PORTAMI A SINE DIE: IL ROMANZO D’ESORDIO DI SEBASTIANO CHESSA

Sebastiano Chessa

di CARMEN SALIS

Lallo è il giovane protagonista di una storia ambientata in Sardegna alla fine degli anni ottanta, Portami a Sine Die di Sebastiano Chessa – Edizioni Amicolibro. Un adolescente che guarda al suo futuro, ricostruendo quello che è stato il passato della sua famiglia.

Il 1989, l’anno del passaggio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della vita da giovane adulto. Da dove nasce l’esigenza di raccontarsi? L’esigenza parte da molto lontano, alcuni anni dopo la scomparsa di mia nonna avvenuta esattamente vent’anni fa. Le occasioni d’incontro soprattutto con mio padre e mia zia Demetria, memorie storiche della mia famiglia, diventarono sempre più rare a causa della distanza che ci divideva. Così, soprattutto nelle festività, si trascorreva il poco tempo a disposizione in lunghe chiacchierate, dove il torrente di ricordi sfocati e lontani pian piano diventava un fiume in piena pulsante di storie e di vita difficile da arginare.  Come un monaco certosino ho lentamente incastrato tutti questi tasselli con i miei ricordi di adolescente, finché un debordante bisogno fisico di dare forma a questa storia mi ha spinto a svilupparla dando vita al romanzo.  Perché c’è anche una spinta interiore che mi faceva vibrare dall’anima fino alla pelle. La sensazione era duplice: da un lato una fortissima sensazione fisica di urgenza nell’esternare un mondo pronto a esplodere, dall’altra il dovere di far conoscere colori e profumi di tempi e luoghi così cari soprattutto a chi, pur non avendoli vissuti, si potesse immergere in un suo personale viaggio a Sine Die.

Tzia Vittoria, una figura dolcissima e forte. La figura della nonna è sempre stata ed è tuttora determinante in quelli che sono i tratti caratteriali di Lallo. Un legame fortissimo sin dalla prima infanzia, cementatosi con le frequenti sortite domenicali e i periodi di vacanza che permisero di amare, dal profondo, una donna forte e risoluta, ma misurata nei toni e sempre pronta a mediare per il bene comune. Questa creatura, perno di tutta la storia, era capace in modo spontaneo di inondare d’affetto tutti coloro che s’imbattevano in lei, e di questo affetto fu assolutamente ricambiata.

La città, la scuola e poi la voglia di tornare a Sine Die. Dopo un lungo quinquennio di inevitabile distacco a partire dalla morte del nonno paterno Antonio, avvenuta nel 1984, un Lallo ormai vicino all’età adulta decide di trascorrere quello che sarà uno dei periodi più importanti e determinanti per la sua crescita e maturazione. Decide di ritrovare quel mondo sospeso nel tempo, dai ritmi più umani e compassati che d’estate si affianca fino a sostituirsi temporaneamente alla sua vita di città, piena d’interessi e di persone, ma certamente più frenetica e meno riflessiva. Il suo scopo era riannodare un filo immaginario allentato ma non spezzato dal tempo e dalla distanza, con quel mondo che aveva contribuito in modo così marcato alla sua crescita umana ma dal quale si era per lungo tempo allontanato. La curiosità innanzitutto di vedere se e cosa fosse cambiato, curiosità fanciullesca che lo accompagnerà in tutte le fasi della vita, ma anche la certezza assoluta che Sine Die fosse il posto migliore al mondo dove poter trascorrere una vacanza: quella del 1989.

Quanto pensi sia diversa l’adolescenza dei ragazzi di oggi? Non possiamo certamente fare dei paragoni ma ovviamente è necessario contestualizzare. Da quell’estate raccontata da Lallo sono passati quasi trentacinque anni: non una ma quasi due generazioni, dove ognuna di esse impiega la metà del tempo necessario per il suo compimento, quindi è come se ne fossero passate quattro.  È cambiato tutto: la comunicazione è stata rivoluzionata totalmente nel linguaggio e nei mezzi. Ciò che serviva per accelerare i tempi e avvicinare le persone in realtà le sta allontanando. Manca la fisicità nei rapporti umani, anche solo nell’esprimere la gioia di un’amicizia. L’abbraccio come forma d’affetto è quasi completamente scomparso, la deferenza e l’educazione di un saluto, soprattutto a un anziano, sono pressoché inesistenti. Semplici parole come posso, per favore o grazie, generano quasi vergogna in chi le dovrebbe pronunciare. Gratitudine, riconoscenza e rispetto, a distanza di qualche decennio sembrano scomparsi così come i valori familiari che ne rappresentavano il fondamento.La speranza è di recuperarli solo con un dialogo che miri all’ascolto e alla comprensione, cercando d’imparare il linguaggio delle nuove generazioni, che credo non sia così incomprensibile. In questo senso ho molta fiducia.

La musica e lo sport credi che uniscano oggi come ieri? Unire è nella loro stessa essenza, poiché forme di espressione che nascono dal desiderio di aggregazione e condivisione. Esprimere la propria creatività o misurarsi con i propri limiti sono entrambe spinte capaci di suscitare emozioni condivise.La ricerca del bello nella musica, la prestazione sportiva come spinta verso il raggiungimento del proprio benessere fisico e la propria crescita interiore.

Lo studio e la ricerca personalizzato con il talento, il rigore e la disciplina con la consapevolezza che nulla ti è regalato. Questi sono gli aspetti individuali. Io ho ascoltato tutta la musica possibile fin da bambino, spinto dalla curiosità di andare anche oltre, cercando di scoprire le storie che generavano testi e melodie.  La musica non era mai un sottofondo ma era l’aria che respiravamo. Ho sempre pensato che meritasse la massima attenzione nell’ascolto. Ascoltare, e non sentire, con i modi e tempi giusti, scanditi, che potevano essere rappresentati anche dalla ritualità di un 33 giri ascoltato in gruppo e in religioso silenzio. Adesso eterea, digitale, sfuggente, frettolosa, casuale, distratta. La musica merita attenzione e senso critico.Lo sport è sempre stato anch’esso la mia vita è dopo un lungo intervallo ha ripreso a esserlo in modo prepotente.Prima il calcio, dalle strade polverose e i vetri rotti fino all’agonismo e alle squadre vere, dove il senso del gruppo, l’amicizia, l’aiutarsi e il sostenersi nelle difficoltà, il rispetto verso allenatore, compagni, avversari, arbitri e pubblico mi ha regalato un patrimonio immenso di valori che ritrovo ancora adesso che pratico uno sport individuale come l’atletica leggera, dove l’aspetto agonistico è individualizzato ma ciò che lo determina è parallelo al calcio.Ciò che riscontro è anche una mancanza di cultura sportiva, non solo in coloro che sono lontani dalla pratica agonistica. Spesso l’odio e il disprezzo, oppure l’insulto e l’offesa all’avversario visto solo come un nemico, l’ossessione del risultato e l’essere disposti a tutto per ottenerlo; Il prevaricare l’avversario o peggio i compagni, per ottenere vantaggi a loro discapito, la dice lunga su quanto siamo lontani dal generare una collettività fatta di persone di sport.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

2 commenti

  1. Giovanni Chessa

    Sono Giovanni,sindiesu, vivo in Veneto da tantissimi anni
    Tramite mio figlio ho saputo che hai scritto un romanzo, che mi apprestano al più presto a leggere.
    Io non ti conosco,ma conosco molto bene la tua famiglia mi ha fatto un enorme piacere sapere che hai scritto un libro su Sindia.
    Un saluto e menzus biede

  2. Giampiera Salis

    Appena ho saputo di questo libro l’ ho ordinato immediatamente e l’ ho letteralmente divorato in due pomeriggi. Sono originaria di Sindia anche se vi manco da vari decenni. Nel vissuto e nelle esperienze dell’autore ho ritrovato il mio mondo di bambina e adolescente, la nonna del protagonista incarna perfettamente la figura della donna sarda forte e allo stesso tempo aperta e generosa, vi ho ritrovato mia nonna e mia madre e il loro rapporto con i nipoti. Mi piace molto il protagonista che dà un grande valore al rapporto con i suoi familiari e alla storia della sua famiglia, bello il rapporto con gli amici e il tempo trascorso con loro in varie attività. Mi ha toccato il cuore questo racconto facendomi immergere in un mondo di affetti e spensieratezza che vorrei augurare a tutti i giovani di oggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *