di Claudia Sarritzu
È mentre guardavo la noiosissima partita del Cagliari che uno striscione per metà rosso e metà blu mi ha ricordato di Rossella Urru.
È triste ammetterlo, anche un po’ imbarazzante, ma Rossella, 29 anni, sarda di Samugheo, laureata a Bologna e cooperante del Cisp nei campi profughi dell’Algeria, è stata rapita nel momento sbagliato, in un’Italia distratta dalla drammatica crisi e in una Sardegna che non sa più indignarsi per i suoi conterranei rapiti. È assurdo scriverlo ma Rossella è stata sequestrata nel luogo più dimenticato, un’Africa che non ci è mai interessata se non per lavarci la coscienza e che oggi “in tempi di crisi” non ci ispira più neanche quel senso di colpa che ha prodotto per decenni l’elemosina che le abbiamo offerto, mentre siamo concentrati sul nostro spread.
Così restano le persone, quelle partite, quelle che nonostante Rossella, Francesco e tanti altri continueranno a partire. A portare la solidarietà del nostro Paese così viva in ogni catastrofe naturale e che solo nelle aule parlamentari fra scontri di interesse e di casta lontani dalla popolazione, sembra non esistere.
Perché Rossella non vale gli altri rapiti? Perché in questi terribili mesi che ci hanno sterilizzato i sentimenti e l’umana pietà, dove borse, finanza ed economia spietata hanno regnato nelle nostre teste, di lei ci ricordiamo grazie ai tifosi del Cagliari? Rossella non era una giornalista famosa, non frequentava ambienti intellettuali capaci di creare una rete di impegno e mobilitazione che rievochino il suo caso, non ha dietro associazioni di spicco e non è stata rapita dentro un conflitto di cui noi facciamo parte. Non era lì per una guerra famosa dove esportavamo la democrazia, aveva scelto quelli dimenticati da Dio, al punto che anche il suo sequestro nonostante tutti coloro che si stanno battendo per ricordare la sua causa, resta all’ombra, semi sconosciuto. Ha avuto un’altra sfortuna Rossella, quella di un Governo tecnico che non può, né ha interesse a fare propaganda, nessun politico che ci guadagna a rilasciare interviste per affermare che si sta facendo tutto il possibile per lei alla Farnesina.
Rossella ha questa faccia pulita nelle foto, che ti viene da inchinare il capo e farti il segno della croce anche se non credi. Abbiamo impressa nel sangue, nei secoli, nella cultura, un’iconografia cristiana che solo a guardarla ci sembra la Madonna del Michelangelo. Degli occhi suoi e di Francesco ti rimane addosso la serenità che trasudano, quella mancanza di tensione verso la gloria e la notorietà che invece appare in tanti altri. Sono volontari, gente che non ci guadagna nulla, che all’oscuro lavoravano e dentro lo stesso buio vengono dimenticati. Il viso della sua mamma fa invidia. Pochi di noi vedranno il proprio genitore così fiero, sereno, e in pace, nonostante il terribile dolore che la paura infligge, parlare di sua figlia con una speranza contagiosa.
Stringiamoci attorno a queste storie di coraggio e ritroveremo in un futuro prossimo l’amore per il nostro Paese senza più sentirci poveri, soli ed apolidi.
HOLA per ROSSELLA !!!! Tottus in PARIS 🙂