ENRICO, A CENT’ANNI DALLA NASCITA: RICORDO DI BERLINGUER AL GREMIO DEI SARDI DI ROMA

di FRANCESCO CANEPA

Un po’ come ci appariva durante la sua vita politica anche all’apice della sua popolarità: schivo e di poche, ma “valenti”, parole. Sì! ma chi ?

Il 25 maggio del ’22 nasceva Enrico Berlinguer: l’uomo che portò il Partito Comunista al primato sulla Democrazia Cristiana e sull’onda di quella vittoria si accasciò sul palco per assurgere a mito dei suoi e, comunque, a riferimento anche per chi non la pensava come lui.

Narrano le cronache che Almirante fu sorpreso, alle Botteghe Oscure, in coda per l’ultimo saluto a quel grande avversario.

Oggi il Gremio vuole dedicargli una serata per cercare di ricordarlo con gli scritti, le parole, i canti e la musica ed i soci e gli amici hanno risposto con grande partecipazione al richiamo della locandina. Nella sala si notano Grazia Mannironi Lubrano, la Signora Toia Masia, Franca Farina, Francesco Madonna, Virgilio Violo, Alessandro Pala, Malgari Onnis vedova Porrino e Stefania Porrino!

Una serata indimenticabile!

Non è facile riferire di una serata vissuta sull’onda dei ricordi che ciascuno degli ospiti e dei partecipanti ha gelosamente custodito dopo quell’11 giugno di trentotto anni fa, ma cercheremo di fare in modo che anche i lettori possano provare le nostre stesse emozioni.

Il presidente, Antonio Maria Masia, introduce la serata presentando gli ospiti e rammentando il suo turbamento (evidenti i lucciconi agli occhi) e di tutto il personale della filiale bancaria che dirigeva, quando a Pisa venne informato di quella morte assurda proprio l’ultimo giorno della campagna elettorale per le europee del 1984: “Ma era un suo parente? si sentì chiedere “Più di un parente”, fu la risposta.

Su Berlinguer esiste un’ampia letteratura, ma i due volumi di stasera esulano un po’ dall’ordinario, perché uno è un poema in ottave logudoresi intitolato “Berlinguer”, di Tonino Cau, e l’altro è un volume dedicato agli angeli custodi che lo accompagnarono lungo la sua vita politica (“La scorta di Enrico” di Luca Telese ).

Il Presidente conclude così il suo intervento : “Io ho pianto e non ero un comunista, ma qualcuno lo era.” e su questa espressione presenta l’attore Luca Martella il quale, bravissimo, per acclimatarci sull’argomento ci offre uno dei più famosi monologhi del “signor G”: qualcuno era comunista! Sarà stata l’istrionica recitazione, saranno state le infinite motivazioni\confessioni addotte da ciascun “sinistrorso”, ma l’applauso è stato irrefrenabile. D’altronde la vox populi vuole che la nonna di Gaber fosse sarda. Oggi, osserva Martella, cade anche il ventennale della sua scomparsa, mentre l’indimenticabile Luporini è arrivato ai primi novanta.

Tocca ora a Telese presentare il proprio volume, non senza aver prima salutato uno dei componenti della leggendaria squadra, presente in sala, ed aver narrato che la figlia, la piccola Bianca, diceva che c’era un signore che guidava la macchina di papà.

Gli anni son passati ed oggi Bianca Berlinguer, con la sorella Maria, sono in sala per partecipare al ricordo.

Prosegue Telese, ripercorrendo gli anni delle grandi riforme lavoristiche ed i consecutivi anni di piombo e di stragi, non senza accennare ai piccoli episodi dell’infanzia e dell’adolescenza, quando Enrico giocando alla Rivoluzione francese faceva Robespierre. La Madre si spense a quarant’anni per un male, dal quale neppure il padre medico e ricercatore, riuscì a salvarla.

La famiglia, ricca (com’erano a quei tempi le famiglie ) di zii, zie, nonni, cugini e ben inserita in una città di cultura come Sassari, riuscì ad attenuare il colpo e –  prosegue Telese  –  Enrico condusse una giovinezza di studio e di esperienze, grazie alle quali giovanissimo prese a frequentare ambienti e persone che lo portarono addirittura ad iniziare la sua militanza. Militanza che nel ’44 lo portò a partecipare ai moti cittadini per il pane, finendo in carcere per quasi 4 mesi.

Lui stesso teneva a sottolineare che a vent’anni aveva compiuto la sua scelta e le restò sempre fedele, come un novello Amleto.

Intervengono i “Tenores di Neoneli”, Ivo Marras, Angelo Piras, Roberto Dessì e Tonino Cau, che ne è stato anche il fondatore, per cominciare a cantare le ottave del poema.

Il microfono passa al leader che presenta il suo volume come il terzo di una collana che ha già visto cantare le vite di Antonio Gramsci e di Emilio Lussu, sempre in ottave logudoresi.

Cau conosce Enrico Berlinguer, durante i suoi soggiorni sassaresi, in tempi nei quali ai politici si chiedeva “chi sei ?” e non, come purtroppo è l’uso d’oggi, “con chi sei ?”.

Nei lunghi anni di frequentazione lo colpì una battuta in replica alle continue provocazioni dei nemici sulla sua vita fra agi e, addirittura, lusso (in sardo lussu ) : “l’unico lusso che conosco è Emilio Lussu !”.

Riprende quindi la narrazione di Luca Telese, che ci riporta al ’22 per ricordarci che il padre di Enrico, noto avvocato del Foro di Sassari, era parlamentare ed era amico di Gramsci. Un altro episodio della fanciullezza lo vede paggetto al matrimonio della zia, Ines Berlinguer con Stefano Siglienti, uno dei leader del Partito d’Azione, con lo stesso Emilio Lussu che fungeva da testimone.

Facendo un salto di una ventina d’anni siamo al giorno in cui prese la tessera del partito comunista, proprio mentre il Re arrestava Mussolini.

Dopo il nuovo intervento dei Tenores – accompagnati dall’organetto del notissimo polistrumentista sardo Orlando Mascia e dalle launeddas di Matteo Muscas –  Tonino Cau osserva che il suo arresto per la partecipazione ai moti per il pane era avvenuto nel giorno della festività di S. Antonio  abate, e proprio nella città di Padova avvenne la sua morte il giorno della festività del Santo, noto anche come Antonio da Lisbona.

Dopo un altro canto dei Tenores accompagnati sempre dai prefati musicisti, riprende il racconto di Cau che parla dell’incontro di Berlinguer con Togliatti, il quale, come è noto aveva studiato a Sassari.

A quell’incontro seguì – narra ora Telese  –  il trasferimento a Roma, ove, nonostante una richiesta di Luigi Longo, non volle presentarsi alle elezioni, ritenendo che vi fossero militanti più esperti di lui da presentare. Ed infatti, fra gli altri, venne eletto Giorgio Napolitano. Il padre, in quelle stesse elezioni, era candidato dei socialisti.

Intanto iniziava l’epopea delle “Frattocchie” e si cementava il rapporto con la “scorta”. Proprio grazie ai primi contatti con Moro, le scorte dei due entrarono in contatto scambiandosi qualche confidenza, fra le quali quella che la macchina blindata era stata negata al presidente democristiano.

Fu nell’80, con la famosa intervista di Eugenio Scalfari (La Repubblica), che Berlinguer cominciò a parlare della “questione morale”, influenzando tutta la successiva polemica politica, in anni decisivi per la storia del Paese. 

La campagna elettorale del 1984 per le europee lo vide infaticabile oratore e solamente il divieto di tenere un comizio a Comiso, lo indusse a fermarsi a Padova ove tenne quell’ultimo fatale comizio.

Nel suo nuovo intervento Tonino Cau, osserva che proprio la tradizione popolare, di cui Gramsci parla in termini di folklore quale positiva espressione della saggezza del popolo, aiuta nella narrazione di storie vere, come quelle dei suoi poemi. Uno dei canti si ispira a certe voci che attribuivano ai Berlinguer l’essere particolarmente ricchi e proprietari dell’Isola Piana, che era nel Parco dell’Asinara: poco più di piccolo scoglio piatto con i resti di una torre moresca che proprio Enrico e la famiglia fecero diventare, attraverso un provvedimento ottenuto dal Comune, terreno con assoluto divieto di edificazione.

A questo brano, segue il ricordo del coro delle vere e proprie falsità che l’URSS cominciò a diffondere per mettere Berlinguer in cattiva luce, arrivando poi al famoso “incidente automobilistico”, o meglio “attentato”, occorso in Bulgaria, che fortunatamente lo vide uscire miracolosamente illeso. La verità era che le vacanze le trascorreva in case prese in affitto dai pescatori e che la barca era una piccola vela latina insieme alla quale “faceva guerra al vento”, come testimonia proprio la sua immagine coi capelli scarmigliati, riprodotta nella copertina del libro sotto la scritta “Un ‘Omine una vida”. Sulla questione morale era inattaccabile.

L’intervento prosegue, dopo un altro canto, con il ricordo di un incontro in un liceo di Sassari durante il quale gli studenti lo vollero mettere alla prova invitandolo ad una pizza con loro ed egli colse la palla al balzo ben lieto di poter continuare a conoscere le opinioni di quei giovani.

A questi ricordi segue la narrazione di Telese sulle ultime ore di Berlinguer, concluse dall’annuncio del medico (11 giugno 1984). Piazza San Giovanni accolse a stento una folla immensa che dopo quel trionfo elettorale non avrebbe mai voluto staccarsi dal suo leader.

In una delle ultime interviste, rispondendo alle domande di Giovanni Minoli, affermò che la cosa per cui andava più orgoglioso era quella di non aver mai tradito gli ideali della sua gioventù.

Dopo il canto dei Tenores sulla passione di Berlinguer per la barca a vela, Tonino Cau ringrazia Bianca Berlinguer per la prefazione che ha voluto scrivere per il volume e le cede il microfono.

Anche lei non può esimersi dai ricordi, con particolare riferimento al dispiacere che provava quando il padre veniva criticato attribuendogli titoli nobiliari ed il possesso della famosa Isola Piana ed al piacere che provava la famiglia nel rapporto con quegli “angeli custodi”, alcuni anche vicini, per età, alle sorelle Berlinguer. E così di ricordo in ricordo, quasi chiedendo conferma alla sorella Maria, di ciò che narrava. 

Siamo oramai in chiusura e Tonino Cau ringrazia la Fondazione Sardegna per la sponsorizzazione del volume e preannuncia le prossime esibizioni del coro, per poi leggere, in italiano, l’ultimo brano che canterà lui stesso in logudorese e del quale riportiamo alcuni versi  : “Non si può scordare uno come te, impegnato giorno e notte a favore del popolo, accanito difensore del proletariato, tutta la vita hai lottato senza mai fermarti.

In politica hai sempre incarnato l’onestà, vi hai messo capacità, segretario a cinquant’anni, se vieni messo fra i grandi è perché sei considerato fra i più meritevoli, per poterti ricordare.

Sei sempre stato contro ogni imperialismo, eri per un socialismo in totale autonomia, e hai continuamente predicato per la democrazia, perché potesse trionfare in un giusto cammino.”!

Come al solito tocca al Presidente sciogliere le righe ed invitarci al consueto spuntino di prodotti sardi… con brindisi di chiusura, durante il quale Luca Telese ha soddisfatto le richieste di dedica del volume e ci ha ancora voluto intrattenere raccontando del leopardo che lo zio paterno teneva in casa e dal quale ebbe un’accoglienza un po’ “rovinosa”;  dell’andare in barca col pigiama; dello scambio di battute col padre, socialista, rispetto al quale il figlio, comunista, si poneva come “l’evoluzione della specie”; della biblioteca del nonno nella quale si formò culturalmente; della familiarità da lui stesso intrattenuta con i componenti della scorta e potrei continuare ancora un bel po’, ma ….. in tipografia stanno chiudendo !

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Un commento

  1. Tottus in Paris unu saludu a tottu buon lavoro.sono contento che i Circoli DEI sardi riprendono le attività.

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