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Su quel poco che resta del Muro ora ricoperto di affreschi c’è un murale firmato con la bandiera dei Quattro Mori. All’indomani della caduta, l’ha realizzato un artista sardo, Fulvio Pinna, nato nel 1941 a Furtei, che proprio per via di quei colori intensi e dai toni smaglianti è diventato piuttosto celebre. E non solo da queste parti, dato che due suoi quadri sono esposti nei musei vaticani. Armato di camice e pennelli, Pinna è tornato all’opera sullo spezzone di Muro dove si trova il suo dipinto per restaurarlo. L’hanno invitato a farlo le autorità della Germania riunificata. Tutto in occasione delle celebrazioni per la ricorrenza del ventennale. Così come hanno fatto con tutti gli scultori e i pittori che nel 1989 avevano voluto la fine della separazione tra appartenenti a uno stesso popolo. L’opera dell’artista di Furtei è un’allegoria. Si stende per una grandezza di sei metri per quattro. Pinna, che ha studiato psicologia e pedagogia all’università di Cagliari prima di trasferirsi definitivamente nel Nord Europa, è un pittore che non ha dimenticato le radici dell’isola. Il suo lavoro si trova nell’ultimo tratto di Muro alla periferia di Berlino che non venne demolito, vicino a un ponte. Con espressionismo naif riproduce figure e situazioni il cui significato sostanziale intende sottolineare l’esigenza che non ci siano più divisioni tra esseri umani. Sul murale campeggia una scritta in italiano: «Ho dipinto il Muro perché la libertà non sia più vergogna. Questo popolo ha scelto dopo vent’anni d’inferno dantesco. Tieni, Berlino, i miei colori e la mia fede di uomo libero». Segue la firma di Fulvio Pinna e, appunto, la bandiera dei Quattro Mori. Durante il restauro, Pinna, che è uno dei dirigenti del Circolo dei sardi a Berlino, è stato avvicinato dai tanti italiani che si trovano nella capitale tedesca per festeggiare l’anniversario della caduta della Ddr. Fra loro il segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, che ha conosciuto qui per la prima volta un artista nato in un paese ad appena sette km dal suo, Samassi. «Vedere il murale di un sardo in un contesto del genere è stata un’esperienza bellissima, da non dimenticare», è stato il commento del dirigente sindacale dei giornalisti italiani.