Il 24 0ttobre 1917, lo sfondamento del fronte italiano a Caporetto da parte di truppe austro germaniche, aveva causato la ritirata di 300.000 soldati sbandati, in gran parte addetti alle salmerie, alle furerie, ai magazzini e ai depositi dislocati nelle retrovie della 2° Armata, frammisti a circa 400.000 civili, in fuga davanti all’implacabile avanzata nemica. Prontamente il Comando Supremo ordinava l’impiego strategico di unità scelte del Regio Esercito con l’incarico di frenare la progressione avversaria e di proteggere la ritirata dei fanti della III Armata, in modo da rendere possibile la loro riorganizzazione, dapprima, sulla sponda destra del Tagliamento e, quindi, in un seguito, subito dietro al fiume Piave. Bollettino di Guerra n. 888: “I movimenti ordinati dal Comando Supremo si compiono regolarmente. Le truppe incaricate di fronteggiare l’avversario adempiono il loro dovere, rallentando lo sbocco in piano delle forze nemiche”.
GIOVEDI’ 8 NOVEMBRE 1917. Tra Chiarano e Cessalto e a Gorgo al Monticano alcuni reparti dei Granatieri di Sardegna e alcuni plotoni della Brigata “Sassari” impegnano duramente le avanguardie austriache.
VENERDI’ 9 NOVEMBRE 1917 Alle 4 del mattino del 9 novembre sul ponte ferroviario di San Donà di Piave transita l’ultimo lunghissimo convoglio militare. Subito dopo i genieri della III Armata fanno brillare le mine e il ponte salta in aria separando tutto il vasto territorio che comprende parte del Friuli e parte del Veneto dal resto dell’Italia. Altrettanta fine stanno per fare i ponti della Priula e di Ponte di Piave. Uno squadrone di cavalleria al trotto passa al centro del ponte stradale ancora integro e va incontro al nemico in un ultimo tentativo di fermarlo prima del fiume Piave. Sul Monticano intanto si combatte: fuoco intenso di fucileria e di mitragliatrici. Sono i plotoni di copertura della Brigata Sassari, che adempiono il loro dovere, che lottano e che muoiono. Quei cavalieri e quei fanti furono doppiamente eroi perché sapevano che in nessun caso avrebbero avuto la possibilità di salvarsi e di passare il Piave. Ed è appunto in memoria di tali eventi che il G.U. dr. Lucio Pasqualetto, Presidente Regionale e Consigliere Nazionale dell’Arma di Cavalleria ha voluto organizzare una cerimonia di commemorazione presso un monumento che da pochi anni è stato inaugurato a Losson della Battaglia, frazione di Meolo (VE). Quel monumento, in pratica, è un sacrario, dove su quattro lastre di pietra sono incisi i nomi di 138 fanti della Brigata Sassari, caduti nel corso della Battaglia del Solstizio tra il 15 e il 24 giugno del 1918. In quei pochi giorni di aspra lotta, tra caduti, feriti e dispersi, la Brigata Sassari perse un terzo della sua forza effettiva.
LA CERIMONIA. Alle 11.00 di sabato 17 novembre, da una piazzetta di Losson della Battaglia, dedicata alla Brigata Sassari parte un corteo preceduto da sei bersaglieri in uniforme d’epoca che procedono a passo di marcia con i fucili modello 91 a bilanciarm. Seguono i gonfaloni delle città di Meolo e di Zero Branco e le autorità civili e militari, tra le quali il Dott. Lucio Pasqualetto, il sindaco di Meolo (Losson) Dott. Basso, il sindaco di Fossalta di Piave Dott. Sensini, il sindaco di Zero Branco Mirco Feston, il Prof. Oliviero Pillon, ex sindaco di Meolo ed ex Presidente della Provincia di Venezia, il Col, Stefano Parlato in rappresentanza del Gen. Enrico Pino, comandante della Regione Militare Veneto. Numerosi i labari che precedono Associazioni di alpini, di fanti, di granatieri di Sardegna, di cavalleggeri, di aviatori. Cinque fanti portano al collo un foulard con i colori della Brigata Sassari, Sono tutti veneti, nati e cresciuti nei dintorni di Losson e sono tutti orgogliosi di essere appartenuti ai due Reggimenti di questa gloriosa Brigata; chi a Cagliari al 151°, chi a Sassari al 152°. Il percorso è breve e presto viene raggiunto il monumento dove ha subito inizio la cerimonia dell’alzabandiera; sui pennoni vengono issati il tricolore italiano e la bandiera ufficiale della Regione Sardegna e mentre viene deposta una corona d’alloro, la tromba di un giovane bersagliere mette in libertà le note struggenti di un silenzio dedicato non solo ai giovani caduti sardi, ma, virtualmente, anche a tutti coloro che non tornarono più alle loro case da quei lontani e innumerevoli campi di battaglia di una orribile guerra, disumana e ingiusta. Oltre ai doverosi tributi commemorativi, nei saluti che tutte le autorità presenti hanno voluto, man mano, dedicare, a coloro che si sacrificarono per difendere la liberta e la dignità dell’Italia, si sono sentite parole di monito e di condanna verso tutti gli eventi bellici. Peccato che le nuove generazioni non fossero presenti alla cerimonia. La storia, guai a chi la ignora, insegna che le guerre del passato, oltre a provocare stermini di innocenti, hanno sempre creato le premesse per anni di carestie, di epidemie e di sensibili ritardi nel processo di evoluzione e sviluppo degli esseri umani e, pertanto, non più sentimenti di odio e di bellicosità, ma unità di vedute e di comportamenti tra italiani, europei e popoli extraeuropei. A questo punto, non si può fare a meno di rivolgere parole sincere di plauso e di ringraziamento al Dott. Lucio Pasqualetto, Presidente Regionale dell’arma dei cavalieri per aver voluto ideare e realizzare questa brillante iniziativa, che ha coinvolto tanta gente in una tranquilla e soleggiata mattinata autunnale.
Leggo: “GIOVEDI’ 8 NOVEMBRE 1917. Tra Chiarano e Cessalto e a Gorgo al Monticano alcuni reparti dei Granatieri di Sardegna e alcuni plotoni della Brigata “Sassari” impegnano duramente le avanguardie austriache.”. A quella data, sulla linea del Monticano – Piavon, era schierata la retroguardia della III Armata, con la Brigata Pinerolo nella zona di Oderzo, i reparti d’assalto XX e XXII a Gorgo al Monticano, la Brigata Granatieri attorno a Chiarano, il XXI reparto d’assalto a Cessalto. A sud il 69° Battaglione Bersaglieri ed il 146 Catania. Alla sera lo schieramento era arretrato al Piavon, rinforzato da un battaglione della Brigata Caserta e due squadroni dei Cavalleggeri di Caserta. Dal Riassunto Storico, al 6 novembre la Brigata Sassari era nei colli del coneglianese, a San Vendemmiano, e successivamente ripiegava per il Ponte della Priula sulla destra Piave.
Ancora, il 9 novembre tutti i reparti della 3a Armata, ad eccezione del battaglione Brigata Caserta impegnato e perduto tra Chiarano e Cessalto, erano sulla destra Piave. Non vi fu alcuna carica di cavalleria sul ponte stradale di San Donà, che era difeso in sinistra dal 139 Bari e dal 256 Arezzo, coi reggimenti fratelli 140 e 265 schierati a destra del fiume a sua difesa.