L’ARTIGIANO E SCULTORE ORIGINARIO DI ORANI IN MOSTRA CON I SUOI “GRAFFI”: ROBERTO ZIRANU E L’ARTE DI “AFRANCHIARE”

di LUCIA BECCHERE

“I dodici graffi” di Roberto Ziranu, artigiano e scultore oranese con bottega a Nuoro, fanno tappa in città.

La mostra, patrocinata dal Comune nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni della nascita della Deledda, curata dallo stesso artista, è stata inaugurata il 3 marzo al Centro Polifunzionale di via Roma e rimarrà aperta fino al 19 del mese. “Abbiamo il dovere – ha detto il vicesindaco Fabrizio Beccu nei saluti – di far conoscere e apprezzate ovunque queste grandi figure rappresentative della nostra isola”.

Ex ragazzo ribelle e trasgressivo, Roberto fin da bambino giocava a fare il fabbro coi fratelli nel vraile del padre e del nonno. Oggi, poco più che cinquantenne, è un artista affermato e rappresenta la quarta generazione dei Ziranu.

Maestro, perché parla di graffi?

“I Graffi sono segni che la vita a volte ci lascia e l’imperativo è rialzarsi.Le opere sono state realizzate in ferro con la tecnica dell’incisione e dello sbalzo inteso come afranchiare, in sardo lasciare un segno. Nel far venir fuori in modo indelebile le figure ho dato anima alla materia e questo è un modo nuovo di creare e raccontare l’arte”.

Come è nata l’idea?

“Quando pensavo di aver perso tanto, mi sono messo in gioco un’altra volta. Questa sfida con me stesso rappresenta la mia rinascita artistica ma soprattutto umana”.

Qual è il suo stato d’animo nel graffiare il ferro? 

“Plasmare e dominare una materia pura e povera è una emozione viva. Ogni volta che vado ad incidere il soggetto sono dentro il personaggio, fortemente attratto dal suo pensiero, quasi fosse in attesa di essere raccolto per farlo vivere un’altra volta rendendolo immortale come il ferro che graffio. Nello specifico è stato come intraprendere un viaggio insieme a loro che ormai fanno parte del mio percorso di vita: la Deledda, Eleonora d’Arborea, Riva e Nivola, Andrea Parodi e Piero Sanna, Paolo Pillonca e Giovanni Lilliu, Edina Altara e Maria Carta, Maria Lai e infine s’accabadora”.

Perché s’accabadora?

“Era una donna, esperta di rituali magici, che assumeva su di sé un ruolo difficile nel porre fine all’agonia delle persone. L’accabadora, storicamente non comprovata, a mio avviso non appartiene alla leggenda ma è realmente esistita e fa parte della Sardegna. L’ho voluta elogiare per averla vissuta in prima persona nel veder soffrire mio padre scomparso giovanissimo. Tante volte, oltre pregare il Signore, ho pensato anche a questa figura un po’ provvidenziale per alleviargli la sofferenza”.

Cosa si prefigge con questa mostra?

“Vorrei lasciare un segno ai giovani affinché si avvicinino al mondo dell’arte, del lavoro soprattutto. Far capire quante cose belle si possono fare con le mani, l’arte si sprigiona attraverso la creazione perché dentro ognuno di noi c’è sempre un’artista. Questo il messaggio che ho inteso veicolare. Ovunque accogliamo un folto numero di studenti, a loro faccio lezione d’incisione perché voglio donare questo mio saper fare e trasmettere allo stesso tempo i valori dei miei personaggi simbolo”.

Autore di “Anima terrosa” dove narra i suoi primi anni di vita, Ziranu intende pubblicare un secondo libro che verrà tradotto in inglese e in sardo per raccontare l’intero percorso delle 21 tappe programmate. Arte non solo didattica ma anche vetrina di conoscenza del nostro territorio ricco di storia, cultura, artigianato, tradizione, archeologia e bellezze naturali.

“Il mio vuole essere un progetto molto ambizioso – conclude Ziranu –, portare la mia arte per il mondo perché le nostre eccellenze sono universali, non appartengono solo a noi sardi”.

https://www.ortobene.net/

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

3 commenti

  1. grazie a Tottusinpari per aver dato risalto a questo bellissimo articolo a firma di Lucia Becchere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *