di Paolo Pulina
Nel pomeriggio del 26 settembre, presso la sede sociale, il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia ha voluto onorare, a dieci anni dalla morte, la figura di Fabrizio De André (1940-1999), grande cantautore e sincero amico della Sardegna. La manifestazione ha proposto un apprezzato mix di parole e musica. Enrico Grassani, pubblicista pavese, autore del libro “Anche se voi vi credete assolti….Fabrizio De André: attualità del messaggio politico e sociale” (Edizioni Selecta di Pavia), ha inquadrato storicamente e analizzato criticamente ogni canzone dell’ “album” del musicista intitolato “Storia di un impiegato”, sicuramente uno dei lavori meno popolari della produzione poetica di De André. Era il 1973 quando Fabrizio pubblicò l’album “Storia di un impiegato”, prendendo spunto dalle rivolte studentesche francesi del 1968. A parere di Grassani, se letto e ascoltato con l’attenzione dell’intelligenza e del cuore, quell’album era in grado di offrire materiale poetico e sociale in grado di illuminare a giorno l’anima di chi s’era già visto risvegliare da “La buona Novella” (1970) e dal successivo “Non al denaro non all’amore né al cielo” (1971). Per Grassani, quell’illuminazione non ha mai cessato d’essere alimentata e ancor oggi la rappresentazione sempiterna del potere e dei suoi funzionari si replica col suo “recitare un rosario di ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie; coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie”, come ebbe a scrivere Fabrizio nel suo ultimo lavoro del 1996 (“Anime salve”). La manifestazione pavese è stata arricchita dalla performance musicale di Antonio Carta, cantautore sardo-pavese, il quale, dopo la lettura di ciascun testo dell’album fatta da Grassani per renderne comprensibili i significati più profondi, ha eseguito ogni canzone con professionalità tecnica e con vibrante partecipazione emotiva, suscitando l’entusiasmo e gli applausi del numeroso pubblico. Al quale Carta non ha mancato di proporre anche le canzoni più conosciute del repertorio di De André.
Ciao Massimiliano, “Tottus” sempre più ricco, complimenti alla redazione! E al direttore.