BRIQUET, BAILEY E GLI ALTRI. I CANI SALVAVITA ALL’ASSOCIAZIONE ‘SEBASTIANO SATTA’ DI VERONA

di ANNALISA ATZORI

Finalmente, dopo lo stop forzato dovuto alla pandemia e il successivo tempo necessario per ingranare nuovamente la marcia, siamo tornati a proporre l’evento nato per la prima volta nel 2017 e che ci ha trasmesso grandissime emozioni negli anni successivi in cui è stato organizzato: conoscere i cani da allerta diabete di Progetto Serena Aps. L’incontro è frutto di una collaborazione a tre, Progetto Serena, la Sebastiano Satta e il Gruppo Cinofilo Verona (nostri vicini di casa a Forte Chievo Verona). La giornata dedicata alla preparazione dei cani da allerta diabete è inserita nel percorso formativo per i futuri istruttori cinofili che ogni anno è organizzato dal Gruppo Cinofilo Verona. Data l’importanza dell’argomento, l’incontro è da sempre aperto a tutti, non solo agli addetti ai lavori ed è ovviamente gratuito. L’associazione dei sardi di Verona tiene particolarmente alla promozione della conoscenza di questi cani “salvavita” e del gruppo che li prepara poiché come ben sappiamo purtroppo la Sardegna paga un prezzo altissimo in termini di numeri: ogni anno i nuovi malati di diabete nell’Isola sono molti di più che in qualsiasi altra regione italiana. Tutti i sardi conoscono qualcuno con questa grave malattia metabolica, caratterizzata da iperglicemia cronica. Prima di dare il via all’incontro ho portato i saluti della presidente Francesca Sanna, che non ha potuto partecipare all’inizio dell’evento in quanto impegnata insieme ad una delegazione di Soci e Consiglieri in un ruolo di rappresentanza alla Fiera di San Biagio a Bovolone, che ricordiamo, è gemellato con Sinnai grazie anche alla Sebastiano Satta. La Sanna e tutto il Direttivo hanno sottolineato l’importanza di mantenere viva la collaborazione con Progetto Serena, alla luce anche di quanto ha riferito ad inizio incontro proprio il responsabile del progetto, Roberto Zampieri. L’Isola è praticamente la sua seconda casa, vi si reca regolarmente parecchie volte al mese. Le Regione Sardegna appoggia interamente tutti i progetti del gruppo, che non si occupa solo di cani allerta diabete ma anche di cani per lo screening del covid-19, di cani per supporto alle persone con morbo di Batten e cani per lo screening del tumore alla mammella. Oltre ad una novità importante e relativamente recente, i cani che supportano persone con disabilità motoria. Entrando nel vivo dell’argomento, Roberto Zampieri ha presentato Angelica e Silvia, due istruttrici che preparano i cani per lo screening del covid-19. Le giovani cinofile hanno sottolineato quanto la razza e la taglia dei cani non siano importanti, perché potenzialmente tutti i cani possono fiutare le molecole del virus che ha bloccato il mondo nei tempi da poco passati. La vera sfida è credere nel proprio cane, che pare impossibile ma non sbaglia mai nella segnalazione! In una casa di riposo a Cagliari, su 180 anziani “annusati” dai cani di Progetto Serena, è stato necessario sottoporre a tampone solo 4 di loro: quelli segnalati dai collaboratori a quattro zampe. Un lavoro di questo tipo consente di fare screening di massa senza essere troppo invasivi con i classici tamponi (immaginiamo appunto nelle case di riposo o nelle scuole, con bambini anche molto piccoli). Zampieri ricorda all’attentissimo pubblico in sala che tutti i progetti da loro creati hanno il supporto scientifico di medici e università. Per i cani da allerta diabete, a Verona l’appoggio scientifico è dato dal Professor Enzo Bonora e dal dottor Alessandro Mantovani, dell’equipe di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo dell’Azienda Ospedaliera. Il lavoro con i cani da allerta diabete è partito dieci anni fa, quando alcuni diabetici hanno cercato Zampieri per chiedergli se fosse possibile addestrare cani in questo senso (qualche notizia a riguardo arrivava dagli Stati Uniti, ma in costi per la preparazione erano a dir poco proibitivi). Zampieri si è dedicato quindi con Progetto Serena (in ricordo di Serena Zampieri, sua figlia che purtroppo non c’è più) alla creazione di un protocollo per l’addestramento dei cani che rendesse il servizio accessibile a tutti, con costi limitati. Progetto Serena è diventata una onlus e ha potuto avere importanti contributi da parte di varie realtà che hanno creduto nell’associazione e nei cani salvavita. La preparazione dei cani da allerta diabete dura circa due anni, ma i primi importanti risultati si vedono già dopo pochi mesi. Si preferisce addestrare il cane di famiglia (se per età e condizioni di salute dimostra di essere idoneo) e il primo compito degli istruttori è insegnare alla persona a conoscere il proprio cane. A volte per soddisfare le richieste Progetto Serena, in collaborazione con altre realtà come l’Associazione Italiana Lions per il Diabete, sceglie cani abbandonati, li recupera e prepara per poi assegnarli alle famiglie che ne hanno necessità. Tutto nell’ottica di far stare meglio e di dare un ruolo anche ai cani di nessuno. Nuova vita per il cane, nuova vita per il diabetico che lo prende con sé. In dieci anni di attività, Progetto Serena è cresciuto come nemmeno Zampieri avrebbe mai immaginato. I più di sessanta istruttori di Progetto Serena sono presenti in tutta Italia, seguono attualmente più di duecento cani, hanno più di trecento richieste “in coda” in attesa di essere evase. I cani sono un aiuto al malato, non sostituiscono la medicina  e si tratta dell’unico protocollo affiancato dalla ricerca scientifica.

Al giorno d’oggi, i malati di diabete hanno a disposizione microinfusori, sensori e altri dispositivi medicali che li aiutano a tenere sotto controllo il livello di glucosio. Il cane è un qualcosa in aggiunta, in supporto, in nessun modo deve essere inteso come un sostituto della medicina classica. Il protocollo creato da Zampieri è basato sulla relazione tra il cane e il suo umano e si basa su un motto: se ti prendi cura di me, mi prenderò cura di te. L’aspetto fondamentale è il benessere del cane, non è visto come uno strumento medico ma come un componente della famiglia che vive interamente anche la quotidianità della stessa. Accogliere in casa un cane da allerta diabete significa aprire la propria abitazione agli istruttori che lo preparano, che diventano anche amici e confidenti con il tempo, significa stravolgere completamente le proprie abitudini. Il gioco vale senz’altro la candela. Per citare Alberto, un ragazzo ventenne che da quando  aveva nove anni convive con la patologia e da sette anni ha al suo fianco Briquet, un simpatico cagnolino con fantastiche orecchie aerodinamiche: “il mio cane non è una medicina, ma ha curato la mia anima”. Alberto era piombato in una depressione ben comprensibile per un bambino di nove anni che improvvisamente si trova catapultato con la famiglia in un mondo sconosciuto, spaventato e disorientato in mezzo a pungi dito, insulina, crisi ipo e iperglicemiche. Per i compagni di scuola Alberto era diventato “il diabetico”, c’era diffidenza e scarsa conoscenza della patologia da parte dell’opinione pubblica. Con l’arrivo di Briquet, la mamma Monica sottolinea come il primissimo risultato sia stato l’alleggerimento dal punto di vista psicologico. Con il cane, Alberto ha ripreso a vivere più serenamente, Briquet segnala le alterazioni del livello glicemico prima del sensore che il ragazzo porta addosso e ciò permette di fare delle correzioni ancora prima che le stesse vengano erogate dal microinfusore. L’andamento generale della glicemia migliora notevolmente, perché vengono evitati i picchi, i valori sono più costanti. Un momento molto toccante è stato quando Monica ha raccontato della prima segnalazione notturna: Alberto dormiva da qualche ora, la mamma gli aveva provato la glicemia prima che si addormentasse e verso le due del mattino. Tutto regolare. Dopo circa mezz’ora (ben prima del suono della sveglia che avrebbe indicato quando ricontrollare i valori) il cagnolino ha iniziato insistentemente a chiamare Monica e Massimiliano, a correre avanti e indietro tra camera e cucina (dove tenevano lo zucchero per le crisi ipoglicemiche), con particolare agitazione dato che evidentemente secondo lui erano troppo lenti: giunti da Alberto, hanno potuto constatare che la glicemia era scesa a 40! pericolosamente vicina ai livelli che portano dal sonno al coma in brevissimo tempo…Briquet aveva salvato la vita ad Alberto, ma era solo una delle tante volte!!

Altro importante progetto studiato e portato avanti da Progetto Serena è quello legato allo screening dei tumori in fase iniziale, attraverso l’olfatto del cane. Con l’Università di Sassari e la professoressa Onnis è in preparazione un kit che sarà disponibile in farmacia al costo di 5 euro e che consentirà alle donne di raccogliere dei campioni biologici da mandare in laboratorio (volendo, l’esame si può ripetere anche tutti i mesi). In laboratorio, quattro o cinque cani saranno deputati ad annusare le varie provette e a segnalare quelle che “odorano” di tumore in fase precoce …. Pensando che una donna a rischio di tumore alla mammella (soprattutto nei casi legati a mutazioni genetiche) si sottopone a mammografia ogni anno, fare questi test in tempi brevi, a basso costo e a distanza ravvicinata tra un controllo e l’altro permetterà ai “nuovi casi” di essere riconosciuti e approfonditi in tempi precocissimi. Con notevoli vantaggi sull’efficacia delle seguenti terapie.

Un’altra testimonial di eccezione sul lavoro portato avanti da Progetto Serena è Daniela, costretta sulla sedia a rotelle da una malattia neurodegenerativa. Per lei  (è in addestramento con l’istruttrice Gigliola ma sta già lavorando alla grande) è arrivato Bailey, così chiamato in onore del protagonista di “Qua la zampa!” un cane che si reincarna più volte in altri cuccioli, interrogandosi sul senso della vita. Bailey (di Daniela) un senso lo ha trovato…è diventato un cane salvavita. Alla sola parola “porta” il piccolino è in grado di cercare e portare alla sua Daniela il kit contenente un farmaco essenziale che la donna deve assolutamente prendere in tempi brevissimi non appena sente arrivare una delle sue crisi. Grazie a questo minuto cavalier king, Daniela ha ritrovato la forza e il coraggio di uscire di casa da sola con lui, di utilizzare le braccia che prima erano diventate debolissime per farlo giocare al riporto, la voglia di sorridere e di vivere, lasciandosi alle spalle la depressione che l’aveva colpita dopo la perdita della sua amatissima Ambra, il cane che le era vicino al momento della diagnosi della malattia.

Roberto Zampieri spiega anche che hanno addestrato alcuni cani a fiutare la presenza di carne suina nelle auto in coda agli imbarchi traghetti, in partenza dalla Sardegna, fornendo un importante contributo nel bloccare l’esportazione di carne contaminata da peste suina. La Regione Sardegna ha dimostrato grande lungimiranza dando fiducia a Progetto Serena, fiducia pienamente meritata.

La Sebastiano Satta di Verona, nella persona della presidente Sanna, auspica di continuare a dare visibilità e collaborazione a questa splendida realtà nata a Verona ma ormai diffusa a livello nazionale e presentata anche in Spagna e in Romania.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *