di Luciano Piras
Pallone dal dischetto, al 33’. Peter Kalin insacca davanti a duemila tifosi e un paio di Quattro mori sventolanti, sugli spalti del Nereo Rocco. Nulla da fare per l’Ism Gradisca. Festa grande, invece, per la mitica Triestina che rinasce e riparte col piede giusto. Dall’Eccellenza, ma anche dalla lontana e amata Sardegna. È anche grazie a un sardo, un lodeino doc, Angelo Curreli, 53 anni, che la società rosso alabardata riaccende i motori. Fallita e radiata dalla Fgic dopo 74 campionati professionistici, anni e anni di serie A e B, la “squadra paesana” tanto cara al poeta Umberto Saba rilancia la posta dal basso e sogna ancora una volta il calcio dei vecchi tempi, quelli intramontabili di Piero Pasinati e compagni, come pure quelli di Rocco l’eternamezzala. «L’entusiasmo è evidente, la città ci crede» dice Curreli, triestino d’adozione, da tre decenni di casa a Opicina, sei chilometri appena dal capoluogo regionale. «Son venuto qua – racconta – che avevo 19 anni». Migrante all’inseguimento del lavoro, come tanti giovani suoi compaesani, partito dalla terra dei nuraghi quando Lodè contava 2600 abitanti. Sbarcato a Trieste, che di abitanti ne contava 240mila, scesi oggi a 220mila, perché la crisi picchia forte persino ai confini con l’Austria e la Slovenia. Tanto forte da inguaiare anche la vecchia Triestina calcio, retrocessa e poi fallita, e dunque messa all’asta lo scorso 19 giugno. E per tre volte di seguito nessuno ha presentato alcuna proposta di acquisto al curatore fallimentare. A rimboccarsi le maniche per ridare una favola a Trieste, prima città d’Italia per la qualità della vita sia nel 2005 sia nel 2009 (Il Sole 24 Ore), sono stati quattro soci tanto coraggiosi quanto visionari: Andrea Puglia, brooker assicurativo; Michele Labate (ristoratore); Mattia Cergol (imprenditore) e Angelo Curreli, appunto, il sardo di Lodè presidente fino a un mese fa della Polisportiva Opicina (duecento atleti tesserati), ora chiamato alla guida dell’Associazione regionale dei sardi in Friuli Venezia Giulia, oltre mille soci iscritti nei circoli di Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine e Tolmezzo, anche se la realtà della comunità sarda nell’estremo nord-est italiano è certamente molto più consistente. «Perché son capitato in questa nuova avventura della Triestina?» chiede a se stesso, anticipando ogni domanda. «Perché Trieste aveva bisogno di Questa nuova avventura». E quando c’è bisogno, lui, Angelo Curreli corre sempre in aiuto di chi ha bisogno. È da una vita che il lodeino emigrato è schierato in prima fila nel volontariato sociale e culturale. Ha organizzato convegni ed eventi di vario genere. E per il calcio dilettantistico è un punto di riferimento non soltanto a Trieste ma in tutta la provincia. Alle amministrative del 15-16 maggio 2011 si è candidato con il Pd a sostegno del sindaco Roberto Cosolini, ed è stato il primo dei non eletti. Lo ha fatto «per contribuire alla rinascita della città ed al suo sviluppo » racconta, forte di uno slogan che riassume il suo pensiero e stile di vita: «Per conoscere bisogna partecipare, e non si deve aspettare che solo gli altri facciano per noi». Ecco perché ha deciso di rimettersi in gioco con la nuova corsa dell’Unione Triestina 2012. Scesa in campo contro lo Zaule Rabuiese, in amichevole ad Aquilinia lo scorso 25 agosto, per le prove tecniche di rilancio. Tre a uno il risultato finale incassato dagli alabardati, davanti a 400 spettatori abituati alla Promozione. Abituati anche a vedere schierato il fuoriquota Federico Curreli, 17 anni a ottobre, da cinque nel calcio del Friuli Venezia Giulia, maglia numero 4 dello Zaule di mister Saina. Una passione di famiglia, il calcio, per lui e per papà Angelo che ha stretto il patto con gli altri tre soci della Triestina nuovo formato. «Ci sono imprenditori di buona volontà, istituzioni che ci sostengono, il calore del pubblico… » minimizza il portavoce dei sardi friulani e giuliani, che non ama tanto i riflettori della gloria. Sposato con Antonella, padre di Ilaria, studentessa di 21 anni, oltre che di Federico, Angelo Curreli è un nome noto agli emigrati dell’isola sparsi nella Penisola. Ha scritto e continua a scrivere, tempo e mille impegni permettendo, nel blog Tottusinpari e nel Messaggero sardo. Lui che allo stadio Nereo Rocco si fionda ogni volta che il Cagliari trova atterraggio nell’erbetta della gloriosa Triestina. È successo lo scorso aprile, quando i Quattro mori di Massimo Cellino hanno sfidato l’Inter e il Catania. Mobilitando i sardi di Trieste, dei dintorni e dei confini.
Solo per precisione dell’informazione: pur mantenendo il legame con l’Associazione dei Sardi in FVG, il Circolo dei Sardi “Montanaru” di Udine è formalmente indipendente dal 2012, con soci, direttivo e presidenza non riconducibili all’Associazione Regionale.
Ma dai? Dopo la mamma di Pellisiser (per la cronaca è di Lodè), adesso diamo nuova vita alla Triestina! Orgoglio Lodeino!!!