di Bruna Murgia
La giornata piovosa non ha impedito ad una folla numerosa di recarsi presso il Circolo Gennarrgentu ad ascoltare le liriche della poetessa sarda accolta dal Presidente del Circolo Salvatore Fois, dall’Assessore alla Cultura Carmen Bonino e dall’Assessore alle Pari Opportunità Nora Merlo del Comune di Nichelino (TO). È un omaggio ricco di significato quello che il Presidente rivolge a tutte le donne in sala, in cui è esplicito l’invito ad essere più presenti e partecipi nella vita dei Circoli e nella società, prima di lasciare la parola all’Assessore Bonino che fa proprio il pensiero del Presidente. Le donne nella quotidianità hanno il “compito più elevato nel mondo politico, sociale, professionale che passa attraverso la formazione e la tutela delle proprie origini ”, quali valori da contestualizzare nella crescita quotidiana. Le fa eco l’Assessore Merlo che riconosce alle donne sarde, e alle donne in generale, l’importanza dell’autenticità e la forza delle radici di un legame mai reciso con la Terra d’origine e che ritrova “sul volto dei presenti e nelle azioni concrete dell’attività del Circolo”.
Un riconoscimento corale delle rappresentati dell’Amministrazione Comunale alla presenza della Sardegna nell’Unità d’Italia e per questo nel 2011 la Festa della Donna si concretizza anche nel ricordo di tutte le madri, sorelle e spose di quei soldati che hanno contribuito, molti con la vita, a fare dell’Italia un solo e unico indivisibile Paese, a dispetto di chi vede nelle differenze argomenti di separazione.
La forza e la resistenza delle donne è tutta nelle liriche di Anna Cristina Serra in cui emerge il grido di una Terra silenziosa abituata a lottare senza troppi clamori con la tenacia e la voglia di ricordare al mondo la propria esistenza. Donne che tornano, tra gli altri, nei versi de “Ninna Nanna pipiu…”, di “Monti mannu”, in quelli di “Su citiri nasciu innoi” e impregnano l’aria della sala gremita di spettatori attenti. La poetessa sarda scrive del silenzio che da sempre accompagna e connota le gesta della sua gente e il peso che assume nella vita di ognuno. L’importanza delle donne che si ritrovano al fiume a lavare i panni propri e altrui e la sacralità delle loro preghiere. La scrittrice omaggia i poeti Benvenuto Lobina e Cicittu Masala e ricorda la presenza delle donne nella loro poesia. Con voce rotta dalla commozione ricorda l’impegno e il sacrificio delle donne di Pratobello e chiunque può constatare quanto le stiano a cuore le condizioni sociali della sua gente e delle donne in particolare.
Nella sua ultima opera “Luna cantadora” (La biblioteca di Babele, EDS) sono raccolte alcune delle sue poesie che incantano il lettore e lo avvolgono nel ritmo della sonorità filologica dei versi capaci di avvicinare un pubblico eterogeneo, e non solo sardo.
Anna Cristina Serra ha scelto di scrivere i suoi versi in lingua sarda nella consapevolezza che ci vorrà ancora del tempo prima che il legislatore intervenga a fa sì che la promozione dell’idioma del luogo trovi un giusto riconoscimento culturale dentro e fuori dell’Isola. La lingua in poesia, la poesia in lingua come una grande madre che porta sulle spalle il peso dell’appartenenza alla Terra e che nessuno mai potrà recidere. Cita una figura retorica che vede un’anziana donna tenere sulle spalle una moltitudine di altre donne via via più giovani, che hanno il compito di curare adeguatamente le radici dell’albero cui appartengono.
Anna Cristina ha un sorriso aperto, cordiale, e parla col cuore ai presenti. Si ferma a conversare con ognuno e per ognuno ha un saluto da dare e portare in quella Terra che a volte appare lontana solo a chi tale la vuole sentire.
Molte le domande che il pubblico ha posto alla poetessa e per ognuna lei ha trovato parole oneste sul piano intellettuale, perché tutti gli argomenti proposti la vedono coinvolta in una personale ricerca di donna e di madre, di fronte a fenomeni che richiedono risposte urgenti che tardano ad arrivare, come l’attesa di soluzioni ai gravi problemi del lavoro in Sardegna e ovunque nel Paese. Ma la giornata del Gennargentu è dedicata anche ad altri aspetti della cultura sarda e non potevano mancare il suono struggente della fisarmonica e il ritmo dei balli tradizionali del gruppo dei sardi residenti in Torino e cintura del Circolo di Rivoli, vestiti con costumi tradizionali, e c’è anche lo spazio per mangiare is zippulas fatte da alcuni uomini del Circolo. Anche questi sono omaggi alle donne, unitamente alla poesia e al profumo di una primula che ognuna porterà con sé.