UN UOMO DA RICORDARE PER LA PASSIONE NEL LAVORO: A 10 ANNI DALLA MORTE PARLA LA MOGLIE DI CARLO FORTELEONI, UN GRANDE NUORESE

Carlo Forteleoni

di LUCIA BECCHERE

Dieci anni fa scompariva Carlo Forteleoni. Era nato a Nuoro nel 1941 e presto era rimasto orfano di padre. Grazie a lui, responsabile regionale degli scout, aveva maturato la passione per la conoscenza della natura frequentando i campeggi fra i boschi della Sardegna. Laureato in scienze forestali, aveva iniziato la sua attività lavorativa alla Stazione sperimentale del sughero a Tempio. Direttore dell’Ente Foreste di Nuoro, nel 1995 è stato eletto sindaco nelle liste dei popolari, il primo a suffragio universale e diretto. Durante il suo mandato ha firmato l’accordo col Ministero della Difesa per la costruzione della Caserma a Pratosardo in cambio dell’assegnazione dell’Artiglieria all’Università Nuorese, con il contributo regionale ha acquisito al Comune 100 ettari di terreni privati con l’intento di realizzare un parco silvo-ambientale.

Ha informatizzato gli uffici dell’ente civico razionalizzando i servizi per i cittadini, si è adoperato per il risanamento finanziario delle casse comunali, il superamento delle incompiute, la riqualificazione della città e dell’ambiente, lo sviluppo del turismo culturale e naturalistico, la diffusione della cultura e delle Associazioni sportive.

Candidato alle regionali si è dimesso dalla carica di sindaco nel giugno 1999. A Porto Torres dove si era trasferito fu nominato direttore del parco dell’Asinara dove ha realizzato il Laboratorio della conoscenza, i centri di interesse culturale, i sentieri subacquei per non vedenti e anche quelli per disabili, realizzando un luogo di umana accoglienza. Lo ricorda per noi la moglie Rossella Carboni.

Professoressa dove ha conosciuto suo marito? A Sassari, la mia città natale dove lavorava come Ispettore forestale. Ci siamo posati nel ‘75 e subito trasferiti a Nuoro dove era stato nominato direttore dell’Ente Foreste Demaniali della Provincia. Amici e parenti ci accolsero gioviali e protettivi. Nel 1989 ha lavorato a Rabat in Marocco per conto della FAO (Organizzazione Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura)

Di che cosa si occupava? Era stato incaricato di dirigere un progetto per la revisione del piano di Gestione della Foresta della Maamora allo scopo di realizzare un sistema formativo geografico contenente la struttura amministrativa territoriale. Doveva studiare il fenomeno della desertificazione e contribuire al risanamento delle sugherete.

Com’è stato il suo rientro in città?  All’ufficio forestale di Nuoro ha proseguito la sua attività. Sosteneva l’esigenza di regolamentare il carico di bestiame offrendo in cambio il miglioramento del pascolo, promuovendo le assunzioni nei cantieri forestali. Lo gratificava la fiducia dei pastori e la certezza del lavoro per tutti. L’elezione a primo cittadino lo sommerse di tanti altri impegni.

Che persona era? Umano e competente. Sapeva conversare e intrattenersi con tutti. Esperto di musica tradizionale, è stato Presidente del Coro di Nuoro. Il canto come momento socializzante, con le sue canzoni riusciva a coinvolgere persone di diverse realtà e ceto sociale.

In che modo conciliavate i vostri impegni? Vivergli accanto richiedeva molta attenzione per tutte le sollecitazioni intellettuali che la sua attività offriva. Mi coinvolgeva in tutto, riteneva che la mia conoscenza delle lingue gli fosse utile per rapportarsi con i colleghi stranieri, così come mi rendeva partecipe nel farmi visionare e se necessario tradurre le descrizioni appassionate dell’ambiente naturale che andava scrivendo per convegni e pubblicazioni.

A casa parlava di politica? A casa non si parlava di politica. Si affrontavano avvenimenti della giornata lavorativa e ne condividevamo le reciproche esperienze.

Come ricordava Nuoro? Con affetto e nostalgia. L’ufficio era la sua seconda casa, i colleghi suoi fratelli nel comprendere e sostenere il suo impegno per un servizio pubblico di ottima qualità. Non li ha mai dimenticati anche quando la sua intensissima carriera lavorativa lo aveva portato altrove.

Cosa insegnava ai figli? Ad essere cittadini del mondo, a spostarsi nei luoghi dove c’era il lavoro. Spiegava loro l’importanza delle relazioni sociali, indispensabili per vivere bene e la convivenza con la foresta quella che lui in un convegno aveva definito una “selvicoltura diplomatica”.

Che rapporto aveva con la religione? Di fiducia e gratitudine. Sempre vicino alla sofferenza degli altri ha affrontato la propria con coraggio fino alla fine avvenuta a Porto Torres il 25 marzo 2013 giorno dell’Annunciazione.

Perché vorrebbe venisse ricordato? Per la passione e l’impegno profuso nel suo lavoro.

https://www.ortobene.net/

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