di Cristoforo Puddu
Carlo Carretto, splendida figura cristiana di “uomo della parola e della penna” usati con vigore e determinazione per comunicare senso civico e la sua originale esperienza di fede, nasce ad Alessandria il 2 aprile 1910 da una famiglia contadina originaria delle Langhe. Trasferitisi a Torino -è terzo di sei figli e quattro seguiranno la vocazione religiosa- si stabiliscono in un quartiere periferico dove frequenta, con tutti i fratelli, un oratorio salesiano che definirà la formazione religiosa e sociale. Lo spirito salesiano sarà presente già nella sua prima esperienza lavorativa, insegnante diciottenne a Gattinara (Vercelli), ma è la frequentazione dell’Azione Cattolica giovanile torinese e l’amicizia con il presidente Luigi Gedda -il cui primo incontro e il vivacissimo ritratto di medico, dell’uomo e del cristiano verrà descritto dal Carretto nel volume “Incontro al domani” (Editrice AVE, Roma,1943)- che plasmerà e determinerà significativamente le azioni future. Pur continuando l’insegnamento elementare, nelle sedi di Sommariva Bosco (Cuneo) e a Torino, prosegue gli studi e consegue la laurea in storia e filosofia. Nel 1940, vincitore di concorso per direttore didattico è assegnato a Bono, ed inizia la breve e intensa parentesi sarda che si rivela di grande interesse umano e di prodigiose realizzazioni da “uomo della Povvidenza” per la comunità goceanina. Le scarne notizie relative agli anni 1940/1942 sulla permanenza di Carlo Carretto nel centro della “Costera”, nella quasi totalità delle schede biografiche, evidenziano solo il fatto che dopo poco tempo “viene dispensato dal suo incarico per contrasti col regime fascista, dovuti al carattere del suo insegnamento e per l’influsso che esso esercita al di fuori della scuola”. Subisce un esilio-trasferimento a Isili, per disposizione prefettizia, che si risolve in poco più di un mese (ottobre-novembre 1941) con il ritiro del provvedimento per le proteste della popolazione e conseguente ritorno a Bono del prof.Carretto; ritorno rievocato dalla tesserata A.C. Luigina Cossu -in occasione degli 80 anni del Circolo Giovanile Cattolico “Antonio Biddau”- che ricorda: “Aveva i giovani dalla sua parte. Tutti gli uomini e le donne scesero alla stazione e lo riportarono in paese sulle spalle, tra grida gioiose e canti”. Le motivazioni della stima collettiva verso Carretto si colgono anche dalle parole della tesserata A.C. Geltrude Piroddi: “Era un uomo molto buono, si privava di tutto per donarlo ai poveri. Ha regalato anche le sue scarpe e le camicie che poi si faceva rimandare a mezzo pacco postale dalla mamma”. Da cosa derivasse la considerazione generale di cui il direttore didattico godeva tra la popolazione ci è chiaro dalle parole di Tonino Nurra -appassionato cultore di storia locale, amministratore comunale con delega di assessore per circa ventanni ed ex dirigente postale ora in pensione- che elenca le opere promosse e realizzate sorprendentemente in breve tempo dal Carretto: “Un oratorio con sala parrocchiale per l’educazione cristiana della gioventù (una prima bozza di statuto è redatto il 15 giugno 1941); il cine-teatro “Gina Rovera”, costruito sul terreno dell’antico zimitoriu adiacente alla Chiesa Parrochiale di San Michele Arcangelo e attualmente in fase di radicale ristrutturazione; l’orfanatrofio maschile e femminile. Mentre sul colle storico di San Raimondo, nel vecchio rudere dei Mercedari oggi struttura bibliotecaria, sognava di realizzare un centro studi e ritiro per religiosi”. Nurra, con dirompente entusiasmo, prosegue tra ricordi personali e aneddoti ma è la seguente precisa affermazione a sorprenderci: “La verità sulle ragioni dell’allontanamento da Bono di Carlo Carretto, ufficialmente mai chiarite, necessitano di una nuova rilettura, non solo di carattere politico, perchè conseguenti alla conflittualità con i meres tradizionali, che vedevano minato il loro potere di predominio e controllo sulla comunità, dall’invito diretto al rispetto del giusto salario per i lavoratori. Carretto era infatti una guida sui diritti sociali, s’interessava alle problematiche personali e svolgeva un volontario ruolo di patronato; stava insomma proponendo un’altro mondo di rapporti,di valori ed emancipazione. Subì calunnie e attacchi, da cui si difese con discrezione, mentre la stima da parte dei bambini e dei giovani era assoluta”. Nell’immediato dopoguerra, con la delibera 25 del 21.07.1946, il Consiglio Comunale di Bono, guidato dal Dr. Giuseppe Tiana,conferisce per acclamazione la cittadinanza onoraria al prof. Carlo Carretto evidenziando e riconoscendo “i meriti di filantropo disinteressato” e “l’entusiasmo che egli prodigava per l’educazione della gioventù nei corsi serali di istruzione degli analfabeti” o “nel circolo da lui creato con profondo spirito cristiano”; con la targa collocata nella piazza Carretto il 20.04.1991 si sottolinea invece “il messaggio di amore e speranza” attivato dal direttore didattico nei tragici anni del secondo conflitto mondiale e l’impegno per promuovere “cultura, elevazione umana e alto spirito di fraternità cristiana gettando il seme di opere sociali”. Con l’abbandono della Sardegna la vita di Carlo Carretto segue un nuovo corso d’impegno nelle file dell’Azione Cattolica, dell’Associazione Nazionale Maestri Cattolici e nel 1946 diviene presidente centrale della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC). Sviluppando un’attivismo d’eccezionale intensità organizza a Roma -nel 1948 in occasione dell’ottantesimo anniversario fondativo dell’Azione Cattolica- una manifestazione di 300 mila giovani, ricordata come l’adunata dei “baschi verdi”, e promuove la nascita del Bureau International de la Jeunesse Catholique. Nel 1952 a seguito contrasti di carattere politico si dimette da presidente della GIAC e ricerca nuove vie d’impegno nel laicato cattolico. Intanto matura la decisione di entrare nella congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù, fondata da Charles de Foucauld, e l’8 dicembre 1954 raggiunge l’Algeria per seguire il noviziato a El Abiodh; dieci anni di vita eremitica nel Sahara raccontata con profondità nel libro “Lettere dal deserto”. Ritornato in Italia vive con partecipazione diverse realtà sociali (si ricorda un periodo di presenza nella zona mineraria dell’Iglesiente di San Giovanni-Bindua e la puntuale visita a Bono: non vi tornava dal 1950, quando era una personalità richiestissima come padrino di Cresima) per poi stabilirsi definitivamente nel 1965 a Spello (Perugia), dando vita ad una comunità d’accoglienza internazionale. La vita terrena di Fratel Carretto si chiude nell’eremo di San Girolamo a Spello il 4 ottobre del 1988; significativamente in coincidenza della festa di San Francesco d’Assisi di cui era appassionato studioso e biografo. La municipalità di Bono, negli anni ’90, avvia una forma di gemellaggio con il Comune di Spello e partecipa con una delegazione anche alla cerimonia di traslazione di Fratel Carretto, nel 1992, dal loculo alla “terra nuda”, secondo il desiderio ultimo del religioso. I segni e le tracce della breve permanenza di Carretto a Bono vanno oltre l’utile fervore costruttivo materiale. Viene da riflettere sulla solida testimonianza del valore di fratellanza solidale e disinteressata; fermento vivo di fede che si concretizza nel pratico individuare nuove vie di missione e di servizio collettivo nel “deserto” goceanino degli anni Quaranta.