CONVEGNO NELLA GIORNATA MONDIALE PER COMBATTERE L'HIV: L'IMPEGNO A CAGLIARI DELLA LEGA ITALIANA PER LA LOTTA ALL'AIDS

Brunella Mocci è la presidente della LILA di Cagliari


di Brunella Mocci

Nella giornata mondiale di lotta all’aids, si è svolto a Cagliari un importante convegno. Convegno importante non solo per la ricorrenza, che è quella di una data ormai nota in tutto il mondo, nata per ricordare le tante persone che sono state colpite dall’infezione e sopratutto quelle che sono morte di aids nel corso degli ultimi 30 anni. Ritengo il dibattito importante non per la celebrazione del passato   ma per l’eccezionalità dell’incontro svoltosi nel presente che spero sia buon  viatico per il futuro. Il convegno è stato infatti il primo pubblico ed istituzionale tenutosi a Cagliari dopo tantissimo tempo.  Un momento importante perchè ha visto dialogare finalmente tra loro, seduti ad uno stesso tavolo, tutti i diversi operatori del territorio, appartenenti al volontariato e ad istituzioni importanti come Provincia e Comune. E tutti gli intervenuti, durante il convegno, sono stati  concordi nell’indicare quali debbano essere le azioni future e necessarie nello specifico tema della prevenzione e lotta all’aids sul nostro territorio.

La Lila (lega italiana lotta all’aids) è stata l’associazione di volontariato che ha organizzato il convegno sollecitata dalla provincia di Cagliari, e precisamente dall’assessore alle politiche giovanili  Marta Ecca, che resasi conto che mai era stato proposta una tavola rotonda sull’aids, ha ritenuto di dover colmare una lacuna istituzionale imbarazzante, promuovendo in prima persona questo 1° convegno nella città di Cagliari.  

Era presente, insieme all’assessore provinciale alle politiche giovanili che ha promosso l’iniziativa anche l’assessore alle politiche sociali, Angela Quaquero, che è intervenuta anche a nome del Presidente Milia.  Ed ha partecipato, con un interessante e chiaro intervento anche l’assessore alle politiche sociali del comune di Cagliari, Susanna Orrù, che ha contribuito a far luce su quelle che saranno le future scelte in questo ambito da parte della nuova amministrazione comunale cittadina.

Noi della Lila abbiamo ritenuto necessario coinvolgere nell’incontro il dottor Francesco Ortu, immunologo, quale importante rappresentante   del policlinico di Monserrato che da anni lavora sul campo, insieme al referente della CGIL Nuovi diritti, Sandro Gallittu, ed al rappresentante dell’associazione Arc di Cagliari, Carlo Cotza, entrambe organizzazioni impegnate nel far crescere una nuova coscienza sociale intorno ai temi ed alle discriminazioni del mondo GLBT.

Per la prima volta quindi le diverse realtà istituzionali e non, preposte alla cura delle emergenze sociali tra le quali anche l’hiv, hanno dialogato di azioni possibili. In una giornata che già di per sé dovrebbe impegnarci tutti ad assumere maggiore consapevolezza  e posizioni concrete sulla prevenzione dell’hiv. Una città in cui le istituzioni non dialogano, non individuano obiettivi e non attivano strategie comuni e concordi per affrontare il problema è una città destinata a fallire sulla prevenzione dell’hiv e dell’aids come su tanti altri problemi di tipo sociale.  Cagliari, purtroppo, è stata per anni una città immobile e negligente sul tema dell’hiv, che ha ignorato il problema come se non questo la riguardasse.

Da tempo, quale rappresentante della LILA di Cagliari per la Sardegna,  sono convinta che il nostro sguardo sull’aids debba cambiare e debba essere differente.  Si devono cominciare a considerare l’hiv e l’aids delle patologie al pari di altre, senza infarcirle di pregiudizi o giudizi morali anche peggiori. Questa è la strada, l’unica strada, per far sì che la sieropositività possa emergere,  perché  possano esserne accolti i bisogni e si possano attivare le risposte più idonee.

Il dialogo e la condivisione di strategie volte a prevenire l’insorgere della sieropositività, così come il favorire l’integrazione e la partecipazione sociale dei cittadini sieropositivi sono elementi chiave, che aprono scenari importanti nella società, in cui ciascuno è chiamato a fare la sua parte con lo stesso senso di responsabilità e consapevolezza.

Per tutti questi motivi si è scelto di dare alla giornata del 1 dicembre un’impronta nuova da parte delle istituzioni , portando all’interno del Palazzo regio, sede della Provincia  di Cagliari e luogo di svolgimento del convegno, lo strumento di profilassi per eccellenza nel contrasto all’hiv: il profilattico.

Dal mio punto di vista è stata una scelta responsabile, scevra da ipocrisie e pregiudizi di tipo morale e religioso.  Per un’associazione come la Lila, che ha sempre dovuto combattere molte ipocrisie per portare il preservativo anche all’interno delle scuole, questa è stata una presa di posizione significativa da parte delle due istituzioni coinvolte. Scelta valida e concreta in quanto a favore di un’informazione corretta e chiara sull’argomento.  Una prima volta che fa ben sperare per il futuro.  La frammentazione delle azioni svolte dai molti soggetti operanti nel nostro territorio unita spesso all’assoluto disinteresse delle istituzioni locali sarde, e nello specifico cagliaritane, nei confronti del problema Hiv/Aids, hanno fatto sì che da 17 anni la Lila, sia rimasta l’unica associazione a battersi realmente per il riconoscimento dei diritti delle persone sieropositive, denunciando spesso abusi e discriminazioni. Facendo al tempo stesso una corretta e solitaria opera di  informazione  e prevenzione nei confronti  di tutti i cittadini quasi fosse l’unico interlocutore rimasto ad essere informato sulle emergenze sociali di lotta e prevenzione hiv/aids.  L’unico in grado di pronunciare il termine PRESERVATIVO, di consigliarne l’uso quale unica forma di prevenzione nei confronti del virus, arrivando anche a distribuirlo gratuitamente (a proprie spese) a tutti i giovani che l’associazione ha incontrato durante i suoi incontri nelle scuole o  nei locali pubblici e nei luoghi di aggregazione sociale.

Le difficoltà affrontate negli anni, che sono tante, non hanno scalfito le forze di un’associazione fatta di persone sieropositive e non, che hanno un obiettivo comune ed unico: la prevenzione della malattia ed il sostegno alle persone che ne sono affette.  

 Negli interventi dei molti intervenuti sono emersi fatti che hanno ripercorso la storia fatta di campagne di comunicazione nazionali spesso esempio di azioni sbagliate o disorganizzate da parte delle istituzioni pubbliche preposte. Ed è emerso chiaramente lo scollamento avvenuto negli ultimi anni tra la politica, le istituzioni non dialoganti tra loro e ancor meno dialoganti con il volontariato sociale, ed il cittadino.  

In questo caso proprio il cittadino, di fronte all’aids, è rimasto solo nel vuoto e nel silenzio più totali.  Oppure soggetto passivo di una comunicazione pubblica scorretta o  reticente, con aspetti quale l’uso del profilattico  volutamente ignorati, per disinteresse, negligenza o visioni politico/morali assolutamente di parte.

Durante il convegno e nella giornata del primo dicembre è emerso quindi in modo chiaro che in un paese come il nostro,  in cui a differenza di molti altri paesi occidentali e non solo, non si fanno più campagne di prevenzione istituzionali e non si fa una informazione chiara a favore del profilattico, non ci si può meravigliare che vi sia una quantità enorme di diffusione sommersa del virus. Diffusione  paragonabile a circa il triplo delle infezioni già accertate dall’Istituto Superiore di Sanità, che in Italia oggi sono oltre 150 mila.  Un sommerso enorme quindi. Fatto di persone soprattutto eterosessuali  che proprio perché ignare continuano ad avere rapporti sessuali senza protezione alcuna, facendo sì che l’infezione continui a propagarsi.   

Tutte le ragioni sono state condivise dagli assessori presenti, i quali hanno riconosciuto la necessità di un cammino condiviso e partecipato con il volontariato. E da qui il proposito di cominciare a lavorare per obiettivi  comuni.  Ritengo quindi si possa considerare questo un avvio importante, un punto di partenza che sia preludio a nuove politiche rivolte alla popolazione, fatte di campagne informative e di incontri sul territorio a cominciare dal coinvolgimento delle scuole e dei giovani, per favorire una nuova coscienza nei confronti dell’aids  e di ciò che rappresenta, nel rispetto della storia e della vita di tutti coloro che ne sono stati coinvolti.

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