di Lanfranco Olivieri
Un esercito di poveri popola l’Italia. Gran parte di loro vive al Sud. Sardegna compresa. L’Isola con un tasso di povertà al 20% si colloca fra le regioni più in difficoltà. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Istat che ha preso in esame l’arco di tempo 2007- 2008. Preoccupato Mario Medde, leader regionale della Cisl: «È la conferma di quanto denunciamo da tempo. Nell’ultimo quadriennio oltre 50 mila famiglie sono entrate all’interno della soglia di povertà». Le famiglie italiane che non arrivano a fine mese sono 2 milioni e 737 mila, e rappresentano l’11,3% del totale. Nel complesso, sono 8 milioni e 78 mila i poveri, ossia il 13,6% della popolazione. La stima dell’incidenza della povertà relativa (la percentuale di famiglie e persone relativamente povere sul totale delle famiglie e persone residenti) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. « Nell’Isola, nel 2008», spiega Franco Manca, direttore del Centro studi Unione Sarda, «la percentuale delle famiglie che vive in povertà è attestata al 19,4%, 3,5 punti in meno rispetto all’anno precedente. Nonostante questa riduzione», commenta Manca, «la percentuale è molto elevata, quasi quattro volte superiore alla media del Nord dove il tasso di povertà delle famiglie si ferma al 4,9%». L’Emilia Romagna è la regione con la percentuale più bassa (3,9%), seguita dalla Lombardia e dal Veneto con valori inferiori al 5%. «La ricerca », prosegue Manca, «conferma che la questione povertà è tipica del Mezzogiorno, dato che mediamente in quest’area la percentuale di riferimento è del 23,8 %, con punte massime nella Sicilia e nella Basilicata dove la soglia è indicata al 28,8% e risulta in crescita rispetto all’anno precedente. Le percentuali più basse nel Sud», aggiunge il direttore del Centro studi Unione Sarda, «si ritrovano in Abruzzo (15,4%), e in Puglia (18,5%)». La caratteristica specifica del Mezzogiorno, sottolinea Manca, «è che sia nel complesso sia anche rispetto alle singole regioni (con l’eccezione della Sardegna e della Puglia), il tasso di povertà risulta in crescita». Ulteriori conferme arrivano dalle cause della povertà, in prevalenza associate a ridotti livelli di istruzione, a bassi profili professionali, alla numerosità dei nuclei familiari, ma soprattutto all’esclusione dal mercato del lavoro. «Le linee di povertà relativa, considerate dall’Istat », precisa Manca, «indicano che un nucleo familiare di tre persone è povero se le disponibilità economiche per mese sono inferiori a 1329,56 euro mensili. Per una famiglia di quattro componenti il reddito mensile dovrebbe attestarsi a 1629,46 euro per mese, mentre una famiglia di cinque componenti dovrebbe percepire 1899,37 euro mensili». Come spiega l’Istat, la soglia di povertà per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, che nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro (+1,4% rispetto alla linea del 2007). Dunque, le famiglie composte da due persone che hanno una spesa media mensile pari o inferiore a quel valore vengono classificate come «relativamente povere». Più pesante la situazione al Sud, e quindi in Sardegna. Nel Mezzogiorno le famiglie povere presentano una spesa media mensile equivalente a circa 770 euro, rispetto agli 820 e 804 euro osservati per il Nord e per il Centro. L’incidenza di povertà risulta in crescita fra le famiglie più ampie (dal 14,2% al 16,7% tra le famiglie di quattro componenti e dal 22,4% al 25,9% tra quelle con cinque o più), soprattutto per le coppie con due figli (dal 14% al 16,2%) e ancora di più tra quelle con minori (dal 15,5% al 17,8%). Fra le famiglie di soli genitori la povertà, che nel 2007 era prossima alla media nazionale, raggiunge nel 2008 il 13,9% (se almeno una persona è in cerca di occupazione si attesta al 31%, contro il 23,4% del 2007). Buoni aumenti si osservano, inoltre, tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione (dal 27,5% al 33,9%), tra quelle che percepiscono redditi da lavoro (dall’8,7 al 9,7%) e tra le famiglie in cui ci sono persone in cerca di occupazione (dal 19,9% al 31,2%). Segnali di peggioramento – conclude l’Istat – si osservano tra le famiglie con a capo un lavoratore in proprio, dal 7,9% all’11,2%. Soltanto le famiglie con un anziano mostrano una diminuzione dell’incidenza di povertà (dal 13,5% al 12,5%), che è ancora più marcata in presenza di due anziani o più (dal 16,9% al 14,7%).