di Omar Onnis
Recentemente il Comune di Nuoro ha deciso di aderire ad una campagna di sensibilizzazione governativa circa le elezioni europee. Si tratterebbe di convincere i giovani sardi tra i 17 e i 30 anni a non disertare le urne in occasione del prossimo rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Iniziativa di per sé meritoria e contemporaneamente velleitaria, come tutte quelle di tale stampo. Ma che in Sardegna assume i caratteri della beffa. Come quasi nessuno sa, la Sardegna è esclusa da qualsiasi rappresentanza nella più grande assemblea pluri-nazionale del mondo. La sua inclusione nello stesso collegio elettorale della Sicilia, che ha il triplo degli elettori, rende del tutto vano il voto dei sardi: nemmeno concentrando i nostri voti su un unico candidato potremmo essere certi di eleggerlo. Le promesse di scorporo della Sardegna dal collegio in questione, fatte in lungo e in largo prima e dopo le recenti elezioni sarde, ovviamente non hanno avuto alcuna realizzazione. Alla Sicilia fa comodo avere dalla propria parte 1’400’000 elettori in più (circostanza che conta parecchio nell’assegnazione dei "resti", ossia – in termini pratici – di uno o due seggi in soprannumero rispetto a quelli che altrimenti la Sicilia otterrebbe). Ricordiamo che la Sicilia, per varie ragioni, nel sistema politico italiano ha un peso notevolmente superiore a quello della Sardegna, checché ne pensino gli adoratori di Silvio, nostro caro leader (autoproclamatosi nostro concittadino). Niente di strano, perciò, in tutto questo. In generale, poi, bisogna anche ricordare che la Sardegna è un’isola di 24’000 Km quadrati, abitata da 1’600’000 persone. Malta e Cipro, isole notevolmente minori e con un numero di abitanti equivalente a un quarto o un terzo di quelli sardi, hanno a loro disposizione 5 e 6 seggi a Strasburgo. Si dirà, ma quelle sono stati indipendenti. Al che io risponderei: appunto! Ma al di là di questo, è necessario tenere presente che in Europa sono rappresentate altre nazioni o minoranze linguistiche, pur prive di un ordinamento giuridico sovrano (catalani, scozzesi, ecc.). I sardi non hanno il diritto nemmeno a questa forma di riconoscimento, pur costituendo, secondo la legge italiana (L. 482/99), la maggiore minoranza linguistica dell’intero territorio statale. Alla luce di quanto precede, l’iniziativa del Comune di Nuoro diventa un mero pro forma per altro alquanto ridicolo. Sensibilizzare i giovani nuoresi perché vadano in massa ad eleggere un siciliano non ha molto senso. Altro significato e altra dignità politica avrebbe avuto sollevare la questione della mancata rappresentanza dei sardi in Europa presso quei medesimi giovani cui il progetto governativo è rivolto. Ma questo sarebbe fin troppo audace, e richiederebbe uno sforzo di pensiero troppo articolato, per i nostri cari amministratori. I quali, dopo tutto, sono afflitti dalla medesima sindrome dissociativa che colpisce molti tra i loro stessi amministrati. Di che stupirsi dunque? Non siamo i leader mondiali nella produzione di non-senso?
Davvero un bellissimo chiarissimo articolo. Complimenti!