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La tassa sul lusso della Sardegna viola le norme comunitarie. E’ quanto ha stabilito la Corte di giustizia europea del Lussemburgo. L’imposta regionale sullo scalo turistico di aeromobili e di imbarcazioni che grava sui soggetti aventi domicilio fiscale al di fuori della regione, spiegano i giudici nella sentenza emessa, è in contrasto con il principio della libera prestazione dei servizi e costituisce un aiuto di stato. La legge era stata introdotta nel 2006 dalla giunta regionale guidata da Renato Soru, ma era stata successivamente cancellata con la Finanziaria 2009. La Corte europea precisa che, anche se l’imposta sugli aeromobili non riguarda le prestazioni di trasporto, ciò "non implica che essa sia priva di qualsiasi nesso con la libera prestazione dei servizi". Infatti, sebbene, in via di principio, la nozione di ‘servizi’, rilevano i giudici, si applichi soltanto a quelli che sono resi dietro remunerazione, essa include anche la libertà dei destinatari dei servizi di recarsi nello Stato membro nel quale si trova il prestatore per beneficiarvi di una pluralità di servizi (quali quelli forniti negli aerodromi e nei porti). In questo senso lo scalo, che è interessato dall’imposta, costituisce quindi "un presupposto necessario per la fruizione dei servizi diversi da quello reso senza remunerazione". La Corte considera quindi che "la disparità di trattamento tra residenti e non residenti costituisce una restrizione alla libera circolazione poiché non vi è alcuna obiettiva diversità di situazione che possa giustificare la disparità di trattamento fra le varie categorie di contribuenti". Secondo la Corte, inoltre, "é pacifico" che l’imposta riguarda gli scambi tra gli Stati membri e che essa "può falsare la concorrenza", poiché attribuisce "un vantaggio economico agli operatori stabiliti in Sardegna". Inoltre, la legge tributaria regionale che accorda a talune imprese il non assoggettamento all’imposta costituisce, sottolinea ancora la Corte, "una rinuncia della Regione al gettito fiscale che essa avrebbe potuto di regola riscuotere". Infine, l’imposta conferisce un "vantaggio tributario di natura selettiva alle sole imprese stabilite sul territorio regionale rispetto a quelle che non vi hanno il domicilio fiscale, fermo restando che queste due categorie di imprese si trovano in una situazione fattuale e giuridica paragonabile al momento in cui esse fruiscono dei servizi di scalo in Sardegna". La Giunta regionale ha fatto del principio di legalità e del rispetto delle regole, a cominciare da quelle comunitarie, uno dei cardini della sua azione politico-amministrativa. L’ha sottolineato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ricordando che uno dei primi atti del nuovo Esecutivo è stato quello di cancellare con la finanziaria 2009 la tassa introdotta dalla precedente Giunta che è stata bocciata formalmente dalla Corte di Giustizia europea. "L’abolizione di quella che impropriamente è stata definita tassa sul lusso è stato uno dei primi provvedimenti che abbiamo adottato – ha ricordato il governatore – non solo perché si trattava di un balzello palesemente illegittimo, come tanti giuristi avevano subito segnalato, ma soprattutto perché in evidente e netto contrasto con la nostra idea di accoglienza, di libertà di circolazione e di rilancio dell’economia turistica nell’Isola". "Un’imposta – ha concluso il presidente della Regione – che lungi dal sortire effetti benefici per la nostra Sardegna, si era rivelato un vero e proprio boomerang, non certo un buon biglietto da visita per attirare i tanti amanti del nostro mare e delle nostre bellezze naturali e paesaggistiche".