di Paolo Pulina
Maddalena Frau, nata a Ollolai (Nuoro) nel 1945, vive a Sanluri (oggi capoluogo, con Villacidro, della provincia del Medio Campidano, VS). Dal 1967 ha insegnato nella scuola elementare delle zone di Cagliari e del Campidano. Si è sempre adoperata nella scuola allo scopo di promuovere e salvaguardare la lingua, la letteratura e la cultura sarda.
Ha pubblicato tre libri di poesie in limba: “Lugore de luna” (2002); “Sas meravillas de Don Bosco” (2006), “Tramas de seda” (2010). Di ogni testo, in ciascuno dei tre volumi, la poetessa ha dato anche la traduzione in italiano (letterale o a senso).
Nel novembre 2011 Maddalena ha presentato le sue opere a Milano nell’ambito della Fiera del Libro e in quell’occasione è stata “scoperta” da diversi sardi emigrati di Milano e della Lombardia. La poetessa è stata recentemente invitata a Pavia dal Circolo culturale sardo “Logudoro”, presieduto da Gesuino Piga, per illustrare le sue divertenti composizioni di intonazione satirica e ironica (contenute soprattutto in “Tramas de seda”) e creare così un clima gioioso nella giornata dedicata alle donne. Mentre nel cortile della sede sociale del Circolo le torronaie Vanda Sau e Francesca Urru (del Circolo “Nuova Sardegna” di Peschiera Borromeo) preparavano un croccante “torrone di Tonara”, nel salone, per più di un’ora, risate e applausi del folto pubblico hanno accolto ogni “pezzo” poetico recitato magistralmente da Maddalena e leggibile sullo schermo a fianco di un disegno (diversi sono stati per tale produzione “artistica” gli illustratori che hanno collaborato con l’autrice) ispirato ai dettami dell’umorismo grafico.
Una volta premesso che tutte le composizioni nascono come canti e ricalcano ritmi tradizionali di antiche melodie religiose e profane del popolo sardo, è giusto in questa occasione descrivere separatamente uno dall’altro i tre libri di Maddalena e riportare almeno un cenno critico su ciascuno di essi e così comprenderne il singolo, specifico valore.
“Lugore de luna” è composto di 75 composizioni raggruppate nelle seguenti sezioni tematiche: “Istoria e leggenda de Ollolai. Ammentos e zogos de pitzinnia”, “Affettos”, “Cantos de bonumori e de allegria”, “Males de mundu”; “Cantos de fide e devotzione”, “Poesias in campidanesu”. La lingua sarda è in prevalenza quella logudorese-centrale, solo nell’ultima sezione è usato il campidanese. Afferma Francesco Casula nella prefazione: «L’autrice denota una naturale attitudine al canto – soprattutto popolare – e al verso che sembra carezzare e coccolare e che nelle liriche più belle tesse abilmente tanto che il suo lavoro si risolve spesso nella cadenza della strofa, nel terso nitore della parola, nel giro musicale della frase».
In “Sas meravillas de Don Bosco” Maddalena Frau racconta i fatti che più la hanno colpita della vita del santo (molto caro alla popolazione di Sanluri) in cento componimenti di versi ottonari ed endecasillabi in lingua sarda centrale-logudorese. Scrive Francesco Casula nella prefazione: «Maddalena Frau vuole celebrare il prete don Bosco, che ama e ammira, ma nel contempo vuole “cantare” un’esperienza umanissima ed esemplare di un uomo – prima ancora che di un santo – meraviglioso, ispantosu, che può e deve parlare anche all’uomo contemporaneo: per spingerlo e sollecitarlo ad essere integralmente più “uomo” oltre che più cristiano».
“Tramas de seda” contiene poesie e filastrocche, ninne-nanne, canti, scioglilingua in due varianti della lingua sarda: logudorese centrale (67 componimenti) e campidanese (26 testi).
Commenta Francesco Casula: «Le roncolate e gli strali – sia pure giocosi – della parodia e della satira di Maddalena Frau si scagliano soprattutto nei confronti della “modernizzazione” della società sarda, tutta giocata all’insegna del consumismo, l’urbanesimo, lo squasso, e lo sconvolgimento antropologico ed etnico causato dall’acculturazione e da modelli estranei all’identità dei sardi».
Matteo Porru aggiunge: «Sa poesia de Maddalena, comente sa cumèdia e sa sàtira de sa stòria eterna de sa cultura e de sa vida, castigat ridendo mores: arriendi e agiudendi sa genti a arriri de is vìtzius e de is difettus suus serbit o podit serbiri meda e non pagu po fài cambiai in mellus avvesus e usàntzias chi cun sa virtudi e cun s’onestadi non podint prus andai d’accordiu».
Sia Casula che Salvatore Patatu,, promotore a Ploaghe (giugno 2010), per conto del Comune e del Comitato per il canto sardo “Antonio Desole” da lui presieduto, del 1° concorso di poesia satirica dedicato al poeta ploaghese Larentu Ilieschi (1913-2005, caposcuola di questo genere poetico), ricordano che Maddalena ha vinto il primo premio con la poesia “S’aipoddu” (“L’ipod”), pubblicata anch’essa in questa terza silloge di versi.
Patatu osserva giustamente che «riattivare, “rifunzionalizzare” oggi poesie, filastrocche, ninnenanne, scioglilingua come si recitavano ai tempi della nostra infanzia, presenta difficoltà inimmaginabili, soprattutto in relazione al linguaggio inadatto a supportare concetti espressi in una società così “tecnologizzata”. […] Ebbene, Maddalena, in una sorta di facoltà poietica, inserisce, con mirabili naturalezza e spontaneità, i termini, anche i più “moderni”, che le necessitano, riuscendo a renderli funzionali alla sua garbata e affettuosa ironia».