TOTTUS IN PARI, 408: LA MIA AFRICA (omaggio a Rossella Urru, simbolo positivo di una Sardegna impazzita per lei)
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Cara Rossela Urru. L’Africa che ho descritto nel mio romanzo L’URLO DEL DESERTO, è un’Africa piena di dolcezza, amore e fratellanza, spero che, oltre il dolore del dispiacere per quel periodo, il Mali, Timbuctu, Dovenza e la falesia, ti abbiamo lasciato anche nel cuorela loro bellezza, perché pochi uomini non devono distruggere la grande Africa. Dove posso mandare il mio romanzo? Un abbraccio
Caro Massimiliano,
stanotte non ho chiuso occhio complice un caffè greco ieri sera (io non bevo caffè), ma in compenso ho partorito un’idea assolutamente folle. Vagavo per il sito Global News e mi son reso conto che dovunque le lingue minoritarie hanno almeno un organo di stampa, un quotidiano, un periodico, una presenza su internet. Il sardo no. Neanche il corso, se è per questo, ma chi se ne frega. Peggio x loro. Ma noi? Non c’è uno straccio di giornale, periodico, rivista, né su carta né online, NIENTE! E mi son convinto che questa cosa non verrà MAI fuori dalla Sardegna. Non c’è niente da fare: dobbiamo pensarci noi. Che ti sembra come idea? Ci vorranno forse soldi, lo so. Sto pensando di trovarli qui in Canada, qualche investitore italocanadese, oppure degli editori di stampa etnica, oppure una sottoscrizione dei circoli, oppure qualche venture capitalist (ne conosco). Oppure… vedremo. Serve un software di supporto media, ma quello si trova. E soprattutto, la base non può essere in Italia, altrimenti ti rompono le palle con iscrizioni in tribunale, sindacati stampa, indagini digos (diventiamo subito dei pericolosi anarco-insurrezionalisti!). Ho pensato a te perché sei l’unico che può essere tanto bravo e folle da crederci, in una cosa del genere. Faremmo scrivere tutti, per lo standard fonetico ci arrangiamo, chiediamo consiglio ai vecchi soloni sardi, ma poi facciamo di testa nostra. Cosa importante: si daranno notizie vere, notizie dal mondo, notizie non solo sui soliti temi dell’identità, bilinguismo ecc. Noi il bilinguismo LO SI FA. Anzi, si fa il monolinguismo sardo! Che ne pensi? Che mi devo rimettere a dormire e non bere più caffè greco? Ok forse hai ragione, ma sotto sotto spero che ce l’idea solletichi anche te. Scusa se scrivo male ma ti scrivo col cellulare.
Aspetto di risentirti!
Che dire? Terreno minato come quello legato alla lingua…
Io a questa “follia” ci posso anche credere… ma devono credeci in tanti per
avventurarsi in questo percorso..
Gli altri li troviamo strada facendo. Serve un nucleo di 2-3 persone che tirino giù le notizie, le traducano, e compongano il giornale. Poi i collaboratori in lingua li troviamo, per commenti e altro. Vedrai che non mancheranno. L’idea non è quella di fare il solito noioso periodico online di commenti e sproloqui, ma di fare un vero e proprio giornale. Con poche notizie: sul mondo, Italia, Sardegna, inchieste, ecc. Un po’ come fai tu, ma su un modulo di giornale online (in rete trovi una quantità di template) anziché in pdf. Oppure vai a vedere alcuni siti di giornali in catalano, o in moldavo, o in curdo. Lo scopo è quello di diventare il PRIMO (e unico) giornale interamente in sardo. Interamente, senza neanche una parola in altra lingua (se non traducendo o riportando nomi ovviamente). Facci caso: non ne esiste neanche uno. Lo so che il terreno è minato, ma vedrai che una volta che cominci, poi piano piano se hai costanza e tenacia ti vengono dietro. I sardi sono così, dovresti conoscerli. Pian piano aggiusteremo anche il lessico, la fonetica, le traduzioni, le varianti etc. Vedrai che la vanità farà il resto: non mancheranno i collaboratori.
Non servono i “tanti”, ti dico che bastano 2-3 persone. Vedrò di trovare qualcuno anche qui. Lo basiamo in Canada, e saltiamo a piè pari tutti gli obblighi di registrazione periodica, Siae e altre palle.
Allora, che dici?
Caro Massimiliano, vorrei, se possibile, far arrivare a Rossella Urru, tramite Tottus in pari , le felicitazioni per la sua liberazione e la partecipazione alla gioia dei familiari e di Samugheo da parte di tutte le donne sarde emigrate, con un caloroso invito ad averla tra noi, quando riprese le forze, vorrà venire a parlarci del suo impegno e della sua esperienza di cooperazione.
Maria Concetta Marceddu, responsabile coordinamento donne Fasi.