I LIBRI DI MARIO ALBERTO DELOGU (SARDIGNOLO) E NELLO RUBATTU (PIERRE) PRESENTATI AL CIRCOLO "QUATTRO MORI" DI LIVORNO

Nello Rubattu e Mario Alberto DeLogu

Nello Rubattu e Mario Alberto DeLogu


di Giampaolo Pisanu

Presso la Sede Sociale dell’Associazione Culturale Sarda “Quattro Mori” di Livorno, onorata dalla presenza di numerosi convenuti, personalità, soci oltre a tanti simpatizzanti livornesi, testimoni della bella integrazione in atto  sono stati presentati, gli Autori di due opere letterarie che, ancora una volta, enfatizzano  l’amore di tutti noi per la nostra Terra. Gli scrittori sono Mario Alberto DELOGU con “SARDIGNOLO” e Nello RUBATTU con “PIERRE”. Il Presidente dell’ Associazione Antonio Deias ha ringraziato il pubblico e dato il benvenuto agli Autori, prima di dare il via alla presentazione dei due Volumi, preanuncia un incontro che proietterà tutti  in un inatteso universo socio/culturale, sardo esplorato con accentuata arguzia ed ironia, oltre ad una totale immensa affezione alla Sardegna.

“ SARDIGNOLO” di Alberto Mario DELOGU. Alberto Mario Delogu, sardo, grande ed eclettico studioso, agronomo,economista,broker internazionale, attore, caporedattore di importanti riviste e periodici, è,  oramai, anche  affermato e noto giornalista ed autore disaggi e raccolte poetiche con i quali ha  meritatamente raggiunto prestigiosi obiettivi e guadagnato numerosi e gratificanti riconoscimenti e premi. Ne troverete giusta traccia in questo  volume edito dall’Editore  “Angelica”. E’, quindi con grande onore, ammirazione  e, devo riconoscerlo, timore reverenziale,  che mi accingo ad anticiparvi,  in grande sintesi, quanto Alberto Mario Delogu ha esplicitato in questo suo racconto epistolare:   “SARDIGNOLO”. Analisi appropriata; immagini e concetti espressi negli scambi epistolari a  forti tinte;  luoghi comuni esaltati ed esagerati, nei quali,  credo, tutti noi Sardi,abbiamo sviluppato la nostra “sardità”, dissacrati da una rappresentazione impietosa; ricordi, impressioni, considerazioni che trovano origine e spunto dalla immagine che Mariano, in tanti anni  di lontananza spaziale e temporale, si è cucito addosso , utilizzando a piene mani, quali filo, ago e  tela,  i colori unici della nostra  terra, l’impeto  sferzante del nostro vento, i profumi esclusivi della nostra erba , lo splendore del nostro mare, la pace di improvvisi e lunghi momenti  di silenzio della natura all’ombra della maestosa, inequivocabile testimonianza della saggezza dei nostri nuraghi e dei nostri eterni  monti. Ecco, quindi,  Mariano (alias Alberto Mario Delogu), emigrato sardo in Canada, che dialoga per posta con Bachisio, in Sardegna, con un esclusivo personalizzato intercalare “Sardo” che avviluppa i lettori con battute che paiono colpi di scalpello sul granito della nostra terra  e, mi piace sottolinearlo, vampate  di grande e  vero amore e nostalgia per la “ madre” che, volenti o nolenti, ci accomuna, ci unisce, e ci legherà  per sempre. E, poi, cadrete nell’eterno contrasto tra il desiderio di affermazione della “Sardità”e quanto viene offerto  di nuovo, di comodo, ma che ha sapore di mancanza della umanità “Sarda”: gli agi,  lo sviluppo consumistico, l’indifferenza per gli altri, ecc… Ancora, percorrerete  il  tremendo rifiuto di parlare, sapere, sviscerare la nostra storia, stupendamente gloriosa,  dovuta  all’indomito coraggio dei sardi, sempre vincenti,per costruire  un  valido processo storico, economico, culturale quale pare che, solo  in lontananza,  siamo capaci di fare,  pur denigrandoci e piangendoci addosso,  allorquando  il piroscafo o l’aereo   si allontanano irrimediabilmente conla nostra profonda tristezza e le nostre insopprimibili  nostalgie.  Ma, ora termino: Alberto Mario Delogu,  ben  più appropriatamente colmerà le deficienze di questa presentazione e Ci svelerà  la conclusione di un  racconto che non può  terminare  qui, anzi costituirà la  base per  parecchi positivi spunti di cambiamento verso una reale unità  e finalmente risplendente  identità sarda,quale essa è,  ovunque viviamo.

