MARIO CORDA E L’AMORE PER NUORO: FRANCO FLORIS RACCONTA L’AMICO GIURISTA E SCRITTORE

Mario Corda

di LUCIA BECCHERE

“Fra i nostri grandi letterati un posto di preminente rilievo spetta al narratore Franco Floris, autore non eccessivamente fecondo, ma raffinato ed efficace come pochi”. Così Mario Corda (Nuoro 1929/ Roma 2012) nel terzo volume di L’’identità culturale nuorese tra mito e storia”, enciclopedia della cultura nuorese dove, intrecciando ricordi e storie, sottrae al cono d’ombra personaggi che hanno dato lustro alla città.

Dalla nostra intervista inedita, datata 2019, il ricordo dell’amico intellettuale Franco Floris (Nuoro 1924/1920) autore di testi in prosa e poesia.

Chi era Mario Corda?  Uno scrittore, saggista e giurista, autore di numerosi libri che amava l’arte, la pittura, il diritto, la filosofia e l’etnologia, l’attualità e la storia, quella nuorese soprattutto. Magistrato dal 1955 al 2001, ha ricoperto le cariche più prestigiose fino ad essere insignito del titolo onorifico di Presidente della Corte di Cassazione. Figura ineccepibile nel pubblico e nel privato. L’immensa cultura e la raffinata intelligenza hanno fatto di lui un uomo straordinario.

Cosa la legava a lui? Un rapporto di profonda amicizia che risale all’infanzia. Abitava a casa di mia nonna in via Sebastiano Satta, inoltre erano amici e colleghi anche i rispettivi genitori, uniti da profondo affetto. Dopo il suo rientro a Nuoro non ci siamo mai persi di vista, lo incontravo di frequente le sere mentre ero solito percorrere i vicoli del centro storico. Insieme ci inoltravamo negli angoli (sos cuzones) che conoscevo da bambino, quando col tira elastico mandavo in frantumi le lampadine dei rioni di Santu Predu. Mentre io facevo la solita passeggiata, lui procedeva con uno spirito diverso dal mio. Si saziava di tutto quello che vedeva, felice di apprendere qualcosa di cui non sapeva ancora. Era innamorato di Nuoro e questo nei suoi libri emerge prepotentemente con sentimento da scrittore. Gradiva su cumbidu, quella tazzina di vino era come un segno di appartenenza, una cerimonia di ritrovata amicizia. Voleva essere partecipe di quella locale abitudine de sa tassa e binu, uniformarsi era una solennità, un ritrovarsi in un luogo quasi santificante, su zilleri, per i nuoresi sa cresia.

Quando l’ha visto per l’ultima volta? Era d’inverno mentre, con sciarpa e borsalino per ripararsi dal freddo nella sua lunga passeggiata serale, proveniente da San Pietro transitava per via Deffenu dove si affaccia la casa paterna, per lui percorso sentimentale che gli rinnovava luoghi e affetti.

Cos’era cambiato del ragazzo di un tempo? Non ha mai assunto atteggiamenti di superbia, sempre scherzoso e cordialissimo. Chiunque lo avvicinasse si rendeva conto di come lui dimenticasse di essere stato Presidente di Cassazione, dissimulava la sua cultura e il suo potere.

Che rapporto aveva con Nuoro?  Di grande amore. Mario Corda era veramente innamorato dei nuoresi. Nuoro era per lui nutrimento spirituale, culturale e sentimentale e nei suoi scritti scriveva con vigore interpretativo di tutto ciò che riguardava la sua città, orgoglioso di essere nuorese.

I nuoresi come si ponevano con lui? Lui ha amato tanto Nuoro, ma Nuoro si è dimenticata di lui. Meritava di più. Il nuorese non è disposto a scappellarsi davanti a nessuno e ricordare un nuorese è come mettersi su un piano inferiore. Lo dico io che sono nuorese da tre generazioni. Benché a volte l’amicizia induca all’esagerazione, dico che era un uomo che quasi quasi i nuoresi non meritavano, perché da che è morto è stato ricordato soltanto durante una cerimonia all’Eliseo, poi mai più. Parlano di altri come se fosse un Angelo venuto per flagellarli e aprire loro le porte di una conoscenza di Nuoro fin lì ignorata.

Perché? Perché umile, si teneva al di sotto degli scalini sui quali poteva camminare. Non si può certo tacere su una figura così alta intellettualmente e culturalmente. Solo quando il fortunato riesce a fare breccia su questo atteggiamento di freddezza e barrosia, ne parlano a colazione, pranzo e cena. Diventa un aspetto quasi fisiologico dei nuoresi per i nuoresi. Altrimenti, pur stimandolo, lo ignorano. Non ne parlano male, non ne parlano affatto. Lo seppelliscono di silenzio.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *