LA PRESENZA A STOCCARDA DELL'ASSESSORE AL LAVORO DELLA REGIONE SARDEGNA: L'INTERVENTO DI FRANCO MANCA AL CONGRESSO DEI CIRCOLI SARDI IN GERMANIA

Francesco Manca, Assessore al Lavoro Regione Sardegna

Francesco Manca, Assessore al Lavoro Regione Sardegna


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È un tecnico, non un politico, anche se politici si diventa subito dopo la nomina. All’assessore regionale del Lavoro Francesco Manca non fa certo difetto l’esperienza, perché, tra l’altro, a lungo ha diretto l’Osservatorio economico della Sardegna.  Un passaggio del suo intervento, però, ha suscitato qualche perplessità tra gli ascoltatori, quando ha affermato che, poiché il pagamento degli affitti per le sedi dei circoli assorbe la maggior parte del finanziamento regionale, si potrebbe pensare a chiudere i circoli e riunirsi, poniamo una volta al mese, in un albergo cittadino, così come è stato fatto oggi. L’ha detto a proposito della necessità del ricambio generazionale, e della difficoltà di attirare i giovani nei circoli. Ma, in molti si sono chiesti, senza il circolo come si fa a richiamare i giovani? L’assessore ha poi precisato che l’ipotesi non riguarderebbe tutti i circoli ma solo quelli che non funzionano. Al di là di questo, l’intervento dell’assessore è stato quasi completo, essendosi soffermato sui temi di maggiore attualità: “Quella dell’emigrazione – ha detto – è un’organizzazione molto complessa, che sente l’esigenza di superare, in un percorso democratico, tutte le difficoltà. E questo, soprattutto, con il dialogo. Perciò vi chiedo di partecipare ai lavori di formazione della nuova legge, che non è certo un cammino facile”, ed era quanto i sardi in Germania si aspettavano dicesse.
Con riferimento alle associazioni di tutela, l’assessore ha sottolineato come sette sono troppe e alcune non hanno neppure una targhetta nei locali per i quali la Regione paga il fitto. “Bacchette magiche – ha proseguito – non ne abbiamo. I problemi sono tanti e di non facile soluzione, perché le cose cambiano con velocità straordinaria.  Pensate all’economia finanziaria, dove c’è stato un pauroso calo del prodotto interno lordo e occorrono 6-7 anni per recuperare quello che si è perso in un anno. Pensate: solo i pastori chiedono 250 milioni di euro e se glieli dessimo non potremmo intervenire in altri settori economicamente importanti, come l’artigianato o il turismo. Per l’emigrazione abbiamo stanziato, lo scorso anno, quattro milioni e mezzo di euro, più di ogni altra regione in Italia. Però la legge che determina anche gli incentivi è vecchia e va cambiata. Infatti non si parte più con la valigia di cartone, ma con il cervello pieno di idee. Purtroppo abbiamo vissuto solo sul debito pubblico, e per questo viviamo nella crisi finanziaria, che produce un tasso di ricchezza inferiore a quello del passato, perché abbiamo speso di più rispetto a quanto ci fosse consentito. Per questo dobbiamo cambiare anche il sistema che regola l’emigrazione, il cui mondo non è omogeneo ma si sviluppa a macchia di leopardo. L’emigrazione sarda in Argentina, per esempio, è fuori dal mondo del lavoro, perché l’età media degli ex lavoratori supera i 70 anni. E noi, oggi, dobbiamo garantire le alternative, soprattutto nel campo economico”. Raccogliendo le critiche portate alla burocrazia della Regione, l’assessore ha detto: “È giusto che i funzionari che devono erogare ingenti somme ci vadano con calma perché, in caso di errore, rischierebbero il proprio capitale personale ed è chiaro che la contestazione è rivolta alla procedura, non al risultato. Ad ogni buon conto mi impegno a convocare un’apposita riunione con gli Uffici e la presidenza della Consulta per risolvere tutti i problemi”. Poi la Consulta (“Credo che il rapporto tra consultori e base non sia dei migliori”) e i giovani. Per i giovani abbiamo stanziato consistenti somme, 590mila euro per progetti, ma nessuno si è fatto avanti, e circoli e federazioni non hanno risposto. Ciononostante pensiamo di istituire un fondo di solidarietà per chi ha bisogno e per gli anziani. Entro vent’anni, comunque, i circoli, che devono essere aperti anche ai locali, agli amici dei sardi, sono destinati a sparire. È la conseguenza del villaggio globale, che ci impone un percorso che garantisca la salvaguardia del futuro e faccia sì che i giovani non lascino più la Sardegna”

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