’omaggio floreale ai Caduti sardi e biellesi, intonando nei pressi della pietra che li ricorda, il canto del “Miserere”. La festa è proseguita e conclusa nelle sale dell’Hotel ristorante Bugella, con “sa breveghe in cappotto”, l’annunciato pranzo sociale a base di pecora e di “su zicchi”, piatto caratteristico della festa della tosa, preparato, secondo tradizione, all’inizio dell’estate. Tempo che a Biella è solito fare capricci.