SERGIO ATZENI VIVE, A VENTISETTE ANNI DALLA SUA MORTE

Sergio Atzeni

di ELIANO CAU

6 settembre 1995 – 6 settembre 2022

Spero ti ricordino in tanti, Sergio, oggi 6 settembre, anniversario della tua morte, avvenuta là tra le onde di Carloforte e gli scogli dell’isola di San Pietro, e che ti ricordino ogni giorno dell’anno, perché i grandi non esistono solo nelle commemorazioni ma esistono sempre.

Sei passato leggero anche tu, sulla terra, leggero come un soffio di vento, ma trascorrendo hai lasciato un solco profondo, una linea ideale, hai tracciato un cammino fra i grandi della nostra letteratura e tutti gli altri che adesso continuano a scrivere dentro e fuori questa nostra piccola patria.

Ricordo: avevi un anno meno di me e capitavi spesso negli ambienti dove si coltivavano i sogni di un futuro meno ingiusto e una società più umana, in Sardegna e ovunque. Ci eravamo incontrati alla Facoltà di Lettere di Cagliari dove io studiavo e dove incominciavo, come te, a dare uno sguardo intorno, a voler essere protagonista del sol dell’avvenire. Ma, oltre che di politica, in quelle tre o quattro volte che ci vedemmo, si parlò di letteratura. Sogni, i miei, sogni i tuoi, sangue vitale per le nostre giovinezze. Poi ti persi di vista perché l’esistenza è un burattinaio bizzarro che manovra come vuole gli uomini. Nonostante non ci fossimo più incontrati avevo però intuito subito quale febbre ti bruciasse, quale insofferenza per le disarmonie della società, per un destino che non volevi, che non volevamo accettare.

Un lungo ponte si gettò negli anni tra la tua scelta e la mia, e ti ritrovai solo quando il tuo nome cominciava a stagliarsi da un mondo di silenzio: quello della nostra spenta realtà isolana e nazionale. Avevi incominciato a scrivere. Con un coraggio encomiabile percorrevi la strada che avrei voluto percorrere anche io, da cui un calcolato e obbligato tornaconto, e forse una sorta di viltà mi dissuasero. Avevi molto da dire, avevi da dire un mondo, un mondo di parole, ma soprattutto un mondo di cose. E le dicevi, con la tua scrittura originale, icastica, sognante, elevata: e romanzo dopo romanzo costruivi il tuo nome, ma soprattutto la tua storia sulla terra. La tua storia che si dipanava molteplice e unica, intensa, intima, lieve; la tua storia di uomo e di scrittore.

Ai sardi, ai lettori del mondo io vorrei gettare il tuo nome, additarlo perché la tua opera venga conosciuta, studiata, amata; perché la tua lezione che la mano assassina del mare ha strangolato con te quel sei settembre di ventisette anni fa non solo rimanga, ma fiorisca in nuove passioni e nuove idee. Ne abbiamo bisogno, Sergio.

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