A PROPOSITO DI "SU DOTTORE FRANCISCU DORE DE POSADA", AUTORE DI "SU TRIUNFU D'ELEONORA D'ARBOREA", POEMA EPICO DI 1889 OTTAVE: RISPOSTA A VINCENZO PISANU

Piero Ledda, Francesca Pitzalis, Salvatore Tola e Paolo Pulina nella foto del convegno svoltosi a Parabiago il 25 ottobre 2009


di Paolo Pulina

Nel resoconto relativo a un convegno su Eleonora d’Arborea tenuto il 25 ottobre 2009 al Circolo sardo “Su Nuraghe” di Parabiago (MI), e pubblicato su “Tottus in Pari” n. 266, datato novembre 2009, ebbi modo di sintetizzare: «Il giornalista Paolo Pulina, responsabile Comunicazione F.A.S.I (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), si è soffermato  sulla mitografia costruita intorno a un personaggio storico ma anche leggendario come Eleonora d’Arborea, prendendo come spunto l’immane poema epico (undici cantigos, 1889 ottave) scritto da “su dottore Franciscu Dore de Posada” e intitolato “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea o siat su mundu, s’umanidade, su progressu: poema epicu in ottava rima” (1910), citato anche da Grazia Deledda  nel romanzo “La via del male”».

L’amico Vincenzo Pisanu, in un commento pubblicato su  “Tottus in Pari” il 29 luglio 2012, scrive:

«Salve a tutti e un saluto particolare a Paolo Pulina redattore dell’articolo su Eleonora d’Arborea. Sullo stesso, volevo precisare (in riferimento al poema epico in ottava rima del Dott. Franciscu Dore di Posada) che “Su triunfu de Eleonora D’Arborea” (che io posseggo) è stato pubblicato per la prima volta negli anni 1870 e 1871 in 10 dispense a cura della Tipografia A. Alagna di Karalis. E non nel 1910 come riportato dall’articolo in questione. Se esiste una pubblicazione di quella data (che io non conosco) si tratta di una ristampa. Tanto per dovere di precisione e per quel poco di contributo culturale e alla memoria dell’autore del poema. A si biri cun saludi e prexaus».

Accolgo il cortese rilievo di Pisanu non perché io ignorassi, anche al momento della stesura dell’articolo (come dimostrerò più avanti in questa risposta), l’informazione bibliografica da lui riportata ma perché – ciò che Pisanu avrebbe più legittimamente potuto rimproverarmi –  in effetti la Deledda, quando ha pubblicato nel 1896 la prima edizione de “La via del male”, poteva avere solo presente la prima edizione 1870-1871 de “Su triunfu”, anche se poi non è da escludere che abbia avuto tra le mani anche la ristampa 1910 del poema.

Il sottoscritto ha  lavorato per 35 anni (inizi 1977- dicembre 2011) come responsabile dell’Ufficio Biblioteche e Sistemi Bibliotecari dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Pavia e quindi c’è da essere certi che in campo bibliografico qualche competenza ce l’ha!

A proposito dell’opera di Francesco Dore, nel mio libro “Su Ploaghe” (dicembre 2010), a pagina 174  ho riportato  le ottave da n. 159 a 165 che nel canto undicesimo Dore dedica  a “De Piaghe s’illustre Antiquariu” (Giovanni Spano) e  in calce ho scritto: Da “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea”, Calaris, 1870; cfr. Cantigu undecimu.

Sorvolo sul  fatto che nessun ploaghese prima di me (escluso ovviamente Giovanni Spano…) aveva mai conosciuto e citato (perché non li aveva  mai letti nell’immensa foresta letteraria costituita da ben  1889 ottave) questi versi; preciso però che  a pagina 199 del mio libro,  nel “Catalogo delle opere su Giovanni Spano, anni 1868-2010” (l’elenco occupa le pagine 199-204 con testo su due colonne) ho trascritto anche il titolo e le edizioni della seguente opera: Franciscu Dore Satta de Posada, “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea o siat su mundu, s’umanidade, su progressu: poema epico in ottava rima”, Calaris, Dai s’imprenta de A. Alagna, 1870, pp. 639; poi Dai s’imprenta de G. Serreli, 1910, pp. 639. [Ristampa anastatica, Cagliari, 3T, 1980].

Al contrario di Vincenzo Pisanu, che ha la fortuna, invidiabile, di possedere una copia della prima edizione de “Su triunfu”, io ho potuto consultare il ponderoso volume nella ristampa anastatica procurata nel 1980 da 3T di Cagliari, purtroppo senza nessuna  riga biografica sull’autore (questo, sì, vizio imperdonabile a parere del sottoscritto e, immagino, dell’amico Vincenzo Pisanu). 

Avevo in mente da tempo di scrivere un pezzo su Francesco Dore  e il suo  “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea”. Ho rinunciato perché mi è stato impossibile  recuperare un numero adeguato di notizie su questo medico-poeta di Posada (e non credo che ce ne siano neanche nella preziosa prima edizione de “Su triunfu” dato che la ristampa del 1910 ha lo stesso esatto numero di pagine della prima edizione e che la ristampa 3T del 1980 – basata a sua volta sul reprint del 1910 – ha anch’essa 639 pagine).

Ecco le striminzite informazioni da me trovate su Dore, che non compare (tanto per fare un esempio) ne “La Grande Enciclopedia della Sardegna”, a cura di Francesco Floris, pubblicata nel 207 in abbinamento al quotidiano “La Nuova Sardegna”.

La data di nascita sembra essere  1833.  Nel “Diario politico” di Giorgio Asproni, di “Dore Ciccu (Francesco), di Bitti, medico a Posada” (così nell’indice dei nomi), si parla solo a pagina 61 del settimo volume: «Roma, lunedì 27 aprile 1874. Stamani ho veduto il medico Ciccu Dore con la moglie. Quasi non ci riconoscevamo più. Mi ha dato notizie di Bitti e di Posada. Si lacerano sempre».

Di Francesco Dore sappiamo di più dalle lettere di “raccomandazione” dello Spano (che ho potuto leggere grazie alla ricerca di  Luciano Carta). Certo è incredibile che a Posada o a Bitti non ci si sia interessati all’autore di un’opera così vistosa (almeno dal punto di vista quantitativo)  che Grazia Deledda cita in “La via del male” (cap. 16°): «Quando si svegliava Maria preparava il caffè, poi sedeva davanti alla capanna, all’ombra della roccia, e trapuntava una camicia, mentre Francesco leggeva un numero arretrato della “Nuova Sardegna”, o il poema sardo “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea, del poeta Dore di Posada”».

L’amico Pisanu converrà, spero, a questo punto,  che non sono secondo a nessuno né per precisione né nell’aver dato un contributo culturale alla memoria dell’autore del poema “Su triunfu” (e di tanti altri autori, mi sia consentito di aggiungere).

In chiusura, prima di riportare tre delle ottave di Dore in lode di Giovanni Spano, mi permetto di rivolgere un pubblico appello, a chiunque sia in grado di farlo, di segnalare a questo Blog notizie più approfondite riguardo a  “su dottore Franciscu Dore de Posada”. Ringrazio in anticipo.

 

Ottave in lode  di Giovanni Spano

di Francesco Dore

Ottava n. 163

De Piaghe s’illustre Antiquariu

Meritat tant’onore propriamente,

Pro c’hat mustradu  sempre in modu variu

D’istimare sa Patria unicamente:

Isse in s’iscr ier’ su Vocabulariu,

Sa Grammatica sarda, hat caramente

Dadu provas d’amare dae su coro

S’amena limba de su Logudoro

 

Ottava n. 164

Però l’inculca chi non cesset mai

De visitare sas tumbas antigas,

Ue s’inserrant glorias e guai

Dë unu mumdu mortu a sas fadigas,

Giaghì medas nd’ esistint’ chi giammai

Dae personas dottas ed amigas,

Istesint visitadas, e cuntenent

Preziosas memorias, chi trattenent.

 

Ottava n. 165

Narali puru, ch’inculchet continu

D’istudiare su limbazu sardu,

Chi senza custu su nostru destinu

Non podet mezorare si non tardu;

Solu custu isviluppat in su sinu

S’Amore a s’Unione a donzi sardu,

Chi si cunservet sempre sanu e piu,

a sa Patria caru: Adiu!Adiu!

 

(Da Su triunfu d’Eleonora d’Arborea,

Calaris, 1870; cfr. Cantigu undecimu).

 

 

 

 

 

 

 

 

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5 commenti

  1. Pietro Solinas

    gent.mo Sig pulina, sono in possesso anche io di una ristampa anastatica del 1980 riferita a ciò

  2. Pietro Solinas

    Gent.mo Sig.Pulina, anche io sono in possesso di una ristampa anastatica del 1980 riconducibile ad una presunta originalità di stampa del 1910, hò constatato anche io l’assenza totale di notizie biografiche di chi fosse effettivamente questo (genio) della letteratura epica della nostra Storia senza trovarne tracce, altrettanto viene esclusa questa figura che personalmente reputo eccelsa anche nel Dizionario storico sardo quale supplemento all’unione sarda scritta dal Prof. Francesco Cesare Casula. anche io sarei curioso di poterne saperne di più…….
    pietrosolinas@katamail.com

  3. Gentile Pietro Solinas, la ringrazio per aver prestato attenzione e riservato interesse al mio pezzo del luglio 2012 sopra “su dottore Franciscu Dore de Posada” autore delle 1889 ottave di “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea o siat su mundu, s’umanidade, su progressu: poema epicu in ottava rima”.
    Quando tornerò a casa dalle vacanze mi riprometto di riportare su TOTTUS IN PARI le righe di uno scritto che ha dedicato a Franciscu Dore una rivista sarda di fine Ottocento: ho scoperto il testo nel corso delle ricerche per il mio recente libro “Memorie su Ploaghe e Logudoro” (Pavia, maggio 2014).
    Intanto però adesso, grazie al suo commento, mi sento meno solo nel chiedere a qualche studioso della storia culturale di Posada e dintorni qualche notizia biografica relativa “su dottore Franciscu Dore”.

  4. Benedetto Pisano

    Salve, sono Benedetto Pisano, figlio di Anna Serra Ruda, nipote di, come lo chiama lei yayu Dore. Ho diverse decine di coppie dell’originale del poema in questione “Su Triunfu de Eleonora d’Arborea”. Composto da 10 tomi, di dimensioni ridotte, con copertina in carta, rilegati con punti metallici, come un quaderno scolastico.

  5. Paolo Pulina

    Gentile Benedetto Pisano, ho letto con piacere che lei ha diverse copie dell’originale del poema (1889 ottave in limba pubblicate a fascicoli nel 1870-1871) “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea o siat su mundu, s’umanidade, su progressu: poema epicu in ottava rima”, opera del suo antenato “su dottore Franciscu Dore de Posada”.
    Questi esemplari hanno sicuramente per lei un forte valore affettivo, non so se possono avere anche un valore commerciale nel mercato antiquario.
    In ogni caso resta la questione che del suo antenato non esiste – o, per dire meglio, io non conosco (ma non credo di essere il solo) – alcuna scheda biografica anche ridotta ai minimi termini.
    Sarebbe bene quindi che, come erede delle opere del poeta e custode della sua memoria, lei (o persona di sua fiducia) provvedesse a colmare questa lacuna, almeno recuperando i dati biografici essenziali. Tutti i lettori de “Su triunfu d’Eleonora d’Arborea…” gliene sarebbero grati.

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