 “ PIERRE “ DI NELLO RUBATTU. Anche Nello Rubattu, come tanti di noi e Alberto Mario DeLogu ha lasciato la nostra terra giovanissimo, a diciannove anni, per  vivere in varie città del nostro settentrione, Bologna, Modena,   Milano, Varese e d’Europa, Parigi e Bruxelles. Poliedrico studioso e affascinante interprete delle sue profonde radici isolane, si è espresso professionalmente,  con successo, quale addetto stampa  per importanti Aziende Nazionali. Nel 2006, ha pubblicato, con un titolo in sassarese,  il Romanzo “Hanno morto a Vinnèpaitutti” (edito da IL MAESTRALE) che, tradotto per i non originari di Sassari, significa: l’hanno ucciso, a c’è n’è per tutti. Qualificare eclettico Nello, e’ riduttivo se si considera il suo amore per i maudit francesi, l’interesse per le culture slave, scandinave e sudamericane delle cui letterature diviene attento studioso e profondo conoscitore, scavando nelle loro differenti caratteristiche sociologiche ed umanistiche e immergendosi nei movimenti musicali  indigeni.  In particolare, ama trarre interessanti  spunti  di studio e di osservazione dalle musiche, ancorchè modeste,  ma esclusive testimoni dei sentimenti popolari, di piccole bande  slave,rumene, yiddish e quelle  blues delle campagne, non tralasciando, peraltro, cantautori del calibro di Georges Brassens, Jacques Brel, Joaquin Sabina e Vladimir Vysotskij, la “fadista” Mariza, l’ascolto di vecchi rebetiko, tanghi immergendosi nel fascino dei caffè mediterranei, nella melanconica tenerezza della milonga o l’effervescenza della payada dei gauchos.  Personalmente, si è espresso con successo in divertenti e toccanti ballate sassaresi.  E’ uno spirito libero, direi alquanto  “bohemien”, Nello : non apprezza l’eccessiva lontananza dalla realtà di tanti, forse troppi  altri scrittori italiani, definiti “molto lontani da un uovo alla cocque” , ama la vita nelle sue espressioni più vere,genuine e incontaminate, legate alla pace ed all’amicizia verso persone con le quali condividerne il  gusto, per sempre. E proprio  così, con coerenza, l’ Autore si ripropone in “PIERRE”, con il suo insaziabile desiderio di stabilità negli affetti, così come  nella terra ove desidera godere appieno  della propria libertà. PIERRE, infatti, sedicente  “lu franzesu”, protagonista del romanzo, narra la sua esistenza come un rifrangersi di avventure  intrecciate tra i terrificanti dolori e difficoltà della Grande Guerra ed i tremendi e traumatici pericoli corsi nella  Legione Straniera, ed il costante girovagare per  il mondo alla ricerca dell’appagamento della bramosia che gli tormenta da sempre, anche se inconsciamente, l’animo: il desiderio di sentirsi in un luogo suo, cui donare la propria identità e farne parte integrante.  Così, Lu Franzesu ritorna a Marsiglia, nel quartiere di Le Panier, ad immergersi in una a lui ben  nota atmosfera, ricca di rumori, profumi,  personaggi d’ogni tipo ed estrazione,  abitudini lasciate e sentimenti già vissuti. Ma tutto questo non basta a sedare quella sete che gli arde nel petto e che solo un luogo può estinguere, la piazza per antonomasia di Sassari: PIAZZA TOLA. In quel grande, seppur ristretto spazio dove finalmente  riapproda, Pierre si riappropria del proprio io identificandolo con la piazza stessa che diventa finalmente, definitivamente,la casa, il laboratorio delle sue attività, il “ confessionale “ delle persone che vi circolano e si confidano, senza patemi o paure di riceverne inappellabili e non desiderate sentenze di giudizio. Confidenze sommesse, racconti, storie di vite ormai trascorse, oppure ancora latenti negli animi di persone che tardano a  vederle finire: tutto, però, senza arrivare ad esprimere inutili ed indesiderati giudizi. Un intreccio di esperienze, in definitiva, scambiate senza clamori, con rispetto assoluto verso gli altri simile a quello che la folla, che “vive” perennemente con Pierre, in Piazza Tola,  gli offre.  Per sempre. 

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