di Battista Saiu
XV Festa sarda a Biella, innestare la tradizione
Inaugurazione con "aperitivo illuminante" presente lo scrittore Bruno Tognolini – balli e canti sardi – banda musicale e launeddas – Missa Majore e distribuzione del Pane di Sant’Eusebio – Alzabandiera a Nuraghe Chervu e salve di fucile – benedizione religiosa e bendizione con il grano – lancio di paracadutisti con bandiere – pranzo sociale finale a base di pecora(prenotazione 015 34638)
Sabato 20 e domenica 21 giugno il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella organizza la XV edizione di Sa Die de sa Sardigna, Festa del Popolo sardo, che si terrà in Piazza Cisterna, nel Borgo storico di Biella Piazzo, nella Basilica di San Sebastiano, luogo della memoria, in cui sono custodite le spoglie mortali di Alberto Ferrero della Marmora, e a Nuraghe Chervu, l’area monumentale intitolata alla Brigata "Sassari", ai Caduti sardi e ai Caduti biellesi.
L’importante appuntamento, inserito in Biella Estate 2009, è organizzato in collaborazione con la Città di Biella, patrocinato dalla Regione Autonoma della Sardegna, dalla Regione Piemonte e dalle Province di Biella e di Cagliari.
Nei due giorni di festa saranno coinvolti diversi soggetti tra cui il Gruppo Folkloristico Tracas e sonus di Villamar (Cagliari), la Banda Musicale di Candelo (Biella), il cantautore Massimo Zaccheddu di Santhià (Vercelli), l’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia con un aviolancio su Nuraghe Chervu.
Il ricco calendario inizia sabato 20 giugno, alle ore 21, in Piazza Cisterna. Per l’occasione, attraverso l’emissione di specialissime fiche artistiche, Su Nuraghe batterà moneta, valida per poter gustare alcune specialità isolane distribuite nei locali prospicienti la piazza del Borgo.
Tracas e Sonus, l’Associazione Culturale di Tradizioni Popolari di Villamar, nasce nel 1996, con lo scopo di rivitalizzare le tradizioni del paese. All’attività agro-pastorale sono ascrivibili alcuni elementi caratteristici di questo Gruppo: is tracas, i comuni carri agricoli a forcella, trainati da buoi aggiogati, sontuosamente addobbati in occasione di feste patronali o di matrimoni e is fustis, bastoni finemente intagliati con figure antropomorfe e zoomorfe, realizzati dai contadini durante le lunghe veglie invernali e dai pastori nell’ozio della calura estiva. Durante le rappresentazioni, i maschi del gruppo di Villamar sfoggiano is fustis, parte integrante del loro costume. I balli del Campidano e di altre zone della Sardegna culmineranno ne Is ballu de is fustis, il ballo dei bastoni, con la maestria finale della doppia sciampitta.
Massimo Zaccheddu: dalla musica leggera alla musica sarda. Si può essere villacidresi nascendo fra Ivrea e Vercelli? La risposta non è del tutto scontata, ma quando in famiglia si respira e si vive la Sardegna, pur immersi nelle umide nebbie della pianura piemontese, ci sono eccellenti probabilità che il cuore sia più in Campidano che in riva al Canale Cavour.
Massimo Zaccheddu è nato a Santhià. Canta la Sardegna e presto andrà a vivere nella sua Villacidro. L’ultima sua fatica: "Traballu in domu mea", gli ha fatto ottenere l’ennesimo passaggio sulle frequenze di Radio Uno RAI.
La Sezione Provinciale dell’A.N.P.d.I. (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia), intitolata a "Filippo Uecher" ha inaugurato poche settimane fa la nuova sede di Biella al numero 77 della centralissima via Italia. L’Associazione, tra le prime d’Italia, costituita nel 1951, opera nel Biellese con attività prevalentemente sportiva, consentendo, a chi vuole avvicinarsi all’affascinante sport del paracadutismo, il conseguimento del Brevetto di Paracadutista Civile. Info: 331-1238352.
Innestare la Tradizione
L’arrivo a Biella del gruppo Tracas e Sonus di Villamar ci permette di scoprire nuovi punti di contatto tra la cultura materiale della nostra Isola e quella del Biellese. Sarà una serata all’insegna della condivisione e dell’arricchimento reciproco, alla scoperta di inattesi tratti comuni tra Piemonte e Sardegna.
È curioso constatare come "is tracas", i carri a timone a due ruote trainati da buoi, impiegati tutt’oggi durante la maestosa Festa di S. Efisio a Cagli
ari, all’inizio del Novecento venissero utilizzati come carri processionali anche a Graglia (Biella). Dalle carte linguistico-etnografiche, elaborate per il grande Atlante linguistico ed etnografico d’Italia e della Svizzera meridionale, si evince la presenza di questa tipologia di carro agricolo anche nel Biellese. Un’ulteriore riprova documentaria sono le immagini realizzate dallo zurighese Paul Scheuermeier nell’ambito dello stesso progetto. Per quindici anni, negli anni Venti del Novecento, Paul Scheuermeier percorse la Svizzera italiana e l’Italia centro-settentrionale sulle orme dei dialetti e delle parlate locali. Le sue fotografie e i suoi diari testimoniano di un mondo ormai scomparso, utili oggi a comprendere similitudini, connessioni o semplici curiose assonanze.
Un nuovo inatteso elemento di contatto tra Piemonte e Sardegna va a sommarsi a quanto già noto agli studiosi: is fustis, i bastoni lavorati portati a Biella dai danzatori di Villamar sarebbero simili a quelli impiegati dai margari, i pastori alpini: in alcune schede del 1962, il Biellese Alfonso Sella fotografa due bastoni in legno di noce, intagliati come quelli di Villamar, conservati nella Collezione di Giacomo Calleri, provenienti da cascine di Muzzano e di Torrazzo.
Analogo al progetto svizzero, ma circoscritto al territorio Biellese, il Dizionario Atlante delle Parlate Biellesi (DAPB), è l’opera alla quale Alfonso Sella ha dedicato più anni della sua vita (quasi mezzo secolo) e più energie. È composto da 47.000 schede cartacee e da altre 7.000 schede, generalmente vergate a mano, corrispondenti ad altrettante fotografie.
A partire dagli anni 60, il suo obiettivo si sposta sull’uomo – attore protagonista di antichi mestieri, officiante di riti arcaici sopravvissuti all’incedere dell’industrializzazione tessile biellese – fotografandolo al lavoro con gli attrezzi e gli oggetti di uso quotidiano. Mette a fuoco le emergenze architettoniche industriali ed urbane, quelle delle baite alpine e delle cascine biellesi. Interessanti sono le tegge, le baite con i tetti di paglia, simili nelle coperture ai pinnettos, le capanne dei pastori sardi. Si tratta di caratteristiche costruzioni "con copertura vegetale un tempo diffuse in gran parte dell’Alta Valle, la cui tipologia costruttiva è fatta risalire da alcuni, come per i taragn valsesiani, alla capanna celtica".
Qui, in dettaglio, quasi si trattasse di una ripresa fotografica macro, il Sella ne ritrae anche gli interni con gli oggetti e gli arredi in esse contenuti: le elaborate marche per il burro e i busiet dal preis, cioè "recipienti in legno per conservare il caglio", le basciàia, "vassoi di noce per scegliere il riso", le glossa, le casula e i vantulet "palette di fogge diverse impiegate per travasare e raccogliere farina e granaglie", i brailin, sorta di "tazze con manico più o meno lungo" e artisticamente lavorate; poi, piatti e scodelle di legno, campane e collari per capre e vacche.
Le persone sono i soggetti principali della sua ricerca, anche quando non sono direttamente ritratte. Degli alpigiani, informatori, possessori o artigiani degli oggetti fotografati, viene puntualmente riportato il nome, il casato ed anche il soprannome. Ogni soggetto fotografato (edifici, strumenti artigianali, particolari architettonici, ecc.) è stato documentato su apposite schede, dove sono riportati il nome vernacolare, quello della località di ritrovamento e, se di origine diversa, del luogo di provenienza.
Gli antichi bastoni biellesi di Alfonso Sella, faranno il paio con is fustis di Villamar che, animati nelle danze sarde proposte da Su Nuraghe, faranno da innesto ideale, quasi nuovi polloni, linfa per la tradizione locale.