LA LIBERTA' DI PAROLA SECONDO MORATTI: LE CONTROVERSIE AMBIENTALI SULLA SARAS A SARROCH


di Michela Murgia

Al prossimo che viene a parlarmi di nuovo della liberalità dei Moratti ho intenzione di regalare un biglietto di sola andata per il luogo comune dove tutti vorremmo veder finire i seccatori di ogni latitudine. Perché non ci vada senza consapevolezza, prima gli ripeterei quello che ho già più volte scritto qui e altrove: non solo che quando uscì il film Oil sulla raffineria di Sarroch cercarono inutilmente di inibirne la distribuzione perché non volevano che i suoi contenuti venissero visti da qualcuno, ma anche come in questi giorni stiano cercando di fare lo stesso con Giorgio Meletti, il giornalista autore del libro “Nel paese dei Moratti” di cui ho consigliato a suo tempo la lettura. Il 13 dicembre in un lancio Ansa si annunciava infatti come Gian Marco e Massimo Moratti, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Saras, abbiano dato mandato ai propri legali di agire contro Meletti e il suo editore Chiarelettere per difendere il discutibile diritto di non essere criticati. Fin qui ci sta, uno ha un affare che presenta ombre di rilevanza pubblica, l’altro glielo critica, se la critica è infondata lo si scrive a propria volta, se quella infondatezza è anche lesiva invece lo deciderà un giudice. Ma nella richiesta dei Moratti c’è anche un elemento in più, che la dice lunga sul valore assegnato dai due fratelli alla libertà di opinione e di espressione altrui. Nel mandato non sono infatti chiamati in causa solo Meletti e Chiarelettere, ma anche i “mass media che, in qualsiasi forma e sede, allo stesso abbiano dato o diano spazio e risalto”, si legge in una nota. Quindi non solo quelli che il libro lo hanno scritto e pubblicato, ma anche chi lo ha recensito su un giornale, su un portale o su un blog molto seguito, chi ne ha parlato ad un pubblico fisicamente presente o tramite una radio o una tv, o magari quanti su una comunità virtuale hanno dichiarato di averlo letto e lo hanno consigliato agli amici. Anche i librai, a questo punto, dato che si sono permessi di metterlo in vendita. E perché escludere quei superficiali di tipografi che hanno osato stamparlo senza tenere conto del fatto che contenesse critiche ai padroni della raffineria? Tutti devono tacere, oppure tutti devono rispondere di aver aperto bocca per dare spazio o risalto a qualcosa di critico nei confronti dei petrolieri Moratti. Come prova di liberalità non c’è proprio male. E pensare che circa un mese fa, suppongo a seguito del mio interessamento pubblico per la Saras, ho ricevuto una telefonata in cui mi veniva porto l’invito del direttore della Saras ad incontrarlo affinché potesse illuminarmi sui lati positivi della raffineria che i miei pregiudizi mi avevano forse sino a quel momento impedito di vedere. Ho rifiutato il garbatissimo invito chiarendo che se ho posto degli interrogativi negli articoli in cui ho parlato della Saras, non è stato certo a titolo personale. Alle questioni di rilevanza pubblica si risponde in pubblico, non tête à tête, ma nell’unica occasione pubblica in cui insieme alla giornalista Rai Roberta Mocco abbiamo cercato di parlare con qualcuno della Saras per conoscere il loro punto di vista sulle questioni sollevate dal libro di Meletti, l’ufficio stampa della raffineria ha chiesto di vedere le domande prima. Se non avete paura delle denunce dei Moratti, a Natale fate un atto di protesta civica: comprate il libro che loro non vogliono veder distribuito, e magari dategli spazio e risalto sul vostro blog, o su facebook, o su anobii. Così, tanto per.

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