OLTREMARE FRA INCONTRI E POESIE: IL MONDO DI MARELLA GIOVANNELLI, LADDOVE L’ANIMA VERA E PROFONDA, PRENDE VITA

di FRANCESCA BIANCHI

La giornalista Marella Giovannelli è tornata in libreria con Oltremare fra incontri e poesie, il suo nuovo libro pubblicato dall’editore AG Book Publishing.  Incontri, poesie, immagini, aneddoti, stralci di interviste, curiosità, vite di molti volti noti con cui la giornalista olbiese ha condiviso tante estati spensierate a Porto Rotondo: un libro che custodisce i ricordi più belli di Marella e si pone in linea con il suo percorso di vita privata e professionale, tra giornalismo e poesia. Durante la nostra bella conversazione Marella si è raccontata a cuore aperto, rendendo i lettori partecipi del suo mondo, dei suoi incontri, della sua sensibilità, della sua anima più vera e profonda.

Marella, lei ha definito “il più intimo fra i miei libri”. Perché? Qual è la peculiarità di questa pubblicazione? Questo è il mio libro più intimo e vero che abbia mai scritto, dato che prende in considerazione anche la mia vita dopo l’incontro con la fede. Senz’altro anche Il mare segreto delle stelle era vero, ma non c’era una tale quantità di racconti, di aneddoti, di retroscena. In Oltremare c’è il mio mondo, c’è tutto quello che io non dirò mai, perché in queste pagine c’è tutto e ogni aggiunta sarebbe superflua. In ogni poesia c’è sofferenza, c’è speranza, c’è fede, però è tutta la verità. Questo libro per me è importante perché si compone di tante poesie inedite, molte delle quali sono state composte durante la pandemia o comunque negli ultimissimi anni, quindi testimoniano anche il mio intenso percorso spirituale, un percorso che ha cambiato radicalmente la mia concezione della vita. Nel corso degli anni ho accumulato davvero tanto materiale; ho dovuto soltanto cercare nel mio archivio perché avevo tutto il materiale necessario, tantissime fotografie, avevo tutto.
Tra gli undici incontri presenti nel libro, colpisce quello con Margaux Hemingway, nipote del celebre scrittore Ernest Hemingway. A Porto Rotondo non arrivò una diva, ma una donna infelice e profondamente fragile…  La nipote di Hemingway arrivò a Porto Rotondo nel 1986, ospite dello stilista Enrico Coveri. A quell’epoca aveva 31 anni e una carriera già alle spalle; era molto popolare, abituata a stare sempre sulle copertine dei giornali. Arrivò preceduta dalla fama di donna bellissima, protagonista del jet set internazionale. Lei spiazzò tutti: arrivò una donna semplice, malinconica, piena di incubi e di tristezze, angosciata dai chili che non riusciva a smaltire e dal suo matrimonio appena fallito. Soprattutto, era ossessionata dalla storia dei suicidi all’interno della sua famiglia, una storia tragica.  Durante quell’estate trascorsa a Porto Rotondo Margaux ritrovò la sua salute, la sua bellezza e, soprattutto, trovò l’amore. Nel libro racconto proprio i retroscena della storia d’amore che visse con l’avvocato Roberto, ospite mio e di mio marito. Quando ho chiesto a Roberto un ricordo di Margaux, lui ha risposto testuali parole: La prima volta che abbiamo dormito insieme, ho notato che sul suo comodino Margaux teneva due libri: la Bibbia è “Il barone rampante” di Italo Calvino. Oggi posso dire che è stata tra le persone migliori che io abbia conosciuto, affamata di purezza e semplicità, in un sistema che l’ha devastata e travolta. Tutti noi fummo testimoni del grande amore che lei visse con Roberto Ruggiero. Ho conosciuto Margaux, ho visto in lei una persona estremamente fragile, a prescindere dalla morte tragica che ha fatto. Nessuno l’ha ricordata per la bella persona che era e che tutti noi abbiamo conosciuto quell’estate.

Ci sveli qualche curiosità in merito ad alcuni degli incontri di cui parla nel libro…  Nel racconto “A lezione da Pinuccio Sciola in casa Donà dalle Rose a Porto Rotondo” ricordo che un giorno Pinuccio, grande scultore, entrò a casa Donà dalle Rose spingendo una carriola, all’interno della quale aveva messo una delle sue pietre che suonavano; insegnò a tutti quanti noi a suonare la pietra. Io, poi, lo intervistai e lui mi spiegò l’origine del suono delle pietre. Il suo racconto è molto bello: Pinuccio parlò della memoria degli elementi primordiali nascosta all’interno delle pietre, per cui se queste si accarezzano in un certo modo, emettono dei suoni, tant’è vero che lui aveva addirittura registrato il concerto delle sue pietre. All’interno di questi incontri-racconti ci sono tanti aneddoti, come quelli sui primi anni della Costa Smeralda, che mi ha riferito diffusamente Arnaldo Pascal, marito di Rita Denza. Anche il racconto Cosa più ti manca di Marta?, dedicato a Marta Marzotto, ha all’interno tanti altri racconti che segnano la nostra amicizia durata dai primi anni Ottanta fino al 2016, quando è scomparsa. Un altro racconto molto interessante è L’odore della luna raccontato da Buzz Aldrin. Ho conosciuto Aldrin e sua moglie a casa di Marta. Ricordo che lui cominciò subito a parlarmi della spedizione lunare, a cui teneva moltissimo; era dispiaciuto di non essere stato lui al posto di Armstrong. Notai tanta amarezza in lui, una sorta di complesso di inferiorità. Aveva paura che la gente potesse dimenticare quell’impresa, quindi ne parlava in continuazione e diceva cose molto interessanti sull’argomento. Quanto all’odore della luna, mi disse che era simile alla polvere da sparo quando avevano portato i pezzi di luna dal suolo lunare.

Un racconto a cui tiene particolarmente è Monica Vitti innamorata della Sardegna, tra vacanze e radio. La Vitti aveva un rapporto speciale con la Sardegna…  Deve sapere che all’epoca Monica Vitti trasmetteva un programma radio da un piccolo pulmino Rai parcheggiato nel nostro garage. Lei prima faceva la trasmissione, poi andavamo a casa a mangiare, infine ci recavamo al mare. C’è tutto di quelle vacanze meravigliose e di com’era lei. L’amore di Monica Vitti per la Sardegna era unico. Una volta mi disse:I colori della Sardegna io me li porto dentro tutto l’anno e la notte, quando voglio dormire, penso alla Sardegna.
Cosa ci racconta, invece, di Mario Ceroli e della sua casa-museo? Nel racconto dedicato a Ceroli parlo di quando andai a Roma per intervistarlo. Fu un’esperienza davvero entusiasmante: lui vive in una casa-museo con migliaia di sue opere. Mario Ceroli continua a impegnarsi per Porto Rotondo con l’entusiasmo dei primi tempi. Quella tra Mario Ceroli e Porto Rotondo è una storia d’amore che va dalla metà degli anni ’70 ad oggi. Si può dire che Mario Ceroli è Porto Rotondo e Porto Rotondo è Mario Ceroli.

Molto divertente è il racconto Paolo Fresu umile divino, in cui fa riferimento a un simpatico episodio. Cosa accadde esattamente? Paolo Fresu arrivò a Porto Rotondo in occasione di un concerto che doveva tenere in teatro con Ornella Vanoni. Lui allora non era tanto conosciuto. La stilista Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, decise di fare una cena in onore della sua amica Ornella. Prima della cena, tutti quanti insieme abbiamo raggiunto il teatro per applaudire Ornella Vanoni. Quando iniziò a cantare e a suonare Paolo Fresu, le tante donne dell’alta società che stavano assistendo al concerto erano in estasi davanti a lui: immediatamente Fresu è diventato il personaggio dello show. Quando, poi, ci siamo trasferiti a casa di Krizia per la cena, nel momento in cui hanno fatto il loro ingresso la Vanoni e Paolo Fresu, la standing ovation è stata tutta per lui, che è diventato il protagonista indiscusso della serata. Nel racconto ho inserito anche una parte dell’intervista in cui mi raccontò di aver iniziato all’età di 8 anni nella banda del paese.

Tra i suoi racconti, non poteva mancare quello della sua amica Nori Corbucci, moglie del regista Sergio, scomparsa a febbraio 2021… Nori sapeva che io dovevo scrivere questo libro. Lei aveva molti ricordi, li raccontava sempre, così una volta le comunicai il desiderio di mettere nei miei racconti un po’ dei suoi ricordi. In passato li avevo registrati, ma ora volevo vederli scritti di suo pugno per confrontarli con quello che avevo registrato. Nori mi mandò tutto qualche giorno prima di essere ricoverata e di morire.

Nel libro c’è il racconto Tra profumi e segreti c’era una volta il mio Natale, in cui a parlare è la Marella bambina che ricorda il Natale della sua infanzia. Come si viveva il Natale a Olbia negli anni Cinquanta? In questo racconto ricordo come vivevamo il Natale a Olbia in quegli anni. In tutta la Gallura era diffusa l’usanza di accogliere nelle case i mendicanti. In questo testo ci sono le mie esperienze di bambina piccola con i mendicanti che ogni tanto mi trovavo in casa. Uno l’avevo trovato in soffitta: era un evaso al quale mia madre aveva dato ospitalità; un’altra mendicante era la vecchia Calistra, una donna piena di rughe che io mi incantavo a guardare.

All’inizio ha fatto riferimento al suo incontro con la fede. Come è avvenuto questo percorso di avvicinamento a Dio? Tutto è avvenuto nel 2015. Ho attraversato un momento di disperazione tale che a un certo punto non sapevo proprio quanto ancora dovesse essere fondo il fondo. Mi sono fatta assistere da diverse guide spirituali, ho iniziato un percorso che è stato faticosissimo: ho iniziato con i Salmi, poi con la Parola, infine ho cambiato il mio modo di vedere la vita. Ho notato che mentre io dentro di me ormai ho radicato concetti quali il perdono e la pace, tante altre persone, non toccate da questo spirito, non possono capire, per cui ci si sente soli, con un’arma eccezionale, ma pur sempre soli e impotenti. Le mie poesie sono diventate l’unico modo per comunicare all’esterno quello che io sentivo e vivevo. Diversamente, non avrei avuto la possibilità di comunicare all’esterno il mio mondo interiore.

Quale messaggio si augura possa arrivare ai lettori di Oltremare tra incontri e poesie? Mi auguro che arrivi più di un messaggio. Questo libro vuole essere soprattutto un omaggio ad alcune persone, un riconoscimento per quello che hanno fatto per Porto Rotondo. Desideravo che tutti sapessero cosa ha rappresentato la Sardegna per persone come Marta Marzotto e Monica Vitti. Il libro è pieno di Sardegna: è un omaggio alla mia terra e a quello che la mia terra ha saputo generare in persone che ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare per anni. Per certi aspetti questo libro fa luce su molti personaggi. Vorrei proprio che i lettori conoscessero l’aspetto più intimo e privato di tanti cari amici che hanno fatto la storia della mia Porto Rotondo.

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Un commento

  1. Grazie per lo spazio e l’attenzione a Francesca Bianchi e alla testata Tottus in Pari.

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