In un periodo in cui il calcio isolano (specie quello minore) attraversa una crisi non indifferente, vale la pena ricordare un grande allenatore che “creò” la squadra, a nostro avviso, più forte di tutti i tempi: il Grande Torino. Per tre anni il Mister guidò il Cagliari che portò dalla serie C a giocare per la prima volta nella sua storia in serie B. Questo allenatore risponde al nome di Anton Egri Erbstein. Ungherese di nascita, aveva girato il mondo e aveva anche giocato negli Stati Uniti, nella squadra dei Brooklin Wanderers. Era poi arrivato nel nostro paese, ove, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, aveva intrapreso la carriera di allenatore. Nella veste di tecnico aveva applicato la grande esperienza acquisita sui campi di mezzo mondo. La sua carriera da Mister iniziò nel 1928-29 nel Bari, l’anno successivo proseguì nella Nocerina, per poi passare alla direzione tecnica dell’ C.S. Cagliari dal 1930 al 1932. L’anno precedente il Cagliari si era dovuto inchinare alla superiorità del Palermo, che pure era uscito nettamente sconfitto negli scontri diretti, questo portò il presidente Enzo Comi a prodursi in un ulteriore sforzo che portò all’assunzione di Erbstein. Questi portò con se validi giocatori di sua fiducia che rinforzarono parecchio la già competitiva compagine Cagliaritana. Agli ottimi Dellacà, Traversa, Guerrini, Fradelloni, Archibusacci, Fadda, si aggiunsero Chiantini e Di Clemente, Filippi, Ossoinach, Forotti, Benente, a metà campionato arrivò anche Francovig. Il torneo fu sbalorditivo per il Cagliari, nel finale di campionato inanellò 9 successi consecutivi raggiungendo e superando il Taranto, terminò al primo posto con 4 lunghezze di vantaggio. Nelle finali, che in quegli anni si giocavano per poter accedere alle serie superiori, i Rosso Bleu, secondo il gergo dell’epoca, dopo la gara d’andata terminata sul punteggio di 1-1, nella gara di ritorno il 3 maggio 1931, riuscirono a battere la Salernitana per 2-1 accedendo per la prima volta nella serie cadetta. Nel primo campionato di serie B si capì subito che per il momento il salto nell’Olimpo del calcio, la serie A, non era alla portata del Cagliari che si piazzò dignitosamente al 13mo posto con 31 punti all’attivo. L’anno successivo qualcosa si ruppe, seguirono degli attriti e Erbstein lasciò l’incarico. Dopo una nuova parentesi a Bari, passò alla guida della Lucchese e qui s’impose all’opinione pubblica, riuscendo nell’impresa di portare la sua squadra dalla serie C alla serie A in soli 3 anni. Seguirono purtroppo tempi cupi e le leggi razziali lo costrinsero a lasciare Lucca, migrò a Torino, accettando di guidare la squadra del Patron Novo. Quell’anno furono poste le basi per la costruzione del mito, ma seguirono gli anni terribili della guerra. Erbstein dopo essersi rifugiato a Budapest, fu internato, ma riuscì a scappare e si nascose nel consolato Svedese, si dice che fosse in segreto contatto con la dirigenza del Torino e che abbia caldeggiato l’acquisto di Loik e Mazzola. A fine guerra Novo lo richiamò sulle rive dell’Eridano e furono anni indimenticabili, anni di successi che solo Superga seppe fermare. Tutti i componenti di quel Volo ora sono annoverati come eroi e Cagliari può e deve giustamente fregiarsi d’aver avuto per tre anni Erbstein come giuda.
DALLA GUIDA DEL CAGLIARI AL MITO DI SUPERGA: ANTON EGRI ERBSTEIN, L'UNGHERESE CHE CREO' IL GRANDE TORINO E' PASSATO ANCHE IN SARDEGNA
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