di Massimiliano Perlato (nella foto: Gianluca Deriu, Franco Sergio Pisano, Mario Agus, Tonino Mulas)
Dove il tempo è ancora lento, dove l’ospitalità è ancora sacra, dove le tradizioni sono ancora vive, dove la natura parla ancora con il silenzio
Tre giorni di un’assoluta intensità quelli auspicati dalle Federazioni degli emigrati sardi d’Olanda e Italia per sostenere e valorizzare le zone interne della Sardegna. Un educational promozionale sulla "Valle del Flumendosa" in Sardegna, che in particolare ha rimirato l’Ecomuseo del Comune di Seulo e la miniera di "Funtana Raminosa" a Gadoni. In occasione della manifestazione "Autunno in Barbagia – Cortes Apertas", programmata dalla Camera di Commercio di Nuoro, hanno preso parte a questa celebrazione, una delegazione di giornalisti e operatori turistici della Provincia di Milano e una delegazione di emigrati sardi provenienti dall’Olanda. L’appuntamento in Sardegna è stato il secondo passo di un Progetto nato nel 2008 che ha avuto un preambolo in Olanda con un convegno ad Arnhem e si concluderà nel prossimo mese di febbraio, con un rendezvous alla Bit, la Borsa Internazionale del Turismo a Milano ove verranno invitati gli operatori isolani a promuovere le loro zone.
Il piatto forte dell’appuntamento barbaricino è stato il seminario che si è tenuto a Gadoni, denominato "Dal Flumendosa al Mare". Molteplici gli aspetti affrontati dai relatori intervenuti nel cercare di dare risposte concrete per individuare un futuro migliore per potenziare le zone interne. Lo hanno fatto egregiamente, negli interventi del seminario coordinato da Tonino Mulas, presidente della FASI, il sindaco di Gadoni, Antonello Secci; il presidente della Federazione dei circoli sardi in Olanda, Mario Agus; il vice Presidente della Camera di Commercio di Nuoro, Pinuccio Meloni; il direttore della Confcommercio di Nuoro, Gianluca Deriu; il capo gabinetto dell’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna, Franco Sergio Pisano; l’assessore al turismo della provincia di Cagliari, Gianpiero Comandini; il Presidente dell’Assoturismo Lombardia, Giuseppe Grosso; il vice Presidente della Fiavet Lombardia, Alberto Ferrini; il responsabile alla Cultura dell’Unione del Commercio e Turismo della Provincia di Milano, Enzo Guercilena; il Presidente dell’Associazione Culturale "Su Scusurgiu" di Seulo, Giancarlo Boi.
La Sardegna è stata caratterizzata per lunga parte della sua storia da una vicenda demografica e insediativa assai peculiare per un’isola, quella cioè di coste quasi disabitate e di una popolazione che è rimasta a lungo concentrata nelle zone interne della stessa isola. Sono note le cause storiche di questa vicenda (coste malariche ed esposte alle incursioni dell’invasore di turno). Questa antica caratteristica della Sardegna è oggi completamente rovesciata: anche chi percorre con occhio da turista l’isola nella lunga estate sarda, percepisce chiaramente come le coste siano intasate, ma basta spostarsi di pochi chilometri verso l’interno ed ecco che si ha la netta sensazione di spazi vuoti. I dati dell’ultimo censimento, così come le rilevazioni anagrafiche dei Comuni, confermano un fenomeno e una tendenza ormai noti da tempo, ossia il progressivo declino demografico di vaste zone cosiddette interne della Sardegna. Non è una novità in assoluto, ma quello che i dati mettono in luce è il rischio di una vera e propria irreversibilità di questo processo. Ciò che in particolare colpisce è che anche quelle aree interne, quei comuni medi delle Barbagie, che fino a qualche tempo fa per lo meno "tenevano" in termini di popolazione, mostrano una accelerazione consistente nello spopolamento: le morti superano costantemente le nascite e i trasferimenti di residenza aumentano anno dopo anno senza che siano neanche parzialmente compensati da nuovi arrivi, senza contare i casi numerosi di chi mantiene soltanto una residenza anagrafica ma vive, studia o lavora fuori da questi comuni. Che futuro c’è per queste vaste zone che ormai rappresentano oltre la metà del territorio sardo? È immaginabile una Sardegna vuota all’interno, consegnata alla insicurezza e al vandalismo crescente e a un degrado irreversibile dal punto di vista demografico, sociale ed economico? Possiamo immaginare le zone interne ridotte a una sorta di "riserva indiana", nella quale una popolazione accampata sulle coste si limita a qualche incursione nei territori barbarici dell’interno per vari approvvigionamenti? Chi ancora resiste nei paesi dell’interno, probabilmente vive bene, o almeno abbastanza bene. Ha spazio, aria pulita, cibi generalmente genuini. D’estate poi, quando in molti tornano per qualche giorno al paese d’origine, può apprezzare, tra uno spuntino in compagnia e una sagra paesana, una qualità di vita raramente riscontrabile altrove. Il ruolo degli amministratori locali non è certo invidiabile. Anche quelli più lucidi e consapevoli del degrado della situazione (e sono tanti) sono spesso soli: presi tra gruppi locali di prepotenti che fanno valere interessi non sempre limpidi, in mezzo a una popolazione locale spesso rassegnata, apatica e diffidente verso ogni novità; tra uno Stato e una Regione Sardegna spesso distratti o del tutto sordi verso territori che contano troppo poco politicamente ed economicamente. In realtà, solo se il degrado socio-economico e lo spopolamento diventano una questione "regionale", della Sardegna intera, c’è forse qualche speranza che la tendenza al peggio possa essere interrotta. L’altra tematica calda del seminario oltre allo spopolamento è quella della destagionalizzazione del turismo al di fuori del periodo estivo: è un imperativo che la Sardegna deve affrontare per renderlo un vero asse prioritario dello sviluppo economico. Non è pensabile che un operatore del settore turistico scarichi esclusivamente nell’arco del breve periodo estivo, l’ammortamento dei costi di una struttura. Allo stesso tempo, la fortissima concentrazione estiva del turismo provoca tutta un’altra serie di problemi collaterali: lievitazione dei prezzi; scarsa professionalità delle risorse umane occupate (che spesso sono lavoratori stagionali); decremento della qualità dei servizi offerti; affollamento e degrado delle aree di maggior richiamo turistico. Destagionalizzare significa creare i presupposti per una "maturazione" del comparto e dei servizi offerti con ovvie ricadute e benefici per l’intero settore. Gli strumenti per avviare la destagionalizzazione possono essere diversi e vanno coordinati in funzione del tipo di pubblico ai quali ci si rivolge. Le zone interne della Sardegna non brillano certo nel panorama italiano per capacità di intercettare il turismo estero, ma anche su altri fronti tipici del turismo destagionalizzato come il turismo congres
suale o il turismo culturale si ha una posizione di assoluta retroguardia. Non esiste una ricetta semplice e facile con cui si possa affrontare questo tema. E’ sicuramente necessario intervenire con azioni programmate di sistema come ad esempio la messa in rete (fisica e virtuale) dei beni museali, identificare percorsi culturali sui quali investire in termini di ricevimento (formazione di guide, allestimento degli spazi, organizzazione di eventi e/o mostre).
Di contorno, la manifestazione "Autunno in Barbagia" che si è tenuta a Gadoni, denominata "Prendas de ierru" ha offerto spunti di interesse. Le serate folkloristiche con la rassegna corale dei cori polifonici a cui hanno preso parte il "Boghes de Gaudiu’onu" di Gadoni, il "Sant’Atzei" di Simaxis e il "Padentes" di Desulo; lo spettacolo con Giuliano Marongiu e il gruppo folk "Santa Barbara" di Gadoni. Sono state organizzate successivamente delle escursioni alla miniera di Funtana Raminosa a cui ha fatto seguito la presentazione del libro "Sardegna: minatori e memorie" a cura dell’omonima associazione locale; l’escursione sul Gennargentu, sul Monte Perdedu e alle suggestive gole del fiume Flumendosa con le guide dell’Eco Museo di Seulo. Affascinante il rito locale con la riproposizione de "Sa Fracchera e is concas de mortu".
Un ringraziamento per la formidabile esperienza vissuta:
– Alla straordinaria ospitalità delle comunità di Seulo e Gadoni
– A Giancarlo Boi e Antonello Murgia dell’associazione "Su Scusurgiu" di Seulo
– Alla gentilezza e accoglienza della famiglia Moi che gestisce l’Hotel Miramonti di Seulo
– Alle guide dell’Eco Museo di Seulo
Un pensiero finale va ad Enzo Guercilena, che con noi ha vissuto questa esperienza, deceduto all’ospedale di Nuoro, a causa di un malore fulminante che lo ha colpito dopo il convegno di Gadoni.