di Remo Forresu
Nell’immagine che della Sardegna antica si fanno i moderni, vengono in primo piano gli aspetti della civiltà nuragica: e nella storiografia l’accento cade, come è naturale, più sulle forme originali della civiltà sarda che sui segni di sue relazioni con altre civiltà mediterranee coeve. Fra le civiltà preistoriche e protostoriche del Mediterraneo la civiltà nuragica è indubbiamente quella che presenta per quantità e varietà la maggiore consistenza monumentale; a tal punto che non solo la medesima prende il nome dal suo monumento più caratteristico, il Nuraghe, ma questo addirittura finisce per costituire un comune elemento del paesaggio sardo. Una vera straordinaria “civiltà architettonica”, quindi di grandi costruttori. La mostra fotografica vuole pertanto essere una guida conoscitiva del popolo dei nuraghi, intesa ad accostare un più vasto pubblico agli aspetti più eclatanti di un’isola che, almeno in passato, ha espresso arte, quella del periodo nuragico, e che offre la possibilità di scoprire una terra remota realmente sconosciuta, sebbene intravista nella memoria del tempo e sentita nella coscienza segreta del passato. Tentiamo di riprenderci un mondo che sembrava perduto e che ci invita invece a farlo fruttifero e nella prospettiva di andare, in termini di identità, con una rivoluzione culturale, la città sarda futura. Attraverso una serie di immagini e grafici la mostra cercherà di offrire uno spaccato del mondo nuragico a partire dai suoi momenti più arcaici, nelle sue evoluzioni architettoniche civili e religiose, corredate da testi e didascalie, ricostruzioni grafiche dalle quali si dovranno evincere i momenti salienti di una grande civiltà del passato, anche con riscontri e confronti con le grandi civiltà del Mediterraneo. L’aspetto e le vicende della civiltà sarda dei nuraghi si interpretano meglio se visti nella cornice e sullo sfondo del quadro fisico in cui ebbero origine e svolgimento. Si coglie una rispondenza particolare, in Sardegna, fra paesaggio fisico e paesaggio etico; come il destino etnico-storico di questa terra, tormentato da vicende assai spesso infelici, da apparire come una conseguenza del travaglio morfologico, dell’intemperanza climatologia dei suoi fattori naturali. L’anima dei sardi, antica, nei suoi aspetti istintivi ed essenziali, nei suoi melanconici e ribelli silenzi a volte spietati, trae alimento da questa sorta di substrato d’una terra al “naturale”. Diversi fattori, esterni ed interni, di natura storica, hanno contribuito al formarsi dell’originalità storico culturale della Sardegna. Fra tutti il fatto che l’isola Ichnusa o Sandaliotis come la definivano i marinai greci, si trova staccata dall’Europa più di qualunque altra isola mediterranea, ha condizionato la sua posizione marginale riguardo ai grandi eventi storici di carattere generale fin dall’antichità facilitando il fenomeno di isolamento e recessione. All’isolamento esterno si aggiunge quello interno determinato dalla struttura e dalla morfologia particolare dell’isola prevalentemente montuosa dominata da altopiani e tavolati isolati da solchi vallivi ripidi e scoscesi. La storia del Popolo dei Sardi non andò al di là della storia del Cantone. Le sue genti non riuscirono mai ad evadere egemonicamente dalla stretta dell’isola, chiusa eticamente e tendente all’isolazionismo e individualismo di gruppo o di persone. La densità dell’insediamento nuragico una volta è condizionata dall’ambiente naturale particolarmente idoneo ai caratteri di quella civiltà. Le superfici insediate, precipiti al margine, dai tavolati rachitici con frastagli, rientranze e sporgenze, permettevano un facile dominio e un’ottima visione. Sono questi i fattori che suggeriscono e facilitarono la costruzione di migliaia di torri megalitiche. In quel paesaggio l’attitudine “cantonale” dei guerrieri e pastori nuragici trovava l’ambiente più proprio e congeniale. Di questa gente di Sardegna, antica come il suo paesaggio, come la sua flora e la sua fauna, vogliamo parlare attraverso questa mostra, con fotografie e grafici nel tentativo di creare un quadro panoramico il più esaustivo possibile di quei popoli remoti e della loro non inutile esistenza. Le cinque fasi della civiltà nuragica esposta, così si articolano: a) I Protonuraghi (1800-1500 aC); b) I Nuraghi a corridoio – Monotorri (1500-1200 aC); c) I Nuraghi Polilobati (1200-900 aC); d) I Nuraghi rifasciati (900-500 aC); e) La fine della civiltà nuragica (500-238 aC).La Mostra“Sardegna – Il Popolo dei Nuraghi” è suddivisa in 71 tavole. Molti i Nuraghe sezionati: Santu Antine di Torralba, Is Paras di Isili, Losa di Abbasanta, Su Nuraxi di Barumini sono alcuni esempi. Le Tombe dei Giganti di Li Lolghi ad Arzachena, a Santadi. Il pozzo sacro di Santa Cristina a Paulilatino, di Santa Vittoria a Serri. I templi di Esterzili, di Malchittu ad Arzachena.