di Lanfranco Olivieri
«Il turismo sardo ha bisogno di interventi profondi: manca l’organizzazione e il collegamento fra i territori, mentre ci sono poche risorse per la promozione e gli utili aziendali si assottigliano di anno in anno». Il grido d’allarme arriva dalle aziende dell’Api sarda, riunite in un convegno dal titolo: “Il futuro del turismo in Sardegna”. Anche i numeri del comparto non sono soddisfacenti: sono solo 194 mila i posti letto, a fronte di 12,5 milioni di presenze turistiche all’anno. La conseguenza è inevitabile: il peso sul Pil del settore resta basso (all’8%) e mostra un ritardo di sette punti nel confronto con la media nazionale (al 15%). «È necessario intervenire al più presto», lamenta Salvatore Angius, presidente dell’Unione turismo di Confapi e Api sarda. «È da 50 anni che parliamo di destagionalizzare il prodotto Sardegna, ma niente ancora è stato fatto. Serve una nuova strategia per uscire dalla crisi». Qualcosa sul fronte politico si sta muovendo. Come spiega il capo di gabinetto dell’assessorato del Turismo, Franco Sergio Pisano, «la Regione ha appena varato un disegno di legge per il riordino della ricettività nell’Isola. Inoltre, si stanno valutando proposte di legge che puntano ad elevare la qualità dell’offerta». Anche la legge 40, in materia di aiuti agli alberghi, sarà rifinanziata, «ma con un sistema di incentivazione diverso», spiega Pisano. In altre parole, si dirà addio ai contributi a fondo perduto e si favoriranno quelli in conto interessi, che prevedono mutui agevolati per chi investe e chi tiene aperto non solo d’estate. Ma non solo. La nascita dello Sportello unico per le attività produttive (Suap) consentirà un’accelerazione sul fronte delle concessioni edilizie, anche per quelle relative ai nuovi alberghi. L’altra urgenza è sopperire al vuoto lasciato dallo scioglimento dell’Esit e degli Ept (gli enti provinciali per il turismo), decretato dalla vecchia giunta Soru. Oggi il compito di informare e promuovere il territorio è in capo a ogni Provincia. Ma, secondo le aziende dell’Api sarda, non c’è coordinamento. Il risultato è preoccupante: il turista che arriva a Cagliari riceverà soltanto chiarimenti sull’offerta della provincia e niente più. «Stiamo lavorando a un unico call center regionale che dia tutte le risposte utili al turista», commenta Pisano. Scommette invece sul turismo nautico Franco Cuccureddu, consigliere regionale, leader del Movimento per le autonomie e sindaco di Castelsardo. In una proposta di legge, Cuccureddu sottolinea «il ruolo decisivo della portualità: un’infrastruttura ancora inadeguata per le ambizioni di sviluppo del turismo isolano». Il diportista «spende in media 30.499 euro in un anno. Nei principali porti sardi», precisa Cuccureddu, «la spesa media giornaliera per ogni passeggero imbarcato nei maxi yacht in transito è di 1.850 euro, contro i 240 euro spesi da un turista che alloggia in un albergo a 5 stelle. Insomma», aggiunge Cuccureddu, «il diportista è oggi il turista con la maggior capacità. Di conseguenza, le strutture adibite alla portualità appaiono le più idonee, se dotate di opportuni servizi, per attuare efficacemente una politica di redistribuzione del reddito sul territorio». Un’ulteriore spinta al settore può arrivare dal sistema bancario. «Il credito di imposta e la possibilità di rinegoziare i debiti sono gli strumenti che la Regione vuole mettere in campo per sostenere gli imprenditori in crisi», osserva Antonio Tilocca, presidente della Sfirs. «Per raggiungere l’obiettivo», spiega Enrico Gaia, numero uno di Sardafidi, «si potranno utilizzare anche le garanzie offerte dai consorzi fidi, necessarie per favorire l’accesso ai prestiti bancari». In ogni caso, conclude Giorgio Mazzella, presidente del Banco di Credito Sardo, gli imprenditori vanno aiutati con interventi più radicali: «Al turista non basta venire in Sardegna e alloggiare in un bell’albergo: chi viene in vacanza chiede divertimento, svago e cultura. Tutti servizi che la Regione deve contribuire a creare».