HA FONDATO LA CATENA “DOPPIO MALTO”: GIOVANNI PORCU NUORESE DI 42 ANNI, VIVE A MILANO E IL SIGNIFICATO DI LEADERSHIP

Giovanni Porcu

di LUCIA BECCHERE

Di Giovanni Porcu, avvocato e imprenditore nuorese di 42 anni, tutti conoscono i traguardi raggiunti nel campo della ristorazione: socio unico, presidente e amministratore delegato della catena Doppio Malto, 40 ristoranti, uno stabilimento a Iglesias, 50 milioni di fatturato, mille dipendenti e una rete che si snoda fra Italia, Francia, Scozia e Inghilterra. Padre dirigente scolastico e madre insegnante, ha tagliato radicalmente con quel mondo: “Non ho mai pensato di fare l’insegnante – ha detto -, penso di non possederne le doti. Fare l’insegnante è un atto di fede”.

Leader nel DNA, l’idea di fare l’imprenditore è nata con lui, ma dietro una figura così vincente c’è senza dubbio un grande uomo.

Cosa vuol dire essere leader?

Essere leader è un modo, la leadership è uno strumento. Fare l’imprenditore significa creare e a me piace creare le cose, al di là della libertà che tutti vogliono provare facendo questo mestiere, quando assumi tante responsabilità si può essere tutto tranne che libero. Intendo la leadership nel senso del dovere, capacità di prendersi altre persone sopra le spalle e indicare loro il percorso. Io l’ho fatto.

La famiglia e la laurea mi hanno certo agevolato. La cultura permette di avere una lucidità prospettica sulle cose e questo ti consente di pensare al futuro in maniera creativa e innovativa, ma leader si nasce.”.

Cosa hanno in comune l’avvocato e l’imprenditore?

La giurisprudenza spiega il rapporto civico che lega le comunità organizzate. Capire la realtà mi ha permesso di esercitare meglio quel dovere di leader: penetrare l’animo delle persone per guidarle meglio.

Come si rapportava a scuola?

Come rappresentante d’istituto avevo una leadership di pensiero partecipativa, quella del fare tutti insieme. Anche in azienda non prendo mai il posto più importante della scena, questo ha consentito di far venire fuori gli uomini che lavorano con me, e questo a sua volta ci ha permesso di crescere così in fretta perché ognuno si è assunto un pezzo di responsabilità. Ero e sono un leader partecipativo perché lavoro con l’esempio e lo trasmetto perché poi gli altri procedano da soli.

C’è qualcosa che non tollera nell’ambiente lavorativo?

A livello personale e professionale mi urta la poca chiarezza del pensiero, della parola e dell’azione. Non sopporto la mancanza di responsabilità, dove per responsabilità intendo una promessa non mantenuta o una promessa fatta pur sapendo di non poterla mantenere. Mi riferisco nel caso specifico al mio lavoro, non ne faccio un pensiero assoluto. Con estrema onestà dico che, da un punto di vista personale, alla lunga, chiudo il rapporto, a livello aziendale, se questa persona a sua volta ne gestisce altre, non posso permetterlo perché sta propagando un modello sbagliato.

Che padre è?

Premesso che un genitore non si sente mai abbastanza tale, cominciamo con la presenza. Non è solo un tema di qualità, anzitutto è quantità, le ore passate assieme ti permettono di sentire il respiro, il passo e il profumo dei figli. Cerco di fare meno trasferte, dormo a casa tutte le notti e ogni giorno accompagno i miei tre figli a scuola. Non sono severo, sono un papà molto affettuoso”.

L’hanno mai contestata?

Si, non vogliono andare in piscina. Perché hanno paura. Ho spiegato loro che devono imparare a nuotare per ragioni di sicurezza.

Quale regalo farebbe a un bambino?

Uno strumento musicale, perché la musica fa sorridere il cuore.

Cos’è il Natale per lei?

Un momento intimo che ci permette di riflettere sulla nostra dimensione spirituale, cristiana e cattolica. I calendari dell’evento, i riti religiosi ma anche laici aiutano a prepararsi al Natale.

Lei vive a Milano, le manca Nuoro?

Mi manca la mia mamma. Mi accompagna sempre il suo volto quando al mattino mi svegliava con il buongiorno. Ritorno a Nuoro poco, ma sempre molto volentieri.

Mi crea smarrimento il non avere memoria storica dei fatti. Un po’ perché non ricordo le cose, un po’ perché le rimuovo. Vorrei tanto recuperarla.

Cosa augura alle nuove generazioni?

Di essere ostinatamente ottimisti. Non è vero che tutto va male.

Nuoro l’ha insignita del premio “Rondine d’oro”, come l’ha accolto?

Come un riconoscimento di una città al proprio figlio che si è affermato oltre Tirreno.

https://www.ortobene.net/

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