L’ARTE E’ UN FIUME INARRESTABILE: L’ISOLA PIU’ VERA NELLE OPERE DI STEFANO PANI

Stefano Pani

di FEDERICA CABRAS

Nei suoi murales, la Sardegna più bella, quella delle tradizioni, del passato, del tempo lontano che sa respirare – anche oggi, nel 2023 – in ogni alito di vento. La Sardegna, insomma, che chi è nato in quest’Isola sente scorrere nelle proprie vene come il sangue. Impossibile non rimanere colpiti dalle rappresentazioni dei gioielli sardi, o della vecchina che, ingobbita, trascina il fieno. O dalle persone ritratte con abiti tradizionali. Dei buoi. Delle feste. Dei portamenti sicuri di chi della Sardegna si sente figlio.

Stiamo parlando di Stefano Pani, originario di Orroli ma adesso a San Vito da anni.

Ma vediamo come nasce questa sua passione viscerale.

Pani frequenta i Geometri fino alla quarta, poi consegue – lavorando per una ditta – la qualifica di elettricista. Ma solo a 29 anni arriva la vera svolta, nonostante l’arte faccia capolino nella sua esistenza quasi con la sua nascita: «Ho deciso di diplomarmi all’artistico “Foiso Fois di Pirri”, conseguendo il diploma con un altissimo punteggio. Questo mi diede l’input a dedicarmi alla pittura sempre più assiduamente fino ad arrivare a esercitarla a tempo pieno.»

L’amore per l’arte lo rapisce sin da piccolo: «Già all’ età di 8 anni ho imparato a usare i colori a olio, con i quali ho eseguito tantissime tele ispirandomi agli artisti impressionisti tra i quali i miei preferiti: Van Gogh, Monet e Modigliani. A 11 anni ho intrapreso un corso di carboncino e pittura a olio che ha arricchito il mio sapere di tante nozioni tra le quali la pittura dal vero» racconta. «Nell’adolescenza ho eseguito almeno una cinquantina di tele, più innumerevoli disegni in bianco e nero che custodisco con tanta gelosia. Tra i soggetti preferiti c’era la ritrattistica, i paesaggi, le nature morte, i cavalli e i tori. Le mie prime mostre risalgono all’età di 11 anni che poi sono andate via via aumentando fino ad arrivare a un centinaio tra mostre personali e collettive, nazionali e internazionali.»

Insomma, idee molto chiare per il giovane sardo che si sente attratto in maniera forte e chiara da quel mondo così adatto a lui.

«Prima di addentrarmi nel muralismo ho praticato la pittura da cavalletto per svariati anni, creando la bellezza di centinaia di quadri, tutti dedicati all’ amore per la mia terra. Ho eseguito praticamente tutte le tematiche più importanti, come ritratti di centenari, paesaggi, maschere e tradizioni della Sardegna. Ho rappresentato anche la figura dell’Accabadora, che ho ritratto 7 volte in atteggiamenti diversi.»

Circa otto anni fa sboccia la sua passione per i murales: «Tutto iniziò con il murale “I banditi” che avevo omaggiato a un residence di Muravera. Dopo un approccio un pochino lento con questa forma d’arte ho iniziato ad appassionarmi veramente circa 3 anni fa, quando ho iniziato a eseguire murales a ruota continua in tutta la Sardegna, toccando tutte le provincie di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano.»

Negli anni, spiega, il suo modo di dipingere si evolve: «Ho iniziato con i colori “cupi” arrivando a una pittura stravagante dove regna il colore che mi contraddistingue. Amo la pittura a 360 gradi, dal figurativo realista alla pittura astratta. Vanto anche una collezione di quadri astratti, tutti realizzati da me, che per scelta non ho mai esposto per il loro forte impatto.»

Ma a ispirarlo è quest’isola granitica, forte, piena di misteri e tradizione, che Pani ama da morire: «Il mio amore per la Sardegna è nato con me, lo porto dentro da sempre e siamo ormai un tutt’uno. Negli anni ho scritto diverse poesie nonché tantissime citazioni tra le quali questa, che preferisco: “Quando ti soffermi di / Fronte a un quadro / Guarda in profondità / Sotto il colore giace / Sempre / Un’Anima“»

E quando dipinge e crea, Pani entra in un mondo tutto suo, bellissimo e lontano, quasi, dalla realtà circostante.

«Quando lavoro, entro in sintonia con l’opera, diventando un tutt’uno con essa, dimenticando tutti i problemi. Non custodisco sogni nel cassetto, sto eseguendo nella vita ciò che mi sento dentro e quello per cui penso di essere venuto al mondo, quindi mi sento in dovere di salvaguardare il dono che mi è stato dato senza cercare per forza una meta specifica. Anzi, penso che il percorso venga da sé. La mia passione per l’arte è come un fiume inarrestabile che anche se ci provassi non riuscirei ad arginarla. La pittura nasce dal profondo dell’anima, proprio per questo sono contrario alle nuove correnti contemporanee che fanno uso di sistemi digitali – quali proiettori d’ immagine – e continuerò a portare avanti il mio sistema di pittura tradizionale dove ancora si dà importanza alla forza della pennellata e dell’estro artistico. Un dipinto (che sia un quadro o un murale) non deve essere una fotografia e viceversa una fotografia non dev’essere un dipinto: un’opera non si studia a tavolino ma vien fuori da sola senza poterne conoscere il risultato finale.»

www.vistanet.it

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Un commento

  1. Francesco Musillami

    Mi piacciono tantissimo, emozionano tanto e hanno un loro carattere.

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