di Michela Murgia
In un modo o nell’altro, noi a Cala Luna ci dobbiamo far arrivare la gente, perché non è possibile avere una spiaggia così e non usarla al massimo della capienza stipabile. Questo devono aver pensato i vandali che due settimane fa hanno martellato il caratteristico scoglio a fungo della famosa spiaggia sarda per impiantarci una bitta d’acciaio per l’attracco di natanti. Del resto, occuparsi di ambiente significa impegnarsi per far nascere un modello di coesistenza creativa tra gli esseri umani e la natura. Sono parole di Ugo Cappellacci nel programma con cui è stato eletto alle scorse regionali sarde, e in quell’ammiccante accenno alla creatività era difficile non vedere legittimata la rabbia di quanti soffrivano le leggi forti che fino a quel momento avevano risparmiato le coste dell’isola dalla speculazione edilizia. La creatività, si sa, risponde solo alle regole che si da l’artista stesso, e da questo punto di vista i creativi disposti a trovare ispirazione cementizia in Sardegna davvero non si contano.
Quasi tutti adesso aspettano fiduciosi le decisioni della Regione in merito per poter tornare a fare affari creativi direttamente sull’orlo di smeraldo del mare sardo, ma tra di loro l’artista di Cala Luna doveva essere il più impaziente, se ha deciso di aggirare i tempi tecnici della burocrazia per creare opere estemporanee. Ha scelto bene la tavolozza: l’orientale Cala Luna è una delle spiagge più famose e ambite di tutto il Mediterraneo, talmente bella da essere voluta dalla Wertmuller per rappresentare l’isola caraibica del set di "Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto". I sardi certo la frequentavano già, ma grazie a quella e altre vetrine il numero degli appassionati di Cala Luna nel tempo è sempre cresciuto, non solo grazie alla caratteristica acqua trasparente, ma anche al contorno di veri gioielli rupestri come le molte grotte della costa centro-orientale e le rocce cesellate dal vento in forme affascinanti.
Tra queste ultime la più nota è proprio lo scoglio deturpato dal martello pneumatico, famoso come "fungo di Cala Luna" per il tronco sottile e la sommità ad ombrello che sembra galleggiare sull’acqua trasparente. Gli ignoti vandali notturni hanno ritenuto di declassarlo da monumento geologico ad aggancio di supporto per il ponte attiguo, probabilmente bisognoso di un rinforzo a causa del continuo flusso di turisti che con frequenza impressionante ci arriva sopra tutti i giorni provenendo dalle vicine Arbatax, Santa Maria Navarrese, Cala Gonone, Orosei e La Caletta. Certo è difficile credere che un vandalo possa fare una operazione così funzionale per pura ispirazione creativa; è più credibile pensare che l’ignoto martellatore si nasconda tra i diversi soggetti interessati turisticamente alla spiaggia, che purtroppo – avendo la sventura di essere contesa da molti anni tra il comune di Baunei e quello di Dorgali – sconta anche così la debolezza permanente propria delle terre di nessuno. È significativo che il comune di Baunei sia stato l’unico a denunciare alle autorità l’atto vandalico, segnalando anche ai giornali l’irrimediabile scempio; in timida risposta ha ottenuto un trafiletto in cronaca locale su La Nuova Sardegna e un doppio risultato di inciviltà: se da un lato in tutta la regione nessuno è a conoscenza di che cosa è accaduto a Cala Luna, dall’altro i vandali adesso hanno la certezza che certe ispirazioni artistiche non generano conseguenze.