di Pierpaolo Medda – L’Arborense
Chissà che effetto fa ricevere, direttamente dalle mani del Ministro della Cultura, uno dei premi dedicati agli studenti universitari più importanti d’Italia. In verità, il professor Lorenzo Ornaghi, lo scorso 29 ottobre non era ancora ministro, ma “semplicemente” il Magnifico Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il premio in questione è l’“Agostino Gemelli”, medaglia conferita annualmente ai migliori studenti della Cattolica, giunto alla cinquantesima edizione. Tra i premiati di quest’anno, per i laureati della facoltà di Giurisprudenza, si è distinta Francesca Lotta, giovanissima dottoressa di Pardu Nou, frazione di Siamaggiore di appena 36 abitanti, che, ormai sette anni fa, ha deciso di prendere i proverbiali “baracca e burattini” per trasferirsi nella sede staccata di Piacenza. “Ho scelto Piacenza perché avevo il desiderio di entrare in una delle Università più prestigiose d’Europa, ma non mi sentivo di affrontare il caos di una metropoli come Milano”, mi confida l’eccezionale (ex) studentessa. “Credo che in parte sia stata la mia fortuna: Piacenza è una città tranquilla, a misura d’uomo, in cui prevale la logica del lavoro. Gli svaghi son pochi e la mia attività di studio è stata incentivata in maniera importante – continua –. Per questo, tuttavia, mi manca tremendamente la Sardegna che, soprattutto quando si è via, con la sua qualità della vita appare ancora più bella e affascinante. Avessi opportunità lavorative, non ci penserei un attimo a tornare”.
Francesca ha superato tutti i trentuno esami non ricevendo mai meno di trenta, e proprio per questo non potevo non chiederle quale fosse il suo segreto, ma, l’unica volta in tutta la nostra chiacchierata, rimango un po’ deluso: il segreto non c’è! “Alla base di tutto bisogna essere metodici. Studiare in maniera continua e dedicarsi esclusivamente all’esame, senza interruzioni o passaggi allo studio di altro. Se non avevo lezioni, sapevo che il mio obiettivo di giornata era studiare cinque ore la mattina e possibilmente fare lo stesso la sera”. Ma è essenziale sottolineare un fatto: essere dei gran lavoratori (nella vita come nello studio) non vuol dire essere etichettati vagamente come dei secchioni. “Mi piace da morire andare in palestra, attività che mi permette di scaricare le fatiche e le tensioni del lavoro; e le uscite con amici e colleghi non sono mai mancate”. Insomma, parafrasando Aristotele, lo studio e lo sport (e non solo) sono la miglior previdenza per la vecchiaia.
“Ho scelto Giurisprudenza perché sognavo di diventare magistrato. Poi, è cresciuta la mia passione per il Diritto ma le prospettive sono cambiate, essendomi dedicata al notariato”. Professione nobile che indubbiamente richiede sacrifici enormi. “Mai come ora, che ho finito il praticantato e sto preparando l’Esame di Stato, posso descrivere leopardianamente il mio studio matto e disperato. Non riesco neanche a quantificare il numero di pagine che ho studiato e devo studiare. Pensa che la media nazionale, relativa al tempo che intercorre tra la laurea e il superamento dell’Esame di Stato, è di sette anni”. Ecco perché i privilegi dell’ordine, che indubbiamente esistono, ritiene siano, comunque, strameritati. “Per diventare notaio si consacrano, dopo la laurea, dieci anni della propria vita, per acquisire una precisione e una conoscenza inimmaginabili del Diritto Civile e Commerciale”.
Tuttavia, non è terminata la vita accademica, continuata prima come collaboratrice della sua docente di tesi, poi con il dottorato di ricerca, sempre in Cattolica. Ancora più encomiabile, se si pensa alle difficoltà che s’incontrano oggi per restare nei ranghi universitari. La tesi, perciò, ha lasciato il segno, posto che ha ottenuto i premi “Giuseppe Gardi”, per la miglior tesi in Diritto Civile, e “Conte de May”, borsa per il miglior studente che ha avviato il percorso notarile. “Quest’ultima è una cospicua somma di cinquemila euro, ai quali però ho dovuto sottrarre milleduecento euro in tasse: è una vergogna, con i sacrifici che si fanno, che si tassino così le borse di studio!” Naturalmente non è mancato un premio prima di laurearsi, come miglior studentessa del biennio, conferito dal Rotary locale.
Prima di chiudere, guardando la foto della premiazione, e rendendomi conto che i premiati del “Gemelli” sono pressoché tutte donne, le chiedo come mai, secondo lei, questa premiazione non rispecchia l’attuale società italiana. “In realtà mi avrebbe sorpreso il contrario. Se penso al mio percorso universitario, ho sempre visto che le donne hanno maggiore serietà e dedizione allo studio. Mi auguro che progressivamente si abbandonino certi pregiudizi e si riconosca la realtà dei fatti, senza che, ad esempio, la maternità sia un freno alla crescita professionale”. Però, non parlatele di quote rosa: “È come se alla donna fosse riservato un posto che da sola non sarebbe in grado di conquistarsi. L’importante è che ci sia sempre una valutazione imparziale ed equa”. Siamo sicuri che Francesca, donna di Sardegna, sarà un importante tassello della futura classe dirigente, nella speranza che, smentendo l’altro stereotipo della “fuga di cervelli”, possa tornare nella sua (e nostra) amata Isola.
Cari Amici,
Gia che tra poco il Natale e Anno Nuovo sarà con noi estendiamo a tutti voi e le vostre famiglie i nostri più calorosi e sincere auguri di un Buon Natale e Buon Anno.