di Massimiliano Perlato
Ricordare, nel Giorno della Memoria. Ricordare chi? La legge italiana n. 177 del 31 luglio 2000, intitolata "Istituzione del ‘Giorno della Memoria’ in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti" stabilisce nell’art. 1: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». E all’art. 2: «In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere». Dunque, ricordare, per legge, quella parte della Seconda Guerra Mondiale che concerne deportazione, prigionia, morte, specialmente di ebrei perseguitati per legge anche italiana, in "campi". Ricordare affinché certe cose non possano più accadere. E il resto? Il resto di tutto ciò che allora è accaduto, e che altrettanto vorremmo che non accadesse più? Cioè la guerra, tutta la guerra, la Seconda Guerra Mondiale? Proviamo a ricordare anche il resto, in sintesi, nella sintesi astratta dei numeri dei morti ammazzati, in battaglia, bombardamenti anche atomici, prigionia, sterminio di massa, rappresaglie … I conteggi sono stati fatti e rifatti. Come spesso i conti, anche questi dei morti variamente ammazzati non tornano bene, ci sono alti e bassi. Ma in ogni caso dicono molto. Traggo un conteggio recente da Memoria per la storia e per la pace – Mai più guerra (a cura di Tullio Ferrari), Vol. III, Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Sez. di Modena, 1986, pag. 106: Italia: 415.000 morti (330.000 militari, 85.000 civili). Francia: 610.000 morti (250:000 militari, 360.000 civili). Gran Bretagna: 410.000 morti (350.000 militari, 60.000 civili). Germania: 7.000.000 di morti (4.000.000 militari, 3.000.000 civili). Polonia: 5.420.000 morti (120.000 militari, 5.300.000 civili). Unione Sovietica: 21.000.000 di morti (13.600.000 militari, 7.500.000 civili). Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, Danimarca, Finlandia, Grecia, Jugoslavia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Romania, Ungheria: 4.720.000 morti (1.020.000 militari, 3.700.000 civili). Stati Uniti: 250.000 morti (tutti militari). Canada: 42.000 morti (tutti militari). Giappone: 2.060.000 morti (1.700.000 militari, 360.000 civili). Cina: 13.500.000 morti (3.500.000 militari, 10.000.000 civili).
Il totale di questa immane carneficina è spaventoso: 55.527.000 morti, dei quali 25.162.000 militari e 30.365.000 civili. Nei 12 anni di regime nazista furono, inoltre, sterminati nei campi di concentramento circa 6.000.000 di ebrei. Gli internati furono, in totale, 7.500.000.» Ecco i morti comunque ammazzati che nel Giorno della Memoria bisogna ricordare. Più o meno